
Baselitz mette l’Hermitage sottosopra

Dal 30 giugno al 29 settembre cento opere del maestro tedesco – tra sculture, disegni, oli e stampe – riempiono il placido museo losannese di colori.
A 68 anni, Georg Baselitz presenta – in gran parte attraverso la sua collezione personale – un’opera di ricchezza e varietà impressionante.
Qualche stupore per i consueti visitatori della Fondation de l’Hermitage di Losanna, abituati a salire la collina, traversare il parco in ordine perfetto, attardarsi nelle stanze color pastello di questa villetta ottocentesca, per ammirare i maestri dell’impressionismo (spesso in mostre di alto lignaggio, come le recenti Impressions du Nord sui maestri boreali).
Oggi si trovano di fronte a un’orgia di colori brutali. Per la prima volta il pacato museo vodese apre i suoi spazi a un artista vivente e tra i più noti e appariscenti.
Un pittore della provocazione
Georg Baselitz (nome d’arte di Hans-Georg Kern) è oggi considerato uno dei massimi pittori tedeschi ed europei, un erede di Picasso e Bacon, ma la sua fama è spesso stata condita con un profumo di scandalo: la sua prima personale, nel 1963, alla galleria Werner & Katz di Berlino, fece scalpore.
Quadri sequestrati, processo pubblico, immagini sessualmente esplicite e uno stile saturato e violento. Guarda caso si parlò – per la nuova generazione di pittori in cui Baselitz s’inseriva – di “Nuovi selvaggi” o “neo-espressionisti”.
“Non è un caso che oggi Baselitz approdi all’Hermitage”, spiega Juliane Consandier, direttrice “la sua opera è infatti in costante dialogo con la tradizione pittorica precedente”.
Come non vedere, infatti, nel maialino di Das Motiv mit schwarz o nell’albero di Das Motiv: der Baum (entrambi del 1988) una rimembranza di Soutine? O in certi visi dai tratti esulcerati una linea pittorica che sale da Ensor, verso Nolde, verso Bacon?
Come non ricordare la passione (anche di collezionista) di Baselitz per il manierismo italiano, per il Pontormo, su su fino ai tagli nella tela di Lucio Fontana (un cerchio bianco, spesso reperibile tra i colori delle ultime tele, ha una funzione di “rottura di superficie” e di “feritoia del quadro” certamente affine alle coltellate di Fontana)?
Fedele alla figurazione
E’ un fatto centrale, fondante, della pittura di Baselitz: in un’epoca in cui l’informale e l’astrazione prendevano il sopravvento, il pittore è sempre rimasto fedele alla figurazione, seppure stravolta, deformata, potentemente estratta dalle viscere di un sentire incandescente.
La mostra losannese ci offre una dimostrazione esemplare, mettendo in primo piano la straordinaria perizia tecnica del pittore. Baselitz sperimenta e provoca, anche perché possiede tutte le sottigliezze dello stile.
Basti osservare i disegni manieristi di Lockenkopf mit Beil (1967), le chiazze d’acquarello su cui si staglia un’aquila al carboncino (Adler, 1977) o i colori più chiari degli oli recenti, in cui un don Chisciotte a cavallo attraversa il quadro con evocativa solitudine (Noch sieht man die Berge nicht, 2003), per capire quanto l’innovazione, per questo pittore, non sia mai fine a se stessa.
Dipinti sottosopra
A partire dal 1969, Baselitz inizia a dipingere le sue tele a rovescio (nell’esposizione ci si fermi di fronte al sublime ritratto della moglie Elke, del 1975) e il formato “monumentale” prende il sopravvento (a Losanna, tre stupendi “soggetti popolari”, del 1998 dimostrano una perizia plastico-spaziale estrema).
Ed è sempre a partire da un dialogo stilistico, formale, plastico, che Baselitz provoca il quadro (e le sue resistenze), provoca il pubblico (e le sue convenzioni).
L’esposizione losannese si nutre in gran parte della collezione privata dell’artista: è dunque più una personale che una retrospettiva in senso proprio, nonostante l’ampiezza temporale delle opere presentate (dal 1963 al 2003).
L’appassionato di Baselitz noterà l’assenza dei soggetti tabù (il fallo maschile, esibito) o la relativa rarità di grandi serie pittoriche (è certo peccato trovare l’ammirevole Bubenschneiden 11, estraendolo dal continuum di variazioni in cui s’inserisce).
Ma si tratta di “ammanchi” che rispondono a una scelta precisa, a una sorta di intimità della visione, tanto più fruttuosa per un’opera chiaramente estroversa e provocatoria.
“L’unica cosa che importa” afferma giustamente il curatore della mostra Ranier Michael Masonm “è per Baselitz la possibilità di continuare a dipingere”.
L’esposizione alla Fondation de l’Hermitage si visita allora così, con gli occhi spalancati su un percorso pittorico debordante, in un superamento costante, che è anche costante dialogo con lo spettatore e con il senso della pittura. Una bella botta d’energia.
swissinfo, Pierre Lepori
La mostra BASELITZ è aperta dal 30 giugno al 29 ottobre 2006 alla Fondation de l’Hermitage di Losanna e si compone di un centinaio di opere dell’artista tedesco (oli, acquarelli, stampe, disegni, sculture). E’ curata da Ranier Michael Mason. Un catalogo di 179 pagine, curato da Ranier Michael Mason e Eric Darragon, è pubblicato dalla Bibliothèques des Arts di Losanna.
Hans-Georg Kern è nato il 23 gennaio 1938 a Deutschbaselitz (DDR) ed ha assunto il nome d’arte di Baselitz, in omaggio alla città natale, nel 1961.
Considerato oggi uno dei più importanti pittori viventi, insegna alla Hochschule der Künste di Berlino e lavora tra Derneburg (Bassa-Sassonia) e Imperia (di cui è cittadino onorario dal 2005).

In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.
Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.