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Sfugge per poco al Velodromo d’Inverno e termina la sua fuga dal nazismo in Svizzera

gruppo di adulti e bambini in una foto in bianco e nero
Nella notte tra il 15 e il 16 luglio 1942, 9'000 poliziotti e ufficiali francesi arrestarono 12'884 ebrei a Parigi e nei suoi sobborghi, tra cui 4'051 bambini. Furono tutti portati nei campi di Drancy (nella foto), Pithiviers e Beaune-la-Rolande prima di essere deportati ad Auschwitz. AFP

La Francia commemora oggi l'80° anniversario del rastrellamento al Velodromo d'Inverno, il più grande arresto di massa di ebrei in Francia durante la Seconda guerra mondiale. Edmond Richemond si salvò per un pelo, prima di partire per la Svizzera e i suoi campi di transito. Ecco il suo racconto.

Edmond Richemond, 93 anni, si recherà sabato a Sarcelles, nella regione di Parigi, per le commemorazioni del rastrellamento al Velodromo d’Inverno. Nonostante l’ondata di caldo, nonostante l’emozione. Esattamente 80 fa, di buon mattino, la polizia francese gli portò via la madre, che non rivedrà mai più, e sconvolse la sua esistenza.

Solo ebrei “stranieri” o “di origine straniera”

Nel giugno 1942, Adolf Eichmann, responsabile della logistica della “Soluzione finale”, e il suo delegato in Francia, Theodor Dannecker, chiedono la deportazione di 30’000-40’000 ebrei di età compresa tra i 16 e i 45 anni, di cui circa 20’000 devono essere deportati dalla regione di Parigi.

Le autorità francesi, ripiegate a Vichy, che collaborano con la forza occupante e ne condividono più o meno l’antisemitismo, si allineano. A condizione che questi ebrei “siano stranieri (o di origine straniera) e che le forze dell’ordine di Vichy agiscano in totale autonomia”, come riassume lo storico Laurent Joly nella sua recente sintesi La Rafle du Vel d’Hiv (Il rastrellamento del Velodromo d’Inverno, edizioni Grasset).

La polizia francese si occuperà dunque di tutto. Al padre di Edmond, Rachmil Richemond, nato Reichman in Polonia nel 1897, gli ispettori di polizia assicurano che donne e bambini non rischiano nulla. Rachmil e il figlio maggiore Jack lasciano quindi la loro casa di rue Braille, nel 12° arrondissement di Parigi, e si nascondono. Lasciano Edmond e sua madre Rachel da soli nell’appartamento.

L’inferno del Velodromo d’Inverno

La polizia si presenta il 16 luglio 1942. Chiede alla signora Richemond di preparare cibo e vestiti per tre giorni. Edmond, 13 anni, finge di raccogliere le sue cose e scappa dai vicini, i Richard. Rachel, invece, viene portata al Velodromo d’Inverno, uno stadio coperto vicino alla Torre Eiffel.

Edmond Richemond
Edmond Richemond, 93 anni, si salvò per un pelo dall’arresto di massa di ebrei in Francia durante la Seconda guerra mondiale. Mathieu van Berchem / swissinfo.ch

In due giorni sono arrestate 12’884 persone, di cui più di 8’000 sono mandate al Velodromo d’Inverno (le altre al campo di Drancy). Una giovane assistente sociale descrive al padre le condizioni dantesche dello stadio. “È qualcosa di orribile, di demoniaco (…) che ti prende per la gola e ti impedisce di urlare (…). Quando entri, il respiro ti viene prima tolto dall’atmosfera stantia e poi ti ritrovi in questo grande velodromo gremito di gente stipata. I pochi servizi igienici sono intasati. Non c’è nessuno che li ripara. Tutti sono costretti a fare i propri bisogni lungo i muri…”.

Vichy non mantiene nemmeno la promessa di consegnare agli occupanti solo gli “ebrei stranieri o apolidi”. Come rammenta Laurent Joly, circa 3’000 bambini del Velodromo d’Inverno “avevano la nazionalità francese, erano autentici piccoli parigini di nome Albert, Janine, Henri, Marie…”.

Circa due terzi delle persone ricercate riescono a sfuggire alle retate. Tra le molte spiegazioni fornite da Laurent Joly c’è la relativa compiacenza degli agenti, che non sono molto zelanti e a volte avvertono addirittura gli ebrei. Sfortuna vuole che nel 12° arrondissement, dove vivono i Richemond, il commissario Boris sia un fervente petainista. Potrebbe congratularsi con sé stesso per il suo tasso di “successo” record, con il 61% degli ebrei arrestati.

