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Caos Libia, scontri fra milizie dei due premier a Tripoli

Almeno tredici morti negli scontri a Tripoli fra milizie governative e quelle fedeli al governo parallelo. (Immagine d'archivio) KEYSTONE/AP/Yousef Murad sda-ats

(Keystone-ATS) La guerra civile che da undici anni squassa la Libia ha avuto un nuovo capitolo con scontri a Tripoli fra milizie fedeli al premier nominato dal parlamento, Fathi Bashagha, e altre che sostengono il primo ministro riconosciuto dall’Onu, Abdel Hamid Dbeibah.

In serata il bilancio provvisorio dei combattimenti scatenati dal tentativo di Bashagha di prendere il controllo della capitale era di almeno tredici morti e oltre cento feriti.

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La tensione, che era andata crescendo nelle ultime settimane, è degenerata nella notte nello scontro aperto fra milizie: da un lato i filo-Bashaga già insediati nella capitale, con in prima fila la “Brigata dei rivoluzionari di Tripoli” guidata da Haitem Tajouri, e dall’altro formazioni pro-Dbeibah, con in testa la “Forza di supporto alla stabilizzazione” di Abdelghani al-Kikli, detto “Ghnewa”.

Anche se è dalla parte di Bashagha, non vi sono indicazioni che sia coinvolto direttamente l’Esercito nazionale libico del generale Khalifa Haftar, che aveva tentato invano di conquistare Tripoli tra l’aprile 2019 e il giugno 2020 nell’ambito di quella guerra per procura che è ormai da tempo caratterizza questo conflitto: Russia, Egitto ed Emirati, in qualche modo Francia, più o meno apertamente sostengono l’est haftariano in cui è finora relegato Bashagha, mentre soprattutto Turchia, Algeria ed Emirati proteggono e sostengono Dbeibah.

Tredici morti, oltre 100 feriti

Il bilancio di sangue, che oltre ai tredici morti conta anche 95 feriti e altre 38 persone curate in ospedale e poi dimesse, è stato fornito dal ministero della sanità di Dbeibah. Fra vittime e feriti ci sono anche diversi civili come un comico, Mustafa Baraka, colpito al petto e ucciso mentre riprendeva in video gli scontri per uno dei suoi tanti post sulle reti sociali.

È stato lo stesso Bashagha, che già in maggio aveva tentato invano di entrare a Tripoli, ad annunciare che una “professionale” operazione “militare” denominata “la Grande Pesca” è stata lanciata per eliminare le milizie che appoggiano Dbeibah, il cui governo è “strenuamente attaccato al potere” nonostante il parlamento lo abbia dichiarato decaduto già a febbraio.

Il premier insediato dall’Onu per organizzare le elezioni nel dicembre scorso, poi slittate sine die, ha accusato Bashagha di aver rifiutato negoziati per organizzare la tornata elettorale entro la fine dell’anno.

Tripoli nel caos

Gli scontri, segnalati in almeno sette punti della capitale e anche con l’uso di armi pesanti, hanno “distrutto edifici pubblici e privati”, come ha riportato la rete televisiva qatariana Al Jazeera sintetizzando un dichiarazione dell’Alto consiglio di Stato. Quattro veicoli delle forze pro-Bashagha sono stati distrutti da un attacco portato con droni pilotati dalla sala operativa delle milizie di Dbeibah. La capitale appare nel caos: fra l’altro sono stati segnalati “incendi”, difficoltà per le ambulanze a spostarsi per soccorrere i feriti e una fuga di massa da un centro di detenzione per profughi.

Dalle informazioni rilanciate dai media risultano movimenti di milizie anche intorno a Tripoli: soprattutto c’è stato un tentativo da parte di Bashagha di entrare nella capitale muovendo da Misurata con la brigata 217. Ma si sarebbe bloccato già dopo pochi chilometri, a Zliten.

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