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Médecins sans frontières interpella la Svizzera

Collaboratori di Médecins sans frontières distribuiscono medicine in Afghanistan Keystone

Per Médecins sans frontières la questione dell'accesso alle medicine nei Paesi poveri è completamente assente dai dibattiti politici in Svizzera.

L’organizzazione ha consegnato giovedì un appello al governo nel quale chiede alla Confederazione di dotarsi di una vera politica in materia.

Secondo Médecins sans frontières il problema è assente dai dibattiti politici e quando se ne parla prevalgono gli interessi dell’industria farmaceutica, a detrimento della salute della popolazione povera. Eppure, dice l’organizzazione, il tempo stringe.

“La mancanza di coerenza e l’assenza di misure concrete per favorire l’accesso alla salute e alle medicine nei Paesi in via di sviluppo sono indegne della Svizzera”, dichiara Thomas Linde, direttore generale di MSF. “Manca un quadro generale in grado di permettere ai vari uffici federali di agire congiuntamente per migliorare la sorte di milioni di pazienti”.

Un appello documentato

L’appello – firmato da 9’000 persone – chiede al governo svizzero di favorire l’accesso alle medicine nei Paesi poveri. “Abbiamo lanciato la petizione in maggio ma c’è voluto tempo per raccogliere le firme”, spiega a swissinfo Michel Clerc, responsabile della comunicazione di MSF Svizzera. “La nostra non è una semplice petizione, è un appello ben documentato”.

In effetti, tutti i firmatari hanno ottenuto un’informazione dettagliata sui progetti di MSF. Inoltre, l’organizzazione umanitaria prima di lanciare ufficialmente l’appello ha incontrato i rappresentanti dei vari uffici federali.

Il peso dell’industria farmaceutica

“Tutte le persone che abbiamo incontrato si rendono conto dei problemi”, sottolinea il responsabile della comunicazione di MSF, “ma a livello collettivo manca un po’ la volontà politica”.

Malattie come l’AIDS, la tubercolosi o la malaria uccidono ogni anno più di 14 milioni di persone. Di queste, il 95% vive nei Paesi in via di sviluppo. L’ampiezza del fenomeno è tale da rimettere in causa il futuro economico e sociale di questi Paesi.

Secondo Leila Kramis, responsabile dell’appello di MSF, l’industria farmaceutica non dà prova di alcun interesse per la problematica. “Meglio dunque passare per il settore pubblico”, afferma.

Di parere diverso Luzius Wasecha, capo negoziatore svizzero all’Organizzazione mondiale del commercio (OMC): “La posizione svizzera si basa sulla realtà dell’industria farmaceutica. In questo settore il mercato mondiale è soprattutto americano: solo il 10% si trova al di fuori degli Stati Uniti”, spiega a swissinfo Wasecha.

Per l’economia e la politica estera svizzere la ricerca farmaceutica è primordiale. D’altronde, come ricorda Leila Kramis, “la ricerca in Svizzera è finanziata per il 70% con fondi privati e per il 30% con fondi pubblici”.

Tuttavia, secondo il negoziatore elvetico, la Svizzera, in passato ha dimostrato di saper essere flessibile per quanto riguarda l’accesso ai medicinali nei Paesi poveri ed ha pure avanzato proprie proposte.

I problemi sul posto

Luzius Wasecha insiste sulla necessità di permettere alle popolazioni povere di accedere a cure e medicine. Ma c’è un problema da non sottovalutare: “Alcuni Paesi africani più bisognosi impongono su certi farmaci tasse del 30%. Difficile dunque convincere i produttori di medicine ad abbassare i prezzi, se poi vengono applicate queste tariffe”, dichiara il negoziatore svizzero.

La Svizzera vuole inoltre evitare di inviare medicinali in regioni bisognose e di vedere poi gli stessi farmaci dirottati su mercati più lucrativi. “Alcuni governi di Paesi in via di sviluppo si sono rifiutati di cooperare”, ricorda Wasecha.

Il governo elvetico intende pure limitare il numero di Paesi beneficiari di medicine a basso costo, per evitare una situazione generale di emergenza in campo sanitario. “Non tutti i membri dell’OMC hanno bisogno di questi provvedimenti speciali”, afferma il negoziatore svizzero.

Una politica coordinata

Médecins sans frontières chiede alla Svizzera di dotarsi di una vera politica della salute pubblica internazionale. L’organizzazione non governativa auspica che la Confederazione renda possibile l’accesso alle medicine da parte delle popolazioni povere e sviluppi una politica comune in seno ai vari uffici.

L’organizzazione chiede che questa politica si applichi a livello multilaterale e bilaterale. Per quanto riguarda i negoziati con l’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) sulla proprietà intellettuale, MSF domanda alla Svizzera di sostenere una posizione in sintonia con i principi dei diritti umani.

Un futuro promettente?

“Riconosciamo la necessità di poter offrire ai Paesi poveri medicine non care”, ribadisce Luzius Wasecha, “dobbiamo però convincere l’industria farmaceutica a sfruttare maggiormente il suo potenziale nella ricerca sulle malattie tropicali”.

Una ricerca un po’ trascurata. Il rappresentante elvetico all’OMC è comunque fiducioso: nel prossimo futuro sono previsti colloqui fra Médecins sans frontières e l’industria farmaceutica.

A questo proposito Wasecha sottolinea che il settore farmaceutico sviluppa sempre di più centri di ricerca all’estero, allo scopo di studiare malattie come la malaria.

swissinfo, Elena Altenburger

Le esportazioni dell’industria farmaceutica svizzera ammontavano nel 2001 a 28 miliardi di franchi
Il principale mercato farmaceutico è costituito dagli Stati Uniti (50%), seguito dall’Europa (20%) e dal Giappone (20%).
Ogni anno malattie come l’AIDS, la tubercolosi e la malaria uccidono 14 milioni di persone nel mondo, il 95% delle quali nei Paesi poveri

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