Prospettive svizzere in 10 lingue

Federico Fellini: disegni di una vita “senza autocensura”

Il regista italiano Federico Fellini vinse l'Oscar alla Carriera nel 1993, pochi mesi prima di morire. (immagine d'archivio) KEYSTONE/AP/DOUGLAS C. PIZAC sda-ats

(Keystone-ATS) Era un regista geniale nonché un disegnatore instancabile. Il Kunsthaus di Zurigo dedica un’esposizione agli schizzi del regista italiano Federico Fellini, che completa con curiosità appartenenti al suo universo.

Quando Fellini si apprestava a scrivere una sceneggiatura, in parallelo disegnava sempre, anzi iniziava proprio dal disegno. Per il regista di “La Dolce Vita” e “81⁄2”, questa era un’azione di ogni istante, ossessiva, che lui stesso chiamava “mania”.

Con la sua penna, Fellini creava personaggi, schizzi e dettagli di scenografie e costumi. “Questo è il mio modo di approcciare il film che sto facendo”, aveva dichiarato in un’intervista a un critico cinematografico che, durante il colloquio, aveva contato non meno di 129 penne e 21 matite sulla scrivania del regista.

Quest’estate, il Kunsthaus di Zurigo presenta più di 200 schizzi del regista nel quadro della sua esposizione “Federico Fellini – Von der Zeichnung zum Film” (Dal disegno al film). Si tratta della seconda esposizione dedicata al regista al Kunsthaus dopo quella del 1984, quando era ancora in vita.

Gli schizzi sono radiosi, colorati, persino satirici, disegnati con penna, pennarello o fineliner. Nelle immagini, uno sceicco che urina in un angolo, una diva con gli occhiali da sole, donne con il sedere sporgente in bicicletta o un uomo di profilo con la fronte alta e il naso grosso, difficilmente riconoscibile come il Casanova dell’omonimo film.

“L’aspetto imperfetto e impulsivo di questi disegni ha qualcosa di rinfrescante nel nostro mondo normalizzato nel quale ci si mette in posa per produrre il selfie perfetto”, commenta Cathérine Hug, curatrice dell’esposizione.

Componente del processo creativo

Se i disegni di Fellini sono stati conservati, quando il regista li aveva in gran parte buttati, è innanzitutto grazie all’editore e gallerista zurighese Daniel Keel, scomparso nel 2011. Quest’ultimo aveva pubblicato per la sua casa editrice Diogenes tutte le sceneggiature del regista e, per la prima volta nel 1976, un libro di disegni.

La prima esposizione di schizzi del cineasta aveva avuto luogo proprio nella galleria di Keel. Fellini stesso era poco entusiasta all’idea di mostrare i suoi disegni al pubblico. “Che orrore vedere queste cose appese al muro, illuminate da spot, come preziose farfalle”, aveva dichiarato allora. Per il regista italiano, i disegni rappresentavano un mezzo per arrivare ai suoi fini, una componente del suo processo creativo.

Anche per Hug è l’opera globale di Fellini che conta. “Non si tratta di ridefinirlo come artista disegnatore”, assicura. “Ma senza i suoi disegni, nessuno dei suoi film esisterebbe. Se vogliamo comprendere la sua opera, non possiamo trascurare gli schizzi”, aggiunge la curatrice.

Fellini disegnava senza sosta e, quasi ogni giorno appena sveglio, trascriveva i suoi sogni in immagini. “La quantità di disegni legati ad un film, è qualcosa di unico in Fellini”, sottolinea Hug. Nel percorso professionale del cineasta italiano, il disegno ha infatti preceduto la realizzazione dei film: nella sua gioventù, Fellini era caricaturista per diverse riviste.

Collezione proveniente da Sion

L’esposizione “Federico Fellini – Von der Zeichnung zum Film” è stata istituita in cooperazione con il Museo Folkwang di Essen (D), che l’ha presentata lo scorso inverno. Nella mostra zurighese, i disegni sono completati da note del regista, accessori e costumi nonché da altri documenti preziosi. Vi si possono vedere curiosità come alcuni costumi di Danilo Donati indossati in “Roma” o un ciak di regia utilizzato per “Casanova”.

La curatrice si è basata inoltre sulla Fondazione Fellini per il cinema, aperta nel 2001 a Sion. “Vi si trovano dei veri tesori. Ad esempio lo schizzo di un sogno, foto rare o l’autoritratto di un candidato anonimo per un ruolo in un film”, precisa Hug.

Alcune persone hanno cercato di impressionare il regista inviandogli le loro creazioni, come la donna che ha realizzato un collage con uno sfondo di cuori rossi con la sua foto e quella di Fellini.

Donne che si fanno valere

Numerosi pezzi della collezione di Sion provengono da Gérald Morin, assistente di lunga data del regista. In un’intervista riprodotta nel catalogo dell’esposizione, il vallesano si ricorda del cineasta: “Amava le persone con una vera esperienza di vita, ma non i modelli e tutto ciò che è artificiale (…) Apprezzava vivere pienamente, senza autocensura. Ammirava le donne che vivevano la loro vita appieno.”

Hug è cosciente che questa immagine delle donne possa far corrugare le sopracciglia oggigiorno. Ma è soprattutto grazie alla rappresentazione dell’erotismo che il regista si è liberato del fardello cattolico: “Fellini era uno spirito libero e un grande critico del populismo. Era forse un po’ paternalista, ma aveva anche un acuto senso della giustizia.”

Ragione per la quale la curatrice respinge l’accusa di sessismo. “Se non guardiamo attentamente, vediamo soltanto i seni prominenti. Ma le donne di Fellini si fanno valere, sono spesso donne d’affari che si impongono in una struttura dettata dal tradizionalismo.”

https://www.kunsthaus.ch/besuch-planen/ausstellungen/federico-fellini/

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR