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Tra i medici svizzeri spira aria di rivolta

Keystone

La riforma delle tariffe delle analisi di laboratorio è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. I medici, in particolare quelli generalisti, sono insoddisfatti delle loro condizioni di lavoro e del ministro dell'interno Pascal Couchepin. Il primo aprile scenderanno in piazza.

«L’incompetenza regna nel dipartimento di Pascal Couchepin»; «la Federazione svizzera dei medici suggerisce al ministro dell’interno di farsi da parte»; «Couchepin è una persona sbagliata, al posto sbagliato, nel momento sbagliato». Il meno che si possa dire è che tra i medici e il ministro dell’interno Pascal Couchepin ‘rien ne va plus’.

In segno di protesta contro la politica seguita dal consigliere federale, i medici vodesi e ginevrini hanno incrociato le braccia il 24 marzo. Il primo aprile, la contestazione assumerà una dimensione nazionale: per esprimere il loro malcontento i ‘camici bianchi’ hanno organizzato delle manifestazioni nella maggior parte dei capoluoghi cantonali.

La scintilla che ha fatto scoppiare l’incendio è stata la decisione presa il 28 gennaio scorso dal Dipartimento dell’interno (da cui dipende l’Ufficio federale della sanità pubblica, UFSP) di modificare in due tappe – il 1° luglio 2009 e il 31 dicembre 2011 – le tariffe delle analisi di laboratorio.

La revisione – sostiene l’UFSP – permetterà di «risparmiare circa un quinto (200 milioni di franchi) del volume di fatturazione annuo dei laboratori ambulatoriali (un miliardo)».

Evitare gli abusi

Con il nuovo catalogo, le autorità federali vogliono in particolare evitare esami inutili. Semplificando, i medici che hanno un loro laboratorio (circa due su tre) e che praticano meno di quattro esami per paziente e per consultazione dovrebbero aumentare i loro introiti.

Per contro, quando un dottore effettua più di quattro analisi rischia di vedere diminuire la sua parcella rispetto ad oggi.

Molti medici temono di non riuscire più a coprire i costi e di dover così rinunciare al laboratorio. La preoccupazione è grande soprattutto tra i medici delle regioni periferiche – che non hanno a disposizione, come i loro colleghi ‘cittadini’, grandi laboratori ai quali affidare le analisi – e tra coloro che curano molti malati cronici, per i quali sono necessari numerosi esami.

Perdita di qualità

«A causa di questa misura circa 7’500 laboratori di studi medici rischiano la chiusura; ciò significa perdita della qualità del servizio che offre il medico di famiglia, ritardi nella diagnosi e nella terapia dei pazienti, un aumento del ricorso agli ospedali con ricoveri inutili poiché il medico non ha più la certezza diagnostica e quindi, in definitiva, costi aggiuntivi per la popolazione», spiega Franco Denti, presidente dell’Ordine dei medici del canton Ticino.

Una tesi che il ministro dell’interno Pascal Couchepin, rispondendo alle domande dei parlamentari, ha respinto categoricamente: «I medici potranno continuare ad effettuare nei loro studi le analisi necessarie immediatamente per una diagnosi e la terapia. E i costi continueranno ad essere coperti». Ciò che invece non sarà più possibile, ha sottolineato, è di «fare più test di quanto necessario».

Il malessere dei generalisti

La polemica sul nuovo tariffario nasconde in realtà un malessere ben più ampio. «La questione dei laboratori è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso», afferma Jacques de Haller, presidente della Federazione dei medici svizzeri. Tra i medici generalisti, che scarseggiano sempre di più, serpeggia il sentimento di essere presi poco in considerazione.

«Tre anni fa siamo scesi in piazza per protestare contro la politica sanitaria dell’UFSP. Da allora nulla è cambiato. Siamo sommersi dalla burocrazia. Passiamo più tempo a scrivere certificati sul nostro operato per le casse malati che a curare i pazienti», dichiara Franco Denti.

Intervistato dalla Radio della Svizzera romanda, Claude Ruey, presidente di santésuisse, l’organizzazione mantello degli assicuratori malattia, è cosciente di questo malessere, ma lo definisce un momento di «disorientamento» dovuto ai grandi cambiamenti nella professione. La tendenza attuale è di organizzare «reti sanitarie» in cui generalisti e specialisti collaborano fianco a fianco. Forse i medici di famiglia, la cui età media a livello nazionale si situa attorno ai 58 anni, si sentono disorientati da questi mutamenti, ha ipotizzato.

Per Franco Denti il problema non si limita a questo aspetto: «Oggi non ci battiamo per un riconoscimento economico. Ci battiamo per salvare un sistema sanitario che funziona bene e che garantisce un servizio di qualità per tutti. Vogliamo evitare quello che è successo, ad esempio, con la Posta. A causa di un liberalismo ad oltranza che non considera l’aspetto sociale, oggi in molti villaggi non c’è più un ufficio postale. Se si continuerà con la politica sanitaria attuale, il futuro che ci attende è lo stesso, ossia la scomparsa del medico di paese o addirittura di valle».

swissinfo, Daniele Mariani

Il tariffario attuale è basato su criteri degli anni ’90. Secondo il Dipartimento federale dell’interno, visti i progressi tecnici realizzati in questo ambito si sono rese necessarie delle modifiche.

I prezzi di circa un quarto delle 1’600 analisi repertoriate saranno rivisti al ribasso. Per i restanti tre quarti (in generale si tratta degli esami meno correnti), le tariffe rimarranno uguali o aumenteranno.

Le modifiche nella struttura tariffale avverranno in due tappe, il 1° luglio 2009 e il 31 dicembre 2011. Altra novità: tutte e tre le categorie di fornitori di servizi (laboratori esterni, laboratori ospedalieri e laboratori di studi medici) saranno sottoposte a un tariffario unico.

Secondo i dati dell’Ufficio federale della sanità pubblica, attualmente un laboratorio permette a un medico generalista di avere una cifra d’affari di 72’000 franchi e un utile di 24’000 franchi all’anno.

Con l’entrata in vigore completa del nuovo tariffario (1° gennaio 2012), il fatturato medio dovrebbe scendere a 58’000 franchi e l’utile a 10’000.

Nel 2005 i medici liberi professionisti hanno guadagnato nettamente meno in termini reali rispetto agli inizi degli anni Settanta, stando ad una statistica pubblicata ad inizio marzo sul Bollettino dei medici svizzeri.

Dal 1971 al 2005 i redditi medi dei dottori con uno studio proprio sono progrediti del 63,9% in termini nominali. Tenendo conto del rincaro, le entrate sono invece calate del 37,1%.

Nel 2005 il reddito medio è stato di 205’886, in calo del 2,82% rispetto all’anno precedente. Il salario mediano (ossia il valore al di sotto del quale si trova il 50% dei salari e al di sopra l’altro 50%) è calato nelle stesso lasso di tempo da 177’900 a 173’900 franchi.

I redditi medi variano molto dai 163’133 franchi nel canton Giura ai 265’389 nel canton Glarona.

Nel 2005 un generalista ha guadagnato in media 196’869 franchi, mentre uno specialista 219’347 franchi.

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