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Democrazia diretta in Svizzera

CN: iniziativa 10 milioni, si va verso bocciatura

Keystone-SDA

UDC contro tutti. Così si possono riassumere le prime tre ore di dibattito tenutosi oggi al Consiglio nazionale - le discussioni e i voti finali sono attesi per giovedì - sull'iniziativa democentrista "No a una Svizzera da 10 milioni".

(Keystone-ATS) Tutti i gruppi parlamentari sotto il “Cupolone” raccomandano la bocciatura di un testo che, se accolto, non risolverà affatto i problemi legati all’immigrazione, ma porterà alla disdetta degli accordi bilaterali con l’Ue, con ripercussioni negative sulla prosperità della Svizzera.

L’iniziativa

Secondo l’iniziativa, prima del 2050 la popolazione residente permanente della Svizzera non può superare i 10 milioni di abitanti. Se la popolazione superasse i nove milioni e mezzo di abitanti prima del 2050, per garantire il rispetto del limite di 10 milioni il Consiglio federale e l’Assemblea federale dovrebbero prendere provvedimenti a livello legislativo, riguardanti in particolare il settore dell’asilo e del ricongiungimento familiare. Alle persone ammesse provvisoriamente non sarebbe più accordato il diritto di soggiorno duraturo.

Se la popolazione residente permanente superasse il limite di 10 milioni prima o dopo il 2050, sarebbero necessarie altre misure di carattere legislativo. L’iniziativa chiede, per esempio, di denunciare diversi trattati internazionali che promuovono la crescita demografica: l’Accordo con l’UE e i suoi Stati membri sulla libera circolazione delle persone (ALC) dovrebbe essere denunciato dopo due anni dal primo superamento del limite se non fosse possibile negoziare o invocare alcuna clausola di eccezione o di salvaguardia.

Prosperità in pericolo

Ma sia per la commissione, che ha respinto il testo nettamente, sia per gli altri gruppi parlamentari, fissare tetti rigidi all’immigrazione nella Costituzione federale non risolverà i problemi denunciati dall’iniziativa, come la scarsità di alloggi, e il rincaro di quelli esistenti, la pressione sulla infrastrutture o gli ingorghi sulle strade, sui bus, nelle stazioni.

Tutte preoccupazioni legittime, per carità, hanno sottolineato diversi deputati, alla cui soluzione l’iniziativa dà però una risposta semplicistica, come sostenuto in aula da Greta Gysin (Verdi/TI), secondo cui l’iniziativa – isolazionista, xenofoba e retrograda a suo avviso – farà senz’altro guadagnare qualche voto all’UDC, ma non risolve nulla.

Per l’ecologista ticinese, al pari dei colleghi di altri partiti, l’iniziativa democentrista mette soprattutto in grave pericolo le relazioni della Svizzera con l’Ue in un momento di incertezza come quello che stiamo vivendo. Che piaccia o meno, la libera circolazione delle persone consente alle imprese di occupare quei posti di lavoro che rimarrebbero scoperti a causa della scarsità di manodopera in loco, per non parlare dell’importanza che gli stranieri rivestono nel sistema sanitario elvetico e senza i quali tutto di bloccherebbe. I bilaterali, è stato ricordato, sono fondamentali per la prosperità del Paese e il benessere della popolazione.

Una disdetta dell’Accordo sulla libera circolazione, inoltre, avrebbe come conseguenza la fine degli altri accordi bilaterali, come quelli di Schengen e Dublino. Non solo è in gioco la sicurezza del Paese, ma senza Dublino, per esempio, non potremmo più riconsegnare i richiedenti asilo che hanno già inoltrato domanda di protezione in uno stato europeo.

Ma che cosa fare di fronte ai legittimi problemi sollevati dalla proposta UDC? Per la maggioranza esistono già a livello legislativo misure per arginare l’immigrazione, come la preferenza indigena, o gli sforzi esperiti per sfruttare al massimo la forza lavoro, specie donne, interna al paese. Oltre a ciò si potrebbero incitare i lavoratori anziani a rimanere più a lungo attivi.

Fra l’altro, non bisogna dimenticare la clausola di salvaguardia negoziata presente nei bilaterali III, ora in consultazione, che dovrebbe proteggerci dalle ripercussioni negative di un’eccessiva immigrazione.

Siamo in troppi

Ma per l’UDC è giunto il momento di prendere di petto i problemi generati dalla sostenuta immigrazione degli ultimi 25 anni, ossia dall’entrata in vigore dei bilaterali I e della libera circolazione, con una popolazione passata nel giro di poco più di due decenni da 7,2 milioni a 9,5 milioni di residenti.

Abbiamo senz’altro bisogno di immigrazione, hanno affermato diversi esponenti democentristi, ma dev’essere di qualità e moderata per consentire alle infrastrutture di tenere il passo. Invece i problemi sono sotto gli occhi di tutti: scarsità di alloggi, strade, trasporti pubblici e scuole intasate, pressione sui salari, per non parlare della criminalità importata e delle difficoltà di integrazione per questa massa crescente di stranieri. Tutto ciò richiederà sempre più alloggi, ospedali, scuole, strada, energia, con buona pace degli ecologisti e dello sviluppo sostenibile da loro propugnato, ha affermato Lars Guggisberg (BE).

A causa di questa massiccia presenza, molti Svizzeri si sentono stranieri nel proprio paese, ha aggiunto dal canto suo il turgoviese Pascal Schmid. La popolazione, si è detto convinto il banchiere zurighese Thomas Matter, vuole che “la Svizzera rimanga Svizzera”.

Evitare il disastro

Come detto, tutti i gruppi parlamentari voteranno contro la modifica costituzionale auspicata dall’UDC. Ciò vale anche per l’Alleanza del Centro che vorrebbe però opporre all’iniziativa un controprogetto diretto a livello costituzionale. In commissione la maggioranza si è opposta sostenendo che la controproposta presenta gli stessi difetti dell’iniziativa, fissando tetti massimi (9,5 milioni e 10 milioni di abitanti) del tutto arbitrari.

Per Gerhard Pfister (ZG) e Giorgio Fonio (TI), l’iniziativa UDC solleva quesiti legittimi ma dà risposte sbagliate. Tuttavia è importante dare agli elettori un’alternativa costruttiva e realistica al fine di rispondere ai crucci della popolazione, evitando però di disdire gli accordi bilaterali con l’Ue, ma obbligando almeno il Consiglio federale a cercare soluzioni con Bruxelles.

Più diretto invece Nicolo Paganini nelle riflessioni consegnate al plenum: senza un controprogetto rischiamo un brutto risveglio alle urne, ha messo in guardia. A parere del sangallese, bisogna evitare un disastro, tanto più probabile se in parlamento non si farà nulla.

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