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Stop alla violenza contro le donne

Dal 2004 la violenza domestica è perseguibile anche senza una denuncia della vittima swissinfo.ch

La Svizzera non fa abbastanza per proteggere le donne dalla violenza domestica: è l'opinione della sezione svizzera di Amnesty International.

L’organizzazione vorrebbe una maggiore coordinazione tra cantoni e confederazione, più posti nei centri d’accoglienza, più sostegno per le immigrate.

Le richieste di Amnesty International – fatte alla vigilia della giornata internazionale dell’Onu contro la violenza nei confronti delle donne, venerdì, verranno ripetute in Svizzera per tutto il 2006, durante il quale la sezione svizzera dell’organizzazione lancia una campagna sulla violenza domestica.

«La Svizzera fa qualcosa, ma non abbastanza, se si prendono ad esempio altri paesi», dice a swissinfo Stella Jegher, portavoce della campagna contro la violenza domestica in Svizzera di Amnesty.

«Vi sono delle leggi cantonali per tenere i mariti violenti lontani da casa e a livello nazionale è in preparazione una legge. Ma altri paesi, come l’Austria e la Spagna, fanno di più».

Una delle preoccupazioni maggiori in Svizzera è la mancanza di posti nei centri d’accoglienza per le donne vittime di violenza. La Svizzera non raggiunge il minimo di 980 letti raccomandati dal Consiglio d’Europa, visto che ne mette a disposizione solo 189.

«Il finanziamento di questi centri non sembra una delle priorità, eppure è denaro ben investito», pensa Stella Jegher, che aggiunge: «È difficile giudicare il costo esatto della violenza domestica, ma alcuni studi hanno suggerito che costa alla Svizzera 400 milioni di franchi l’anno, soprattutto in interventi della polizia e in assistenza sociale».

Programmi di formazione

Tra le richieste formulate da Amnesty svizzera, una maggiore preparazione degli ufficiali di polizia e degli assistenti sociali, programmi speciali nelle scuole ed un intervento mirato nei confronti di chi commette atti di violenza.

«Dobbiamo avere programmi di riabilitazione per gli aggressori, perché capiscano e superino le cause della violenza», dice.

Nel 1997 un’inchiesta del Consiglio d’Europa ha stabilito che un quinto delle donne residenti nei paesi membri, compresa la Svizzera, erano state vittime di violenza fisica o sessuale all’interno della coppia.

Monique Aeschbacher, responsabile del Servizio per la lotta alla violenza dell’Ufficio federale per l’uguaglianza fra donna e uomo, mette però anche in evidenza i progressi fatti in Svizzera.

Dal 1° aprile 2004 ad esempio gli atti di violenza domestica sono perseguibili d’ufficio, anche senza una denuncia formale della vittima.

«Ma sono d’accordo con Amnesty che ci sarà ancora molto da fare, finché in Svizzera esisterà la violenza domestica», aggiunge Monique Aeschbacher.

«Ma almeno ora abbiamo una buona base legale nei cantoni per poterci occupare del problema, ma ci vuole tempo per valutare quanto sia efficace nella pratica. Inoltre, a causa dei soliti tagli finanziari, molti buoni programmi vengono cancellati. È triste, ma è la realtà».

swissinfo

La giornata internazionale contro la violenza nei confronti delle donne, il 25 novembre, inaugura una campagna di 16 giorni di attività.

La campagna dell’Onu è stata ispirata dall’Istituto globale per la leadership delle donne.

Secondo uno studio pubblicato giovedì dall’Organizzazione mondiale della sanità in dieci paesi (la Svizzera non è inclusa), una donna su sei subisce violenze domestiche.

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