
Siria: Missili e raid, lampi di guerra tra Iran e Israele

(Keystone-ATS) Lampi di guerra sul Golan. Lo scontro sotterraneo tra Iran e Israele in Siria è esploso la notte scorsa e minaccia di incendiare l’intera area con esiti imprevedibili.
La minaccia iraniana si è concretizzata poco dopo la mezzanotte con venti missili terra-aria lanciati sulle Alture dalla forza Al-Quds di Teheran che hanno fatto risuonare le sirene di allarme nelle città israeliane del Golan. Poco dopo, la risposta dello Stato ebraico: un attacco con oltre 50 missili (70, dicono fonti russe) che hanno centrato, secondo la difesa, “quasi tutti gli obiettivi di Teheran in Siria”.
Ventitré i morti denunciati dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, tre quelli dichiarati dal regime di Bashar al Assad. Un botta e risposta – dopo l’abbandono da parte degli Stati Uniti dell’accordo sul nucleare iraniano – che segna il primo scontro diretto tra l’Iran e Israele e riporta le fiamme sul confine con la Siria conteso dal 1967 e calmo da oltre 40 anni.
L’Iran, ha tuonato il premier Benyamin Netanyahu ribadendo che non consentirà a Teheran di arroccarsi in Siria, ha “oltrepassato la linea rossa. La nostra reazione è stata adeguata”. Poi il monito a Damasco: “Ieri ho inviato un messaggio chiaro al regime di Assad. La nostra operazione è diretta contro obiettivi iraniani in Siria. Ma se l’esercito siriano agirà contro Israele, noi agiremo contro di lui, come è esattamente avvenuto ieri sera”.
Il regime siriano ha denunciato che i raid della notte scorsa dimostrano come “l’aggressione israeliana” sia “entrata in una nuova fase”, con “l’ingresso diretto del nemico nel confitto in corso e senza più doversi nascondere dietro gruppi terroristi”.
Nella battaglia avvenuta ieri sera i jet israeliani, entrati nello spazio aereo siriano, hanno distrutto anche cinque batterie antiaeree di Damasco, oltre ad aver colpito gli obiettivi iraniani. “Quella della scorsa notte – ha detto il portavoce dell’esercito ebraico Jonathan Conricus – è stata la nostra operazione aerea maggiore negli ultimi anni. Il nostro intento non era di provocare vittime, ma di colpire infrastrutture”. Secondo Conricus, i danni inflitti “sono molto significativi” e all’Iran occorreranno mesi per ripararli.
Dalle postazioni siriane sono partiti missili diretti verso gli aerei dello Stato ebraico che però, secondo Israele, non hanno subito alcun danno. L’esercito ha spiegato che tutte le batterie distrutte di Damasco sono modelli russi: SA-22, SA-2, SA-5 e SA-17. La Russia ha invece sostenuto che “respingendo l’attacco di Israele, le unità siriane di difesa aerea hanno abbattuto più della metà dei missili”.
“Spero che questo capitolo sia chiuso e che ognuno abbia ricevuto il suo messaggio”, ha sottolineato il ministro della Difesa Avigdor Lieberman. Ma la sensazione riportata da molti analisti militari israeliani è che invece la partita sia ancora aperta e che la tensione non scenderà così facilmente, visto che l’Iran è ancora presente in Siria. Il Gabinetto di sicurezza è stato convocato in serata, ma la possibile situazione futura è stata ben riassunta già dallo stesso Lieberman: “Se da noi piove, da loro diluvierà”.
La comunità internazionale, Mosca compresa, si è subito affrettata a chiedere di fermare l’escalation, mentre il prezzo del petrolio è salito. Macron e Merkel hanno espresso “preoccupazione dopo i raid israeliani in Siria di questa notte ed hanno lanciato un appello alla distensione”. Gli USA, ma anche lo stato arabo del Bahrein, si sono schierati con Israele e il suo diritto alla difesa. Così come la Gran Bretagna, che ha però ribadito l’adesione all’accordo con l’Iran sul nucleare.