Gli alpinisti, gli uomini senza maschera
A Bressanone, in Alto Adige, si è svolto l'International Mountain Summit, il festival della montagna che ha riunito per la prima volta i migliori alpinisti estremi del mondo. Tra le leggende come Reinhold Messner, abbiamo incontrato le due stelle svizzere: Roger Schäli e Stephan Siegrist, i custodi della parete nord dell'Eiger.
C’era grande attesa al Forum di Bressanone per incontrare i 25 alpinisti più famosi del mondo. Da mesi il Sud Tirolo aspettava questo evento internazionale con trepidazione: manifesti, gigantografie, trailer. Un viavai di turisti, addetti ai lavori, alpini, escursionisti provetti, famiglie al gran completo con gli scarponi, per vivere il primo grande incontro che radunava il gotha dell’alpinismo mondiale.
Ma l’International Summit Mountain non è solo un evento, anzi. È un incontro che consente di vivere da vicino i racconti e le imprese di questi ‘big’ della montagna e confrontarsi con loro a ruota libera. Dei ‘big’ quasi a disagio tra i flash, le interviste, i cerimoniali e le foto di rito.
Gli incontri hanno avuto spesso un denominatore comune: il rapporto tra l’uomo e la montagna e il confronto con il pericolo, la gestione dello stesso per raggiungere i risultati. Il tutto in un’immersione totale che scandaglia anche la visione estrema delle imprese ‘off limits’, alimentando una filosofia di vita che regala gemme di saggezza in relazione alla conoscenza di se stessi. Perché, per molti, la montagna è lo specchio dell’anima.
Ecco perché il motto dell’evento era ” vicino, near, nahe”. Vicino a noi stessi e ai nostri limiti, ma un po’ più rassicurati dalla presenza degli alpinisti che hanno sfidato la natura per poter raccontare il superamento del punto di non ritorno.
Così, mentre Reinhold Messner incantava nelle sue conferenze sulla natura, Hans Kammerlander, raccontava il suo senso estremo della vita a dei giovani universitari, noi abbiamo incontrato al termine di un’escursione in Val di Funes Roger Schäli e Stephan Siegrist, amici da una vita e astri nascenti dell’alpinismo elvetico, capaci di esprimere una nuova interpretazione nelle vie di ascensione.
swissinfo.ch: Roger, tra poco presenterai la tua proiezione ” Sogni d’arrampicata”, il che la dice lunga su come vivi questa magnifica avventura. Hai realizzato un sogno?
Roger Schäli: Sì, ho realizzato il sogno della mia vita. In questi giorni all´IMS ho cercato di immergermi nella storia per riuscire a cogliere la magia di questo mondo oltre il prestigio dei libri. Ho chiesto informazioni su Walter Bonatti il mio faro esistenziale. In comune io, Stephan (Siegrist) , Alexander Huber , Ines (Papert) e tutti gli altri abbiamo la consapevolezza di aver scelto una passione che include, come le vesti della seta, le pieghe del pericolo.
swissinfo.ch: Come è nata la tua passione per la montagna? Il tuo temperamento è molto mite per aver solo trentun’anni. È la montagna che ha formato il tuo carattere, oppure è il tuo carattere che ha domato la montagna?
R.S.: (ride divertito). La mia storia è legata indissolubilmente alla montagna. Fin da piccolo volevo fare la guida alpina. Sicuramente la montagna ha formato il mio carattere che è un po’ introverso. Dalle rocce ho imparato la disciplina e il rispetto. Sono grato alla montagna per l’educazione che mi ha dato.
swissinfo.ch: Hai mai avuto paura di morire? E cosa pensi del destino?
R.S.: Sì, parecchie volte. Ho capito di avere la facoltà per scegliere cosa è meglio fare. La montagna è saggia e bisogna saperla ascoltare. Ognuno di noi vuole vivere e nelle spedizioni lotta con tutte le sue forze per non perdere l’equilibrio. Nella vita sono anche una guida alpina e so cosa vuol dire tutelare la vita degli altri.
swissinfo.ch: E tu Stephan? Ti chiamano tutti ” il custode” dell’Eiger. Raccontaci come vivi questa dimensione? Ti senti un po’ un custode dell’anima dell’Eiger?
Stephan Siegrist: Sì, è vero sono il custode. Sono salito sulle pareti dell’Eiger 26 volte. È la mia montagna in assoluto. Conosco ogni angolo come fosse una donna (ride). Una bella donna.
swissinfo.ch: Nelle tue spedizioni hai sfidato tutto. Il tempo, gli ostacoli, l’imprevisto, il pericolo. Pensi che la vita sia più clemente?
S.S.: No, la vita è più difficile della montagna. Certe volte non ci sono risposte. È tra le rocce che ho preso le decisioni più importanti della mia vita.
swissinfo.ch: Roger, Stephan, perché gli alpinisti sono così autentici?
R.S. e S.S.: Ieri, Alexander Huber ha detto una cosa molto importante. Ai calciatori, per esempio, viene rubata l’adolescenza. Devono solo giocare al pallone e nessuno pensa all’importanza dell’istruzione. Anche nel loro lavoro. Poi capita che spesso non riescano a trasmettere la passione per ciò che fanno. Gli alpinisti sono senza maschera e si arrampicano anche quando stanno seduti.
Ambra Craighero, swissinfo.ch, Bressanone
Nato il 17 dicembre 1972 a Berna, Stephan Siegrist ha fatto le sue prime esperienze in montagna all’età di 11 anni. A 16 anni ha iniziato a scalare le prime pareti rocciose e a 23 ha ottenuto il diploma di guida di montagna.
La sua prima grande ascensione l’ha compiuta a 20 anni, scalando la parete nord dell’Eiger, montagna sulla quale è salito in seguito ancora 26 volte. Per questo Siegrist è anche soprannominato il “custode dell’Eiger”.
Oltre alle montagne del suo Oberland bernese, Siegrist ha però scalato diverse vette anche nell’Himalaya, in Patagonia e in Nord America.
Nato l’otto agostro 1978 a Sörenberg, nel canton Lucerna, Roger Schäli ha superato a 23 anni l’esame di guida alpina.
Da allora si è concentrato completamente sull’arrampicata e sulle scalate. Nel suo palmarès vanta ad esempio la famosa trilogia della Patagonia, composta da Cerro Torres, Cerro Stanhare e Torre Egger, un traguardo raggiunto da pochi alpinisti al mondo.
Nel 2008, nelle prime sei settimane dell’anno, ha superato le sei grandi pareti nord dell’arco alpino (Eiger, Cervino, Grandes Jorasses, Cima Grande, Piz Badile e Dru).
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