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Schmid per riforme della Corte di Strasburgo

Profonde riforme attendono la Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo. www.britannica.com/Kpalion

Durante l'ultima giornata del vertice del Consiglio d'Europa, Samuel Schmid ha lanciato un appello per una riforma della Corte europea dei diritti dell'Uomo.

Il presidente della Confederazione ha pure appoggiato il progetto di un rapporto sulle relazioni tra Consiglio d’Europa, UE e OSCE.

Intervenendo martedì davanti ai capi di Stato e di Governo dei paesi membri del Consiglio d’Europa (CoE), riuniti a Varsavia, il consigliere federale ha auspicato una riforma della Corte europea dei diritti umani.

Samuel Schmid ha ricordato che la Corte di Strasburgo è sovraccarica: attualmente circa 80’000 incartamenti aspettano di essere trattati. La procedura necessita modifiche e semplificazioni, ha osservato.

Riforme devono essere profonde

Il ministro elvetico ha quindi esortato gli Stati membri del CoE che non lo hanno ancora fatto a ratificare il protocollo aggiuntivo 14 della Convenzione europea dei diritti umani, adottato dal comitato dei ministri nel maggio 2004.

Il testo prevede in particolare l’accelerazione delle pratiche di casi «disperati» (che non sono di competenza della Corte ma che rappresentano dal 90 al 95 % dei ricorsi). Il protocollo lascia la decisione di irricevibilità a un solo giudice, invece che a un collegio di tre magistrati come finora.

Ma questa modifica da sola non basta, ha rilevato Schmid. Lunedì, del resto, il presidente della Corte di Strasburgo, lo svizzero Luzius Wildhaber, aveva chiesto ai 46 Stati membri di costituire un comitato ad hoc per riflettere sul futuro della giurisdizione. Una richiesta poi sostenuta dalla maggioranza dei presenti, che l’hanno inserita nella dichiarazione finale.

Più sinergie con l’UE e l’OSCE

In questo testo, i capi di Stato e di Governo dei paesi membri del CoE hanno pure iscritto il progetto di redigere un rapporto tra Consiglio d’Europa, Unione Europea ed Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa. L’idea, appoggiata pure da Samuel Schmid, era stata formulata dal primo ministro del Lussemburgo, Jean-Claude Juncker.

L’obiettivo è di far sì che le tre entità lavorino assieme e non ognuna nel suo proprio angolo.

Un obiettivo ribadito da Schmid: «Le tre organizzazioni devono completarsi in maniera opportuna e sfruttare le possibili sinergie» e un simile progetto fornisce un «contributo estremamente utile».

Non facendo parte dell’Unione Europea, per la Svizzera la questione di una cooperazione maggiore tra le tre organizzazioni è molto importante, ha inoltre aggiunto il consigliere federale.

Diversi incontri bilaterali

Nel corso dei due giorni trascorsi in Polonia, il presidente della Confederazione ha avuto diversi colloqui bilaterali.

Martedì, prima di far rientro in Svizzera, Schmid si è intrattenuto col suo omologo macedone, Branko Crvenkovski, col quale ha evocato la situazione nei Balcani. Un tema – questo – che già aveva avuto modo di discutere la vigilia col presidente bulgaro Gheorghi Parvanov.

Oltre a questi due incontri, il consigliere federale si è incontrato pure con il premier del Liechtenstein, Othmar Hasler, e col presidente della Repubblica di Cipro, Tassos Papadopoulos. A quest’ultimo ha indicato che nel caso in cui i negoziati sulla questione cipriota dovessero riprendere, la Svizzera è d’accordo per organizzare nuovi negoziati al Bürgenstock, nel canton Nidvaldo.

Tra 50 e 60 capi di Stato e di Governo degli Stati membri del Consiglio d’Europa (CoE) si sono riuniti lunedì e martedì a Varsavia
L’incontro di Varsavia è il terzo di questo genere dalla creazione del Consiglio, dopo quelli di Vienna nel 1993 e di Strasburgo nel 1997
Nella dichiarazione finale, hanno incaricato il presidente in esercizio dell’UE, il lussemburghese Jean-Claude Juncker, di redigere un rapporto sulle relazioni tra il CoE e l’UE
È stato inoltre adottato un piano d’azione per studiare le possibilità di riforma e il futuro del CoE

Il Consiglio d’Europa, creato nel 1949, raggruppa 46 Paesi ed ha sede a Strasburgo.
È stato fondato allo scopo di tutelare i diritti dell’uomo e la democrazia parlamentare, nonché di garantire il primato del diritto.
Dal 1989 ha come missione essenziale di assistere i Paesi dell’Europa centrale e orientale nelle loro riforme politiche e economiche.

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