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Stampa: ok estensione certificato Covid, ma governo ha dormito

La stampa svizzera ha accolto favorevolmente la novità annunciata ieri dal consigliere federale Alain Berset, ma è piovuta anche qualche critica. KEYSTONE/ANTHONY ANEX sda-ats

(Keystone-ATS) La stampa svizzera considera all’unisono giustificabile l’estensione dell’obbligatorietà del certificato Covid proposta ieri dal Consiglio federale. Secondo i principali quotidiani del Paese, si tratta del male minore per evitare nuove chiusure di massa.

Non mancano però rimproveri e osservazioni, con il governo accusato da qualcuno di essersi svegliato tardi.

Per il “Blick” era ora che la Confederazione adottasse una misura simile. La Svizzera deve fronteggiare la quarta ondata della pandemia e gli ospedali sono ancora una volta a rischio sovraccarico. Non è quindi esagerato domandare di presentare il certificato se si vuole mangiare al ristorante o andare al cinema, constata il giornale zurighese.

“Finalmente”, scrive da parte sua eloquentemente la “Südostschweiz”. La testata accoglie con favore l’annuncio dell’esecutivo, ma ritiene che il provvedimento arrivi in ritardo rispetto ad alcuni Paesi vicini.

Sulla stessa lunghezza d’onda il commento dei giornali del gruppo editoriale CH-Media. “Perchè solo adesso?”, ci si interroga, sottolineando che numerosi esperti avevano avvertito in merito a un aumento dei contagi. Anche in questo caso non mancano dunque le frecciate per i tempi lunghi, con il Consiglio federale sul banco degli imputati in sostanza per aver tolto il pigiama con colpevole lentezza.

La “Neue Zürcher Zeitung” parla dal canto suo di società a due classi, una soluzione comunque migliore delle chiusure. “Quando il sistema sanitario è minacciato il governo deve agire”, fa notare il giornale, che spiega: la questione non è proteggere i non vaccinati, bensì mantenere l’accesso agli ospedali per tutti.

“Limitare l’ingresso a ristoranti e cinema pesa sulla società”, ammette il “Tages-Anzeiger”, ma, aggiunge, le alternative sono persino peggiori. Il dito viene puntato anche contro la campagna di sensibilizzazione alla vaccinazione, bollata come “insufficiente”. “Molti non vaccinati non sono dogmatici, bisogna convincerli con fatti e argomenti”.

Spostandosi in Romandia, il certificato Covid è visto come “un male necessario” da “La Tribune de Genève” e “24 Heures”. Tale strumento è una “evidente restrizione delle libertà”: nonostante ciò non bisogna dimenticare che se la situazione dovesse precipitare l’unica strada sarebbero “delle chiusure in blocco come nella primavera 2020”. D’altronde, evidenziano i quotidiani, la politica è l’arte di scegliere la “soluzione meno peggiore”.

Resta il fatto, mette in luce “La Liberté”, che l’estensione dell’obbligo di questo pass costituisce “de facto una grave violazione della libera scelta di vaccinazione”. Con i test che diventeranno a pagamento per gli asintomatici dal 1° ottobre, tale provvedimento sembra infatti “un obbligo mascherato, malgrado le smentite del ministro della sanità Alain Berset”.

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