La folle corsa attraverso il confine

Edmond rimane per un mese con i Richard, il cui coraggio sarebbe poi valso loro il titolo di Giusti tra le nazioni. In settembre, l’adolescente viene accolto da organizzazioni clandestine ebraiche, in particolare la Colonia scolastica, che si occupano di portare i giovani ebrei nella “zona libera” e poi in Svizzera.

“Eravamo quindici bambini a camminare da Annemasse verso Ginevra. Cantavamo ‘Maréchal nous voilà’ per evitare ogni sospetto”, ricorda Edmond Richemond. “Abbiamo seguito la strada lungo il confine e la sua doppia fila di filo spinato alta due metri e mezzo. Avevo ben presente le istruzioni: superare il filo spinato all’altezza della grande quercia”.

Attraversata la recinzione, i bambini vedono avvicinarsi un soldato tedesco. “Eravamo in trappola. ‘Ma no’, grida il più giovane di noi, ‘guardate bene, c’è una croce bianca sulla sua uniforme’. Era una guardia di confine svizzero-tedesca. Al posto di controllo di Veyrier, gli uomini stanno ascoltando una partita di calcio. Che contrasto e che sollievo!”.

folla di gente accanto a un autobuis su una foto in bianco e nero
Sygma Via Getty Images / Antoine Gyori – Corbis

Edmond viene mandato nel campo di smistamento delle Cropettes, a Ginevra. Da questa scuola requisita dalle autorità, durante la guerra transiteranno in totale 2’526 persone, tra cui 1’622 rifugiati ebrei. Di questi, 80 sono stati respinti. Nell’agosto 1942, la Divisione di Polizia emana una circolare confidenziale in cui si afferma che i disertori, i prigionieri di guerra e altri militari, nonché i rifugiati politici, devono essere accolti in Svizzera. Tuttavia, specifica che “coloro che sono fuggiti solo a causa della loro razza, come gli ebrei, non devono essere considerati dei rifugiati politici”.

Incontri con i re in Svizzera

Edmond, ancora bambino, rimane in Svizzera e soggiorna in diversi campi dalle condizioni “molto dure”. In quello di Varembé, “ho scritto al rabbino capo di Berna chiedendogli di inviarci un pacco di cibo. Il risultato: abbiamo ricevuto cinque Bibbie e 5 franchi svizzeri…”.

Trasferito all’hotel Dents du Midi di Champéry, Edmond teme di essere mandato in un campo di lavoro. Si offe quindi di pulire le stanze per il quartiermastro, un certo signor Turini. Quest’ultimo, felice, gli propone di raggiungerlo nella sua casa di Crans-sur-Sierre e di lavorare nel settore alberghiero, all’hotel Golf.

“È stato magico, straordinario. Non avevo mai visto nulla di simile in vita mia. La spensieratezza, la pace”, racconta Richemond in Opa, il bellissimo film dedicatogli dal nipote Simon Maller. “Ho incontrato dei re, il principe di Monaco”, confida. E il grande diplomatico e storico svizzero Carl Jacob Burckhardt.

“Le sue figlie mi insegnarono a sciare. Sorpreso, Burckhardt mi convocò nella sua stanza e mi chiese informazioni sul mio passato”. Il vicepresidente del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) gli promette di chiedere alle autorità tedesche informazioni sui suoi genitori. La promessa è mantenuta. 

Direzione Auschwitz

All’inizio di settembre, proprio mentre Edmond si dirige verso la Svizzera e la libertà, i suoi genitori e il fratello vengono deportati dal campo di Drancy. Direzione: la Polonia occupata. Rachmil e Jack vengono arrestati nel campo di lavoro di Blechhammer, dove torneranno alla fine della guerra. Rachel viene invece portata ad Auschwitz, dove il 9 settembre, al suo arrivo, viene uccisa in una camera a gas.

Delle 12’884 persone arrestate il 16 e 17 luglio 1942 nella regione di Parigi, 12’400 furono deportate. Solo un centinaio sopravviverà ai campi nazisti.

Molto più tardi, per il suo matrimonio, Edmond Richemond ha fatto ritorno all’hotel Golf. È stato contento di essere servito da un impiegato antisemita, che nel 1944 gli disse: “Rubi il lavoro di uno svizzero!”.

Traduzione dal francese: Luigi Jorio

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