Ue: nomine; si impone il duo Van Rompuy-Ashton
BRUXELLES - La nuova Europa disegnata dal Trattato di Lisbona avrà nel mondo l'immagine del premier Herman Van Rompuy e di Catherine Ashton, nominati ieri sera dai leader europei rispettivamente primo presidente stabile della Ue e primo nuovo Alto rappresentante della politica estera, sorta di ministro unico degli esteri della Ue.
Contro le previsioni pessimistiche della vigilia, su maratone notturne e divisioni incolmabili tra i troppi interessi da far quadrare, la presidenza svedese di turno della Ue ha imposto il proprio ticket, emerso come vincente, dopo una breve consultazione tra i leader.
L'esito positivo del vertice è apparso quasi scontato dopo la decisione a sorpresa degli otto governi socialisti della Ue di candidare la britannica laburista Catherine Asthon, 53 anni, commissaria al commercio estero nella Commissione di José Manuel Durao Barroso, titolata baronessa, che ha di fatto scalzato l'ex premier italiano Massimo D'Alema nel ruolo di ministro degli esteri.
Una mossa con la quale si sono neutralizzate due potenziali mine. La prima, rappresentata dall'insistenza del primo ministro britannico Gordon Brown sul nome dell'ex premier Tony Blair, temuto da diversi paesi (inclusi Francia e Germania) perché considerato una guida "troppo forte", che poteva fare ombra agli stati nazionali. E rifiutato da altri per la sua scelta di affiancare George W. Bush nella guerra contro l'Iraq, nel 2003. La seconda, temutissima da Barroso, che deve passare al vaglio del Parlamento europeo, rappresentata dalla lobby rosa: le eurodeputate dei cinque più grandi parlamentari e molte eurovip hanno condotto una campagna di pressione a favore di candidature femminili, che alla fine è stata ascoltata: da oggi l'Europa ha la sua Madame Pesc, la sua Hillary Clinton.
Il risultato è un ticket che non entusiasma nessuno, ma che neppure scontenta troppo: molto 'politically correct' e sufficientemente europeista. Un basso profilo, non pericoloso, che consente alla nuova Europa di decollare senza troppi traumi, a piccoli passi, come sempre. I grandi sostenitori di Van Rompuy, cristiano democratico fiammingo, di 62 anni, sono stati il presidente francese Nicolas Sarkozy e la cancelliera tedesca Angela Merkel. Ma il merito di avere chiuso in modo indolore una partita che poteva essere molto controproducente per l'immagine dell'Europa nel mondo, è del premier svedese Fredrik Reinfeldt che con la tenacia e la pazienza di un 'diesel', ha portato a sintesi i tanti interessi e i diversi equilibri. E pazienza se il risultato è lontano alle grandi aspettative del dibattito lanciato otto anni fa per riformare le istituzioni europee e che puntava a dare all'Europa un suo George Washington.