Swatch e Richemont, è rally su voci possibile intesa Svizzera-Usa
I titoli delle aziende legate all'orologeria sono in grande spolvero oggi alla borsa di Zurigo, sulla scia di notizie che danno come vicino un accordo commerciale fra Stati Uniti e Svizzera, un'intesa che potrebbe ridurre i dazi di Washington dal 39% al 15%.
(Keystone-ATS) Alle 10.30 Swatch guadagnava quasi il 4% e Richemont il 2%. Un abbassamento delle barriere doganali andrebbe a vantaggio soprattutto dei produttori di orologi che producono esclusivamente nella Confederazione. La questione non è di poco conto, considerando il fatto che le imprese negli ultimi tempi avevano fatto molto affidamento sul mercato statunitense, a causa del persistente calo dei consumi in Cina, che in passato era il paese a crescita più marcata.
L’azione al portatore di Swatch – il titolo di riferimento per gli osservatori del mercato, che porta un codice azionario tutto particolare, UHR (orologio, in tedesco) – viene stamane scambiata a 172,45 franchi, avvicinandosi quindi nuovamente al suo massimo annuale di febbraio (179,95 franchi), prima dell’inasprimento delle controversie doganali. Da parte sua il valore di Richemont passa di mano a 160,95 franchi: è ancora lontano dallo zenit di febbraio (187,55 franchi), ma comunque dall’inizio dell’anno si registra una progressione del 20%.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ieri sera ha confermato, durante una sessione di domande e risposte alla Casa Bianca, che sono in corso trattative con Berna per la riduzione dei dazi doganali. “Stiamo lavorando a un accordo”, ha affermato in risposta al quesito di un giornalista. Non ha però voluto fornire cifre concrete, limitandosi a dire: “Stiamo lavorando a qualcosa per aiutare la Svizzera”.
Secondo l’agenzia Bloomberg – che si basa su una fonte vicina al dossier – potrebbe trattarsi di una riduzione al 15% dell’attuale tariffa doganale statunitense sulle importazioni di numerosi prodotti elvetici. Come si ricorderà dall’inizio di agosto la Confederazione è soggetta a un dazio del 39%, mentre per l’Ue – concorrente importante per il Made in Switzerland – il balzello è solo del 15%.
Sempre stando a Bloomberg un accordo potrebbe essere raggiunto entro le prossime due settimane. Nulla comunque è ancora stato deciso in via definitiva: i colloqui potrebbero anche fallire, come già accaduto in luglio. Interpellato da Keystone-Ats, il Dipartimento federale dell’economia, della formazione e della ricerca (DEFR) ha indicato che le trattative sono in corso e che nel frattempo non verranno rilasciate dichiarazioni.
La settimana scorsa alcuni rappresentanti di aziende private svizzere si sono recati di propria iniziativa negli Stati Uniti: hanno avuto uno scambio di opinioni con Trump nello Studio Ovale e hanno cercato di richiamare l’attenzione del 79enne – secondo notizie di stampa portandogli anche un lingotto d’oro con un’incisione speciale e un orologio Rolex – sulle conseguenze degli elevati dazi doganali. Tra loro c’era anche Johann Rupert, presidente del consiglio di amministrazione di Richemont (è il figlio del fondatore, l’imprenditore e miliardario sudafricano Anton Rupert, 1916-2006).
Fedele alla sua fama di battitore libero il numero uno di Swatch Nick Hayek ha invece criticato aspramente l’iniziativa del gruppo di leader economici elvetici: si sono messi in una “posizione di debolezza”, ha dichiarato il 71enne. Il CEO di Swatch ha definito l’incontro “adulatorio” e da parte sua ha voluto smarcarsi: “l’unico re che corteggio è il cliente”, ha affermato. A suo avviso la Svizzera dovrebbe mostrarsi più sicura di sé e lottare. Swatch si è da tempo adattata alla situazione e ha aumentato i prezzi negli Stati Uniti di conseguenza, ha sottolineato l’imprenditore che in passato si è fatto notare anche per altre posizioni contro corrente in relazione al mondo economico ufficiale, per esempio riguardo all’Unione europea.