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Come rafforzare la sicurezza interna

Compiti di prevenzione accresciuti per la polizia Keystone

L’attentato terroristico dell’11 marzo a Madrid rilancia in Europa il dibattito sulla sicurezza. Anche la Svizzera sta lavorando ad un rafforzamento della legge sulla sicurezza interna.

Tra le misure prevista, l’ascolto preventivo delle telefonate private.

I ministri dell’interno dell’Unione europea (UE) hanno espresso venerdì la volontà d’incrementare la cooperazione nella lotta contro il terrorismo. Hanno però rimandato l’ipotesi di creare una nuova istituzione, una specie di “Cia europea”, che coordinerebbe l’intelligence di vari Paesi.

La riunione, svoltasi a Bruxelles, è stata indetta per rispondere agli attentati dell’11 marzo a Madrid, che hanno fatto oltre 200 morti.

Minaccia reale

Secondo Victor Maurer del Centro studi sulla sicurezza del Politecnico federale di Zurigo (ETHZ), i mezzi di difesa della Svizzera potrebbero essere indeboliti perché non dispone delle informazioni in possesso dei Paesi membri dell’UE.

La Svizzera non rimane in ogni modo inattiva in questo cruciale campo perché, come assicura Kurt Gasteyger, direttore dell’Associazione per la promozione e lo studio della sicurezza internazionale “la minaccia terrorista è reale”.

“Le nostre società devono tuttavia vegliare per non minare il sistema liberal democratico nell’intento di assicurare una sicurezza che non potrà che essere relativa”, precisa Kurt Gasteyger.

Obbligato il riferimento all’USA Patriot Act, adottato dagli Stati Uniti nell’ottobre 2001 sull’onda dell’emozione per l’attentato alle torri gemelle di New York.

“Non è certo il modello che desideriamo per la Svizzera. Si tratta di una legislazione che in nome della lotta contro il terrorismo, limita in modo inquietante le libertà individuali e dà poteri straordinari alla polizia”, rileva il direttore dell’Associazione per la promozione e lo studio della sicurezza internazionale.

La memoria delle schede

Dopo lo choc della vicenda legata alle schede, nel 1989 la Svizzera è stata particolarmente attenta nel diritto alla protezione della sfera privata. La legge federale del 1997, che fissa le misure per il mantenimento della sicurezza interna (LMSI), ha posto dei limiti ben precisi all’intervento della polizia.

Finiti gli ascolti telefonici selvaggi, l’intercettazione della posta, la sorveglianza nei luoghi privati. “Ciò non significa però che la polizia è priva di questi metodi di lavoro”, precisa Pierre-Henri Bolle, professore di diritto penale all’Università di Neuchâtel.

“L’utilizzo di queste pratiche investigative è semplicemente sottoposto all’apertura di un procedimento penale. In altri termini, per mettere un telefono sotto controllo è necessaria la previa autorizzazione del giudice”, precisa l’esperto dell’Ufficio federale di giustizia.

Una situazione giudicata troppo restrittiva dai principali interessati. Prendendo spunto dal fatto che la legge attuale non permette loro di sorvegliare le attività clandestine, la polizia federale è favorevole ad un aumento dei mezzi a sua disposizione.

Clima favorevole

“Il clima politico attuale è particolarmente favorevole alla riapertura del dossier. Dopo l’11 settembre numerosi interventi parlamentari hanno rilanciato il sostegno a questo progetto”, osserva Valérie Garbani, deputata socialista e membro della Commissione sulla politica di sicurezza del Consiglio Nazionale.

All’Ufficio federale di polizia non si nicchia. “Stiamo procedendo ad un’analisi interna per identificare le lacune e formulare delle proposte per migliorare la lotta preventiva al terrorismo internazionale”, dichiara un portavoce di fedpol.

I risultati dell’inchiesta amministrativa saranno presentati prossimamente al ministro elvetico degli interni Christoph Blocher. Secondo molti osservatori, Blocher dovrebbe ristabilire i metodi d’indagine giudiziarie degli ascolti telefonici preventivi e della sorveglianza della sfera privata.

Per lo specialista d’antiterrorismo Jacques Baud “è giunto il momento che i servizi federali cerchino di recuperare il terreno perso dalla vicenda delle schede”.

“Una maggiore libertà d’azione dovrebbe in ogni caso essere sottoposta a condizioni, con un controllo di qualità effettivo da parte dell’autorità politica”, puntualizza Baud.

Favorire lo scambio d’informazioni

Per lo specialista in diritto penale Pierre-Henri Bolle, l’ottimizzazione della lotta contro il terrorismo passa attraverso un rafforzamento della collaborazione con l’Unione europea.

L’adesione agli accordi di Schengen ed una stretta collaborazione con Europol, consentirebbero alla Svizzera d’accedere a banche dati informatizzate. Un passo avanti nella lotta contro la criminalità d’ogni tipo e non solo dei terroristi.

“Questo scambio d’informazioni, rapido e sicuro, contribuisce a rendere il sistema giudiziario molto più efficace”, conclude Pierre-Henri Bolle.

swissinfo, Vanda Janka
(Traduzione dal francese: Sergio Regazzoni)

I governi dell’Unione europea hanno tenuto una riunione straordinaria dopo l’attentato di Madrid.

L’obiettivo è creare un migliore coordinamento tra i servizi antiterrorismo nazionali.

I 25 si rifiutano però di istituire una nuova agenzia, sull’esempio della Cia americana.


L’UE punta ad un rafforzamento delle competenze anti terrorismo d’Europol, l’organismo comune delle polizie europee.

L’Ufficio federale di polizia è il servizio centrale che analizza e coordina le informazioni d’intelligence nell’ambito della sicurezza interna svizzera.
In seno a questa struttura, le indagini giudiziarie preventive sono effettuate dal SAP, il Servizio analisi e prevenzione.
In altre parole, intelligence e lotta al terrorismo internazionale.

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