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Sostegno popolare per l’aiuto allo sviluppo

L'aiuto ai paesi in via di sviluppo è ben visto dalla maggioranza dei cittadini svizzeri Keystone

La maggioranza dei cittadini svizzeri, nonostante la difficile congiuntura, giudica favorevolmente gli investimenti nell’aiuto allo sviluppo.

Nello stesso tempo, aumentano anche quanti ritengono più saggio diminuire i fondi destinati a scopi umanitari. È quanto emerge da un sondaggio voluto dalla Direzione per lo sviluppo e la cooperazione.

La maggioranza della popolazione elvetica esprime solidarietà verso i paesi in via di sviluppo e molta fiducia nell’operato delle istituzioni di cooperazione allo sviluppo, statali e private. Sono le principali considerazioni che risultano da un sondaggio realizzato dall’istituto di ricerca gfs.bern per conto della Direzione per lo sviluppo e la cooperazione (DSC) e la Comunità di lavoro delle sei maggiori organizzazioni svizzere di cooperazione internazionale.

Nonostante la tendenza generalizzata al risparmio, il 53% dei 1’200 aventi diritto di voto interpellati è infatti favorevole a continuare gli interventi agli attuali livelli. Il 22% gradirebbe persino un incremento. Solo il 21% delle persone coinvolte dalla ricerca è del parere che la cooperazione allo sviluppo debba essere ridotta, anche se quest’ultimo gruppo di persone continua ad aumentare (4% nel 1989).

L’accettazione è cresciuta di pari passo con il grado di notorietà della cooperazione allo sviluppo di tipo statale. Nondimeno, le organizzazioni umanitarie private sono maggiormente percepite come protagoniste della cooperazione allo sviluppo.

Globalizzazione criticata

Dal rapporto conclusivo, presentato giovedì, risulta inoltre che per la prima volta la cooperazione con le Nazioni Unite suscita un alto grado di accettazione, mentre continuano ad ottenere minore consenso i rapporti con la Banca Mondiale.

Una maggioranza degli intervistati evidenzia inoltre un certo scetticismo nei confronti della globalizzazione. Due terzi di essi la considerano utile in primo luogo ai ricchi, rispettivamente ai paesi più benestanti. Fra i principali problemi vengono citati la disoccupazione di massa e il divario di benessere tra il Nord e il Sud del mondo; ma anche la «concorrenza a prezzi stracciati» dei paesi in via di sviluppo è vista con preoccupazione.

A tal proposito, una maggioranza degli svizzeri considera la promozione di rapporti commerciali equi quale contributo ragionevole alla realizzazione di una sana politica svizzera di cooperazione allo sviluppo. Una schiacciante maggioranza di cittadini rifiuta l’esportazione di armi in paesi in via di sviluppo, ritenendo invece necessario rivolgere maggiore attenzione alle importazioni di prodotti agricoli provenienti da paesi del Sud.

Percezione errata

Peter Niggli, direttore della Comunità di lavoro, ha sottolineato in sede di commento che molte persone hanno un percezione inesatta delle somme destinate all’aiuto umanitario; solo un quinto degli interpellati ha saputo indicare un ordine di grandezza corretto.

A titolo di paragone, Danimarca, Lussemburgo e Norvegia devolvono circa lo 0,9% del prodotto interno lordo alla cooperazione per lo sviluppo; la Svizzera, nel 2003, ha impiegato lo 0,38%, pari a 1,8 miliardi di franchi.

Per quanto concerne il 2005, la Confederazione ha operato tagli in campo umanitario per 28 milioni; analoghe diminuzioni sono previste nel 2006 (45 milioni), 2007 (81 milioni), 2008 (66 milioni).

swissinfo e agenzie

Cifre rilevanti del sondaggio 2004 (tra parentesi i dati del 1999):
53% degli intervistati vuole mantenere l’aiuto allo sviluppo al livello attuale (56%)
22% vorrebbe aumentare i crediti (20%)
21% chiede che i fondi siano diminuiti (17%)

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