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Protesta svizzera contro la repressione a Cuba

L'opposizione cubana ha vita difficile dopo il giro di vite segnato da condanne draconiane RTS

La Svizzera condanna l'ondata di repressione lanciata dal regime di Fidel Castro, come le esecuzioni sommarie di tre oppositori, venerdì scorso.

Un messaggio dai toni espliciti è stato trasmesso alle autorità cubane dall’ambasciatore svizzero all’Avana.

«Martedì mattina l’ambasciatore Jean-Claude Richard ha trasmesso la ferma protesta elvetica al ministro cubano degli affari esteri», precisa a swissinfo Livio Zanolari, portavoce del ministero degli affari esteri (DFAE).

Il messaggio deplora in primo luogo il ricorso alla pena di morte. Durante gli ultimi tre anni, il regime castrista non aveva più fatto ricorso alla pena capitale.

«Queste esecuzioni sono un passo indietro deplorevole rispetto alla moratoria di fatto che le autorità cubane rispettavano dall’aprile 2000», ha aggiunto ad un’agenzia stampa Elizardo Sanchez, il direttore della Commissione cubana per i diritti umani e per la riconciliazione nazionale, un’organizzazione non governativa illegale a Cuba.

Processi per direttissima

Incurante delle critiche internazionali, il regime cubano ha fatto fucilare venerdì scorso i tre principali responsabili del sequestro e del dirottamento di un traghetto, avvenuto il due aprile scorso. Il verdetto è arrivato dopo una procedura giudiziaria per direttissima.

I tre condannati a morte, aiutati da altri otto complici, volevano fare rotta verso gli Stati Uniti. Per raggiungere il loro traguardo avevano preso in ostaggio gli altri trenta passeggeri a bordo del traghetto Baragua.

L’altro punto del messaggio consegnato dall’ambasciatore Jean-Claude Richard si occupa dell’ondata di repressione che attualmente colpisce i dissidenti del regime castrista.

Misure forti contro i dissidenti

La giustizia cubana ha appena condannato a pene durissime 75 oppositori al regime. Fra questi c’è anche l’economista Marta Beatriz Roque. Questa figura emblematica della dissidenza è stata condannata a 20 anni di prigione.

Hector Palacios, uno dei responsabili del progetto Varala (un tentativo di democratizzare Cuba utilizzando il diritto di petizione contemplato dalla Costituzione cubana), è stato condannato a 25 anni di reclusione.

Questo irrigidimento plateale del regime di Fidel Castro non è dunque sfuggito alla diplomazia elvetica. «Già dieci giorni fa, all’indomani delle condanne, il responsabile per le Americhe del DFAE, Christian Hauswirth, ha convocato l’ambasciatrice cubana a Berna, alla quale ha consegnato una nota di protesta del governo svizzero», ricorda Livio Zanolari.

Una risoluzione a Ginevra

E non è tutto. Secondo Livio Zanolari, la Svizzera intende sostenere una risoluzione che passerà mercoledì al voto a Ginevra, durante la seduta della Commissione dei diritti dell’uomo della Nazioni unite.

Redatta da quattro paesi latinoamericani (Uruguay, Perù, Nicaragua e Costa Rica), il testo chiede l’invio a Cuba del rappresentante personale dell’Alto commissario dell’ONU per i diritti umani e la piena collaborazione delle autorità cubane alla sua missione.

Progetto di sviluppo in pericolo?

Ancora aperte sono le conseguenze che potrebbe avere il progetto pilota della DSC, la Direzione svizzera per lo sviluppo e la cooperazione, attualmente seguito a Cuba. «Lanciato nel settembre 2000, il programma persegue tre traguardi: l’aiuto umanitario, lo sviluppo agricolo e il rafforzamento delle amministrazioni locali», ricorda Ursula Läubli, responsabile del progetto della DSC.

Il mese prossimo è prevista una valutazione dell’impegno cubano della DSC. L’esame dovrà chiarire le prospettive future della collaborazione tra autorità elvetiche e l’isola latinoamericana.

Secondo l’ambasciatore Jean-Claude Richard, le proteste svizzere non dovrebbero avere delle conseguenze sull’attività della DSC. Livio Zanolari ha tenuto a precisare che per il momento non si riscontra la volontà di interrompere la cooperazione per motivi politici.

Swissinfo, Frédéric Burnand, Ginevra
(traduzione: Daniele Papacella)

75 oppositori al regime castrista sono stati condannati recentemente a pene severissime
3 dirottatori di un traghetto sono stati condannati a morte la settimana scorsa

Il caso dei dirottatori del traghetto aveva suscitato scalpore a inizio aprile. Con trenta ostaggi a bordo, gli autori del gesto intendevano fuggire dall’isola per raggiungere gli Stati Uniti.

Per mancanza di carburante, l’imbarcazione non era riuscita a raggiungere la costa della Florida.

La condanna a morte di tre fra i protagonisti – quelli ritenuti ideatori dell’azione – ha suscitato una serie di proteste a livello internazionale.

Ma la repressione interna non tocca solo chi vuole lasciare il paese: anche gli oppositori politici devono fare i conti con un regime più oppressivo.

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