Il “franco forte” è solo un mito?
L'euro non è mai stato così debole rispetto al franco svizzero e recentemente è sceso sotto la soglia dei 95 centesimi. Tuttavia, il franco forte non è più considerato una minaccia per l'economia elvetica. Per quali ragioni?
Il 6 settembre 2011 è stato probabilmente il punto culminante del biennio alla testa della Banca nazionale svizzera (BNS) di Philipp Hildebrand. Alle 10:00 il presidente dell’istituto centrale si è presentato davanti ai media e ha dichiarato: “Con effetto immediato, la Banca nazionale non tollererà più un tasso di cambio inferiore a 1,20 franchi per euro”. Sotto questa soglia, la minaccia per l’economia svizzera sarebbe stata troppo elevata.
Tempi passati. Dal gennaio 2015, quando la BNS ha abolito la politica del cambio minimo, la moneta europea si è progressivamente indebolita nei confronti della valuta elvetica e recentemente un euro si scambiava a meno di 0,95 centesimi di franco. Oggi il tasso di cambio non è più considerato una minaccia esistenziale per l’economia rossocrociata. Perché?
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Perché il franco forte non fa più paura alle aziende svizzere
Nei primi anni del decennio scorso, quando era in vigore il tasso di cambio minimo, un euro costava di solito poco più di 1,20 franchi. Per chi dalla Svizzera si recava in vacanza nei Paesi dell’euro-zona, ciò significava che il soggiorno era relativamente caro, perlomeno rispetto ad oggi. Viceversa, per i prodotti d’esportazione elvetici, ad esempio gli orologi, gli acquirenti di altri Stati europei dovevano sborsare meno.
Dal 2015 la situazione è improvvisamente cambiata. L’euro è dapprima sprofondato, poi il tasso di cambio si è stabilizzato per diverso tempo attorno a 1,10 franchi per un euro. Per i turisti e le turiste elvetiche, i viaggi in Europa sono diventati un po’ più a buon mercato, mentre gli orologi europei un po’ più cari a Roma, Parigi o Berlino.
Da settembre 2011, il franco si è apprezzato di circa il 20% rispetto all’euro. Il rafforzamento appare quindi evidente. Ma l’analisi non deve però limitarsi al raffronto con la moneta europea.
La Svizzera vende i suoi orologi non solo nella zona euro, ma in tutto il mondo. La forza del franco non dipende quindi solo dal tasso di cambio con l’euro, bensì anche dal corso nei confronti di altre valute, in particolare del dollaro. Se viene considerato anche questo aspetto, il franco è veramente così forte?
Per rispondere a questa domanda, gli esperti calcolano il cosiddetto corso del franco ponderato per il commercio. È il prezzo di un paniere di merci nel quale vanno a finire non solo un pacchetto di spaghetti e un chilo di zucchero, ma anche frutta, uova e carne. In altre parole, si tiene conto non solo del tasso di cambio tra franco ed euro, ma anche tra franco e dollaro e molte altre valute.
Per capire l’idea che sta alla base del tasso di cambio ponderato per il commercio, facciamo un ulteriore esempio culinario: se qualcuno vuole cucinare un piatto di rigatoni alla carbonara, non prenderà in considerazione unicamente il prezzo dei rigatoni e delle uova, bensì il costo totale della cena.
La stessa logica si applica al tasso di cambio ponderato per il commercio: per l’economia svizzera nel suo insieme, non importa se l’euro si indebolisce e il dollaro si rafforza. Ciò che conta è la variazione complessiva di tutte le valute estere.
Se si osserva l’andamento di questo tasso, si può notare che da settembre 2011 il franco si è complessivamente apprezzato di circa il 18%. Si tratta di un aumento più contenuto rispetto a quello che considera unicamente l’euro. Tuttavia, rafforza l’impressione che il franco è diventato più forte.
L’inflazione elevata richiede un’ulteriore correzione
Ma la storia del franco presumibilmente forte non finisce qui. Oltre al tasso di cambio, i prezzi all’estero determinano anche la minore o maggiore facilità con cui le aziende svizzere possono vendere i loro prodotti in altri Paesi.
E all’estero i prezzi aumentano in media più di quelli in Svizzera. Negli ultimi mesi, la tendenza si è accentuata, perché i tassi d’inflazione nella zona euro e negli Stati Uniti sono molto più alti rispetto al livello svizzero.
Per la Svizzera ciò significa che, a prescindere dal tasso di cambio ponderato per il commercio, a causa dell’inflazione elevata all’estero sarà sempre più facile per le aziende elvetiche esportare i propri prodotti.
Gli economisti e le economiste possono calcolare l’entità di questo effetto correggendo il tasso di cambio ponderato con il differenziale di inflazione tra la Svizzera e gli altri Paesi. Ciò dà un’idea della reale forza del franco. E qual è la conclusione? Nel complesso, il franco svizzero oggi è più debole rispetto al 2011.
Non sorprende quindi che in questi mesi le discussioni sulla presunta forza del franco si siano affievolite. Attualmente il “franco forte” è soprattutto una cosa: un mito.
Traduzione di Daniele Mariani
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