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2002: L’anno dell’Expo

Immagini di Expo.02 dall'album dei ricordi della signora Elsa Elsa Koenig-Caderas

Come Expo.02 ha saputo risollevarsi dopo lo smacco d'immagine dovuto ai problemi finanziari e diventare l'evento di una generazione.

Expo.02 è piaciuta molto alla gente; la ricordiamo perciò con una visitatrice-tipo di Neuchâtel: Elsa Koenig-Caderas.

L’Esposizione nazionale ha avuto un parto travagliatissimo, per i ritardi, le difficoltà nella gestione e il ben noto deficit finanziario.

Negli anni di boom della borsa, si è pensato molto ingenuamente di far conto sul mecenatismo delle imprese private per finanziare una grossa fetta di un progetto di portata nazionale.

L’illusione dello sponsoring ha ripetutamente costretto i responsabili di Expo.02 a fare “l’elemosina” in Parlamento e solo a botte di crediti supplementari l’evento è andato in porto.

Una “festa” un po’ cara ma riuscita

Se dal punto di vista finanziario e della gestione Expo.02 non ha dato una buona immagine della proverbiale efficienza elvetica, creando a volte l’impressione di essere lasciata troppo all’improvvisazione, il risultato finale, dal punto di vista della soddisfazione dei visitatori, è stato coronato dal successo popolare. Chi ha visitato le arteplage ne è rimasto soddisfatto.

Per i più critici i contenuti dell’Expo non sono andati però molto più in là dell’assemblaggio di progetti artistici, pur di buon livello. La manifestazione nazionale non ha saputo in altre parole creare dei legami nuovi e profondi tra le diverse regioni e mentalità del Paese.

Secondo il quotidiano svizzero-tedesco Neue Zürcher Zeitung, l’Expo una cosa importante l’ha comunque insegnata: la gioia. Alle porte delle arteplage, scriveva il quotidiano zurighese, gli svizzeri si sono lasciati il cinismo, il cattivo umore e la rassegnazione.

Röstigraben e legami del cuore

Per Elsa Koenig-Caderas, settanta anni residente a Neuchatêl, niente di più vero. Con il suo pass stagionale ha visitato molte volte le arteplage. l’Expo è stata per lei un’esperienza indimenticabile.

La signora Elsa è originaria dei Grigioni. Ha frequentato le scuole a San Gallo e ha vissuto poi tutta la sua vita adulta in Romandia, prima a Vevey e poi a Neuchatêl. Insomma per lei le barriere linguistiche e culturali non sono un problema.

Per qualcuno ad esempio le attese in coda sono state un deterrente a visitare i padiglioni, ma non per lei. Per una poliglotta come Elsa, è stato anche un modo di conoscere le persone, di osservarle sotto una luce diversa. “Nessuno spingeva o si innervosiva, come capita invece nelle stazioni sciistiche”, ricorda.

Ma più che un’opportunità di creare nuovi contatti, l’Expo ha rappresentato l’occasione di rivedere amici e parenti che vivono lontano. Con la scusa dell’Expo sono andate a trovare la signora Elsa almeno una trentina di persone, alcuni di una certa età, che altrimenti non avrebbero mai intrapreso il lungo viaggio dai Grigioni.

Insomma, se era troppo pretendere che l’Expo colmasse per sei mesi il röstigraben, almeno molte famiglie svizzere e amici sparsi sul territorio ha contribuito a riunirli.

Compagni di scuola e di affari. Uno sguardo a ciò che resterà di Expo.02

Hans Stöckli, sindaco di Bienne, che per l’Expo e per la promozione della regione è stato tra i più attivi, ce lo conferma proprio con la sua esperienza personale. La Regione dei Tre Laghi è una zona di forte mobilità. Tanti sono i suoi figli che si sono trasferiti in altre regioni della Svizzera.

“Ho rivisto molte persone che avevo perso di vista e come me tanti hanno organizzato riunioni di classe e di famiglia sulle arteplage. Io sono ad esempio il solo della mia classe a non essere andato via da Bienne”, racconta il sindaco della città a swissinfo.

Ma oltre che di ricordi parliamo con Hans Stöckli anche del futuro della Regione dei Tre Laghi. Cosa resterà dell’avventura Expo.02, non solo a livello di strutture, ma anche di idee e di impulsi?

“La Regione dei Tre Laghi era Terra Incognita per gli svizzeri prima di Expo.02”, risponde. “Ora i cantoni che ne fanno parte hanno intenzione di creare una lobby, un marchio continuare la collaborazione non solo nel settore turistico, ma anche in quello economico.”

Intanto i contatti intercantonali nati sull’onda idealistica dell’esposizione nazionale, potranno avvalersi anche di supporti strategici migliori. Molte infrastrutture ferroviarie e stradali sono state create o ristrutturate ad hoc per Expo per favorire proprio l’accessibilità della Regione.

L’irresistibile leggerezza delle arteplage

Ma torniamo ai ricordi un po’ nostalgici della nostra visitatrice-tipo. Ho chiesto ad Elsa Koenig-Caderas cosa ha rappresentato Expo.02 per le persone della sua generazione.

“Era divertente incontrare i miei conoscenti di Neuchatêl sull’arteplage, molto spesso degli appassionati come me. Ma conosco anche delle persone che non hanno messo piede all’Expo per principio, perché è costata troppo cara. Una forma di autopunizione dico io.”

Una delle esperienze più belle fatte dalla signora Elsa è stato il padiglione Aua extrema. Con i suoi nipoti o da sola si è divertita molto a vedere gli svizzeri, di solito riservati, passeggiare scalzi nell’acqua, beati come bambini.

Un giudizio in sintonia con quello del direttore artistico di Expo.02. Martin Heller ha definito la manifestazione proprio un esercizio di “decontrazione nazionale”.

Raffaella Rossello, swissinfo

Bilancio valutato a più di 1,5 miliardi
Deficit globale: 563 milioni di franchi
3,7 milioni di biglietti venduti: due terzi giornalieri
10,3 milioni di entrate: 4,2 milioni di persone hanno visto Expo.02
500mila i visitatori stranieri
9,900 posti di lavoro creati durante Expo.02
Più di 900 milioni i franchi affluiti nella Regione dei Tre Laghi

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