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Guantanamo: la Croce rossa interpella Washington

Internati senza possibilità d'appello a Guantanamo: gli accusati di terrorismo USA Keystone

Jakob Kellenberger, presidente del Comitato internazionale della Croce rossa, incontra il segretario di Stato Colin Powell per discutere degli internati nella base statunitense.

A due anni dall’apertura del campo, il CICR si preoccupa per la sorte degli accusati di terrorismo e del loro statuto.

A due anni dall’apertura del centro di internamento, presso la base americana di Guantanamo, i detenuti sono ancora condannati all’incertezza. Il campo è stato aperto dal governo americano a inizio 2002 in seguito agli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001. Con la guerra in Iraq il numero degli internati è aumentato considerevolmente.

Una sentenza della Corte suprema di lunedì ha inoltre riaffermato il diritto del governo americano di mantenere segreti i nomi dei detenuti. Senza giudizio e senza possibilità di appello, i detenuti aspettano il loro destino.

Il Comitato internazionale della Croce rossa (CICR) interviene ora, segnalando un preoccupante deterioramento della salute psichica di molti internati e denunciando il limbo in cui questi sono relegati.

Gli Stati Uniti non hanno infatti ancora determinato lo statuto giuridico applicabile alle circa 660 persone di oltre 40 nazionalità catturate nel quadro della lotta al terrorismo e detenute nel Campo Delta a Guantanamo.

Nel vuoto legale

«Abbiamo delle osservazioni di fondo da fare che concernono la situazione a Guantanamo. Siamo preoccupati perché la loro situazione giuridica è completamente aperta», spiega a swissinfo Florian Westphal, portavoce del CICR.

I prigionieri ignorano infatti la loro sorte e non dispongono di alcun mezzo di ricorso. Tra di loro – deplora la Croce rossa – figurano anche alcuni minori. Il CICR ha chiesto a più riprese alle autorità americane di istituire una procedura giudiziaria conforme alle garanzie previste dal diritto internazionale umanitario per chiarire la situazione di ogni detenuto.

Ma per ora non è il caso: il governo americano, interpellato mercoledì dal quotidiano francese «Le Monde», ha riaffermato che le condizioni di detenzione corrispondono ai criteri del diritto internazionale. Con l’affermazione si concretizza il rifiuto categorico di riconoscere i detenuti come «prigionieri di guerra». Questo rifiuto permette alle autorità americane di perseguire gli internati con il proprio sistema giudiziario.

Diritto di visita

Pur negando loro lo status di prigionieri, gli Usa hanno autorizzato il CICR a visitare i detenuti di Guantanamo, conformemente alla terza Convenzione di Ginevra.

Le visite, compiute dai delegati del Cicr si svolgono regolarmente dal gennaio 2002. «Abbiamo avuto pieno accesso alla quasi totalità dei detenuti. Per pochi l’acceso è stato limitato o negato», si afferma a Ginevra.

Il CICR ha inoltre potuto visitare tutti i minorenni detenuti a Guantanamo. L’organizzazione non rivela il loro numero ma si tratterebbe di 6 giovani. Per il CICR è chiaro che il Campo Delta non è il posto adeguato per i più giovani.

Oltre alle visite, i delegati della Croce rossa internazionale hanno potuto facilitare lo scambio di oltre 8.500 messaggi tra i detenuti e le loro famiglie. Per i prigionieri di Guantanamo, il CICR è in un certo modo il solo tramite con il mondo esterno.

Viaggio a Washington

La Croce rossa intende riaprire la discussione ad alto livello per sbloccare la situazione. Giovedì e venerdì, il presidente del CICR Jakob Kellenberger visita infatti le autorità statunitensi Washington.

«Il presidente Kellenberger spera di fare dei passi avanti nel dialogo: in particolare si aspettano dei progressi significativi sulla definizione della detenzione», continua Florian Westphal. Dalla sua ultima visita nel maggio 2003 non è infatti praticamente cambiato nulla.

Un peso particolare va dato, sempre secondo il portavoce CICR, allo statuto di Saddam Hussein. «Il suo caso evidenzia la necessità di chiarire la posizione legale di chi è privato della libertà», aggiunge Westphal. Implicitamente si afferma come sia difficile non ritenere l’ex-dittatore iracheno un prigioniero di guerra.

swissinfo e agenzie

Il presidente del Comitato internazionale della Croce rossa, lo svizzero Jakob Kellenberger, è in visita ufficiale a Washington il 15 e 16 gennaio.

Nella due giorni incontrerà il segretario di Stato Colin Powell per discutere dello statuto degli internati a Guantanamo.

Si tratta di 660 persone accusate di terrorismo e rinchiuse in attesa di giudizio a partire dal gennaio 2002.

La Croce rossa – in ossequio al suo compito fissato nelle convenzioni internazionali – visita gli internati e garantisce uno scambio minimo di informazioni con le famiglie.

Il traguardo della visita è sbloccare la situazione. Gli internati aspettano un normale procedimento penale che possa giustificare la loro detenzione.

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