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Vedere ciò che non si mostra

L'entrata dello Schaulager (fonte Schaulager) swissinfo.ch

Museo e luogo di conservazione al tempo stesso, lo "Schaulager", gioiello d'architettura realizzato da Herzog & de Meuron, è un'istituzione unica al mondo nel suo genere.

Inaugurato in questi giorni, lo “Schaulager” sottolinea il ruolo di Basilea come capitale elvetica delle arti figurative.

“Schaulager” si può tradurre dal tedesco in “mostra del magazzino”: di per sé un controsenso poiché, nei magazzini solitamente giace ciò che non viene esposto. “Schaulager” è la soluzione basilese di un problema assai diffuso nel mondo delle arti figurative. Dove e come immagazzinare le opere non esposte?

Altri quesiti: Come si trasformano i materiali utilizzati dagli artisti contemporanei con il passare degli anni? Come smontare e rimontare istallazioni complesse? Che pericolo costituiscono i pollini per queste opere sotto chiave?

Interrogativi che da parecchi anni assillavano anche la Fondazione Emanuel Hoffmann: “In un luogo di conservazione classico le opere non possono essere mostrate, studiate e sorvegliate”, spiega Theodora Vischer, direttrice dello “Schaulager”.

I problemi della conservazione

Specialmente per la Fondazione Emanuel Hoffmann, che possiede prevalentemente opere di artisti moderni, la questione della conservazione rappresenta una sfida vitale: “Negli ultimi 30 – 40 anni i materiali sono radicalmente cambiati. Non esistono certezze sul loro comportamento. Dobbiamo quindi rendere le opere accessibili ai ricercatori. Perciò abbiamo inventato lo “Schaulager””, precisa Teodora Vischer.

“Un’invenzione che ora appare molto semplice. Ed è proprio la sua semplicità a renderla un’invenzione grande”.

Oltre 650 opere, la cui minima parte può essere esposta, sono così state trasferite allo “Schaulager”. Qui i quadri sono appesi e le istallazioni montate, si possono vedere e studiare nella loro forma finita, non dietro sbarre né imballate sotto chiave.

Un privilegio, tuttavia, riservato agli addetti ai lavori: storici dell’arte e altri ricercatori, restauratori, collezionisti, curatori. La grande fondazione basilese percorre nuove vie. Mettendo le proprie opere a disposizione della Facoltà di storia dell’arte dell’Università di Basilea, compie un’opera pionieristica non fine a sé stessa, bensì utile a tutto il mondo dell’arte figurativa.

Le opere vengono raggruppate per gli specialisti secondo criteri accademici inerenti la conservazione, i materiali e le loro proprietà. Non subentra a questo livello l’attività che è propria del curatore: la contestualizzazione, la scelta, l’interpretazione. Per gli studiosi d’arte questo luogo di collezione rappresenta piuttosto un osservatorio, un laboratorio.

I materiali più bizzarri

Lo “Schaulager” è però anche museo: una volta all’anno nei due piani inferiori viene proposta una grande esposizione pubblica. L’onore di inaugurare queste nuove sale è toccato a Dieter Roth, uno dei padri delle nuove tendenze artistiche. Nato ad Hannover nel 1930, l’artista tedesco di padre svizzero ha trascorso gli ultimi 18 della sua vita a Basilea dove si è spento nel 1998.

Proprio il provocatore Roth, con le sue statue di cioccolato e a base di formaggio, i suoi quadri di pane e di carne macinata sotto vetro, era naturalmente predestinato per mettere alla prova le strutture dello “Schaulager” con i materiali più bizzari.

Architettura d’eccezione alle porte di Basilea

Lo “Schaulager” si trova a una decina di minuti con il tram dalla stazione centrale. L’omonima fermata del numero 11, di fronte al monumentale edificio marrone animato da due curiosi videoschermi giganti, è alla periferia della città renana, a Münchenstein. La superficie esterna dell’edificio è ricoperta di ghiaia, ricavata dal greto di un affluente del fiume Birs, che attraversa il territorio a un centinaio di metri.

All’interno, l’edificio poligonale si presenta quasi completamente bianco e appare sorprendentemente più vasto di quanto lo sia visto da fuori. Cinque piani per una superfice complessiva di 16’000 metri quadrati. I due piani inferiori (4’300 m2) sono di dominio pubblico.

Ogni anno per quattro mesi qui viene proposta una grande mostra pubblica. Inoltre sono programmate altre manifestazioni culturali e conferenze nel corso dell’anno.

I tre piani superiori sono dedicati alla conservazione e allo studio delle opere della Fondazione. Tutta la costruzione presenta ideali condizioni di luce, temperatura e umidità. Questo grazie all’ingegno architettonico di Herzog & de Meuron.

“Un piano è ancora completamente vuoto. E lo sarà ancora fra un anno. Gli altri due sono più o meno occupati”, rivela la direttrice Theodora Vischer. Per i prossimi decenni la questione dello spazio appare risolta. L’arte respira nelle grandi sale dello “Schaulager”.

swissinfo, Rolando Stocker, Basilea

16’000 m2 di superficie in tutto
4300 m2 per le esposizioni pubbliche
7250 m2 per la conservazione
650 opere appartenenti alla Fondazione Hoffmann

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