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Casse pensioni stanno bene, grado di copertura a massimi da 10 anni

Gli orizzonti per gli assicurati si fanno più sgombri da nubi, anche se rimane il problema del rendimento a lungo termine. KEYSTONE/ENNIO LEANZA sda-ats

(Keystone-ATS) Le casse pensioni svizzere stanno bene, più di quanto ormai stessero da tempo: il grado di copertura si attesta al 117,2%, il livello più alto degli ultimi dieci anni.

È quanto emerge da uno studio pubblicato oggi da Swisscanto, società di investimento che appartiene alla banca cantonale di Zurigo (ZKB).

L’anno scorso la pandemia ha lasciato il segno sugli investimenti, ma la rapida ripresa dei mercati azionari dopo il crollo subito in primavera ha permesso di ottenere un rendimento medio di quasi il 4%. Un dato che ha consentito agli istituti di previdenza di aumentare la stabilità finanziaria e le riserve.

Le differenze fra le casse sono però sensibili: la migliore ha beneficiato di una performance del +12,3%, mentre la peggiore ha subito un -6,5%. In generale gli istituti più grandi e professionali hanno ottenuto risultati lievemente migliori. Molte casse hanno usato i fondi per aumentare le riserve di fluttuazione. Secondo lo studio quasi il 70% ha raggiunto almeno per tre quarti gli obiettivi in materia di riserve di tal tipo.

Alla luce del perdurare dei bassi tassi d’interesse i fondi pensione si concentrano sempre più sulle azioni invece che sulle obbligazioni. La quota dei certificati di proprietà è salita al 32,7%, un massimo storico, mentre quella di obbligazioni è scesa al minimo storico del 28,9%.

Gli istituti del secondo pilastro amministrano per conto degli assicurati oltre 1000 miliardi di franchi e così facendo influenzano anche in clima, argomentano gli autori della ricerca. Per la prima volta nell’ambito dello studio è perciò stato effettuato un sondaggio sugli standard ESG (environmental, social and governance, cioè ambientali, sociali e di buon governo d’impresa). Il 25% delle 514 casse interrogate hanno già introdotto criteri ESG (contro l’8% nel 2015) e un ulteriore 9% lo farà nei prossimi tre anni. Per un altro quarto degli interpellati il tema è in discussione. Solo il 17% misura però attualmente l’impatto del suo portafoglio in materia di emissioni di CO2.

“L’inclusione di criteri ESG nel processo d’investimento riduce i rischi”, afferma Iwan Deplazes, specialista presso la ZKB, citato in un comunicato. “E anche il livello degli attivi in gestione dà un contributo importante alla lotta contro il cambiamento climatico”. Secondo Deplazes i gestori patrimoniali e le casse pensioni hanno una speciale responsabilità nei confronti dei giovani assicurati, che sono già svantaggiati nel secondo pilastro a causa della ridistribuzione che avviene dalle persone attive ai pensionati. “Un investimento coerente e rispettoso del clima aiuta a porre fine alla ridistribuzione indiretta da giovani ad anziani a spese del pianeta”, conclude l’esperto.

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