
Travail.Suisse chiede miglioramenti per il lavoro a tempo parziale

Travail.Suisse vuole modernizzare il lavoro a tempo parziale: l'organizzazione sindacale ha presentato oggi a Berna 19 rivendicazioni volte a migliorare le condizioni e limitare gli svantaggi.
(Keystone-ATS) Il lavoro a tempo parziale è una particolarità dell’economia svizzera, hanno spiegato davanti ai media rappresentanti dell’organizzazione mantello dei lavoratori e di associazioni affiliate. In base ai dati del 2022, il 37% dei salariati in Svizzera lavorava a tempo parziale. Tra le donne la quota si attestava al 56%, a fronte del 16% tra gli uomini.
Stando a una nuova analisi il lavoro a tempo parziale soddisfa i bisogni dei lavoratori, ha dichiarato il presidente di Travail.Suisse Adrian Wüthrich, ma necessita aggiustamenti per attenuare gli effetti negativi, tra cui una copertura sociale ridotta, minori prospettive di promozione, meno formazione continua e rendite di vecchiaia più basse. Esso non dovrebbe più rappresentare un rischio di povertà e un ostacolo alla carriera, ma un’alternativa reale ed equivalente al lavoro a tempo pieno.
L’organizzazione chiede quindi un adeguamento delle legislazione, orientata all’impiego a tempo pieno. È necessario, tra l’altro, migliorare il sistema pensionistico e la protezione dei lavoratori a tempo parziale.
Un’altra richiesta riguarda le remunerazioni: molte donne lavorano a tempo parziale, soprattutto in settori a basso salario, ha spiegato la presidente del sindacato Syna Yvonne Feri. Esse non devono più trovarsi di fronte all’alternativa della povertà o del sovraccarico.
Per questo motivo i salari minimi di 4’500 franchi al mese per i lavoratori non qualificati e di 5’000 per le persone con alle spalle un apprendistato dovrebbero essere il punto di riferimento nei contratti collettivi di lavoro (CCL) di obbligatorietà generale.
Secondo la presidente di Transfair e consigliera nazionale ticinese Greta Gysin (Verdi) sono necessari giorni di riposo fissi in modo da poter pianificare il lavoro a tempo parziale e la vita familiare. In occasione delle ultime trattative per il CCL la Posta si era opposta, ma ora sta facendo buone esperienze in questo ambito.
I datori di lavoro ricorrono spesso ai lavoratori a tempo parziale come cuscinetto per gli straordinari, ha criticato dal canto suo il vicepresidente di Travail.Suisse e consigliere nazionale ticinese Giorgio Fonio (Centro). Essi non devono infatti pagare loro le ore straordinarie perché tali dipendenti non raggiungono l’orario di lavoro settimanale a tempo pieno. L’attuale legislazione non prevede alcuna tutela temporale per il tempo parziale. A suo dire la durata massima di lavoro dovrebbe invece essere stabilita in proporzione al tempo di lavoro.
Wüthrich ha ricordato che secondo l’Ufficio federale di statistica (UST), con una settimana lavorativa media di 42 ore e 19 minuti per un impiego a tempo pieno i dipendenti svizzeri sono campioni europei. Nonostante l’aumento della produttività la situazione non è cambiata.
Le critiche attuali dei datori di lavoro nei confronti del lavoro a tempo parziale non sono giustificate, è stato ancora affermato. Con un miglioramento delle condizioni le coppie con figli potrebbero lavorare di più a tempo parziale. Ciò contribuirebbe a combattere la carenza di manodopera qualificata, con conseguenti benefici per l’economia.