“Nessun sovraffollamento turistico in Svizzera”
Brigitta M. Gadient ritiene che in Svizzera gli enti locali siano pienamente in grado di gestire picchi occasionali di visitatrici e visitatori. Intervistata da swissinfo.ch, la presidente di Svizzera Turismo spiega inoltre perché i prezzi elevati non sono un problema insormontabile per il settore.
Svizzera Turismo, corporazione di diritto pubblico della Confederazione, occupa un posto particolare nel panorama degli enti turistici elvetici.
L’organizzazione di marketing ha il mandato di promuovere su scala mondiale la Svizzera come meta di vacanze, viaggi e congressi.
Abbiamo intervistato la grigionese Brigitta M. Gadient, presidente di Svizzera Turismo dal 1° gennaio 2020, nella sede di ST a Zurigo.
Giurista, grigionese, Brigitta M. Gadient ha 63 anni ed è stata consigliera nazionale (deputata alla camera bassa del Parlamento svizzero) dal gennaio 1995 al dicembre 2011, prima per l’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice), poi per il Partito borghese democratico (PBD). Oltre a sedere in diversi consigli d’amministrazione e di fondazione, presiede la Scuola universitaria professionale dei Grigioni (FHGR) dal 2017. È stata in seguito nominata dal Consiglio federale (governo) alla presidenza di Svizzera Turismo, carica che occupa dal 1° gennaio 2020.
SWI swissinfo.ch: Quest’estate si è parlato molto di destinazioni turistiche svizzere prese d’assalto, come accaduto al villaggio bernese di Lauterbrunnen. Il cosiddetto overtourism la preoccupa?
Brigitta M. Gadient: Fortunatamente, non abbiamo alcun sovraffollamento turistico in Svizzera, al contrario di quel che accade a città come Venezia e Barcellona, che sono scalo di crociere. Del resto, il tasso d’occupazione medio degli hotel in Svizzera è soltanto del 45%.
Inoltre, le nostre campagne promozionali mirano a una migliore ripartizione dei flussi turistici sull’insieme del territorio e sull’arco dell’anno.
Certo, non è sempre possibile evitare picchi occasionali di visitatrici e visitatori, ma le autorità locali sono assolutamente in grado di gestire rapidamente ed efficacemente queste situazioni straordinarie.
Come vede il futuro del turismo in Svizzera?
Sono molto ottimista, poiché il nostro Paese ha moltissimi atout. Oltre alla purezza dei nostri paesaggi e la bellezza delle nostre città, abbiamo un’infrastruttura eccezionale. Mi riferisco, ad esempio, all’affidabilità e alla puntualità dei nostri treni. Naturalmente, anche il nostro approccio sostenibile è sempre più apprezzato da chi ci visita.
Inoltre, il turismo in Svizzera [con un contributo al commercio estero di quasi il 5%] è il quinto principale settore di esportazione. In regioni di montagna come quelle del mio cantone, i Grigioni, direi che ha persino un’importanza sistemica.
Per quanto riguarda il costo, esso rappresenta certamente una sfida, ma i nostri prezzi, pur elevati, non sono proibitivi per una destinazione di prim’ordine come la Svizzera.
Il Parlamento ha appena approvato il Decreto federale sugli aiuti finanziari a favore di Svizzera Turismo per il quadriennio 2024-2027. È soddisfatta del limite di spesa di 233 milioni?
Per nulla. L’incremento di tre milioni di franchi rispetto al quadriennio precedente costituisce in realtà una riduzione significativa, considerato in particolare che nei nostri mercati esteri l’inflazione supera il 10%.
“Non sono per nulla soddisfatta dei finanziamenti federali 2024-2027. Dovremo seriamente tirare la cinghia”.
Al contempo, i nostri compiti e le nostre attività non smettono di crescere, ad esempio nell’ambito della promozione del turismo sostenibile. Di fatto, siamo stati colpiti da tagli di budget su tutti i fronti. Dovremo seriamente tirare la cinghia.
Sono comunque molti soldi. Anche perché il turismo in Svizzera è alimentato pure da campagne di altri enti o semplicemente dalla buona reputazione del Paese, o no?
Nelle nostre strategie di marketing, non applichiamo affatto la tattica dell’innaffiatoio ma un approccio altamente mirato. Una nostra iniziativa può avere ad esempio l’obiettivo di attirare un certo segmento di turismo proveniente da un Paese specifico in un determinato periodo dell’anno e verso una particolare regione della Svizzera.
Un’altra campagna potrebbe invece incentivare le visitatrici e i visitatori a prolungare il loro soggiorno nella Confederazione oltre la durata media. Grazie a queste iniziative mirate, siamo peraltro in grado di valutare con precisione le ricadute della nostra attività.
In linea di principio, cercate di promuovere prioritariamente il turismo: interno, da Paesi confinanti o da Paesi lontani?
In risposta alla crisi pandemica, abbiamo elaborato una strategia che mira a rafforzare la resilienza e l’agilità del turismo. In altre parole, cerchiamo di stabilire un equilibrio nei flussi turistici secondo la provenienza delle e degli ospiti: 45% dalla Svizzera, 35% da mercati vicini e 20% da mercati lontani.
Perché questa ripartizione?
Turiste e turisti svizzeri sono prioritari poiché garantiscono una stabilità agli operatori. È anche vero che questa clientela locale viaggia perlopiù durante la vacanze scolastiche e i fine settimana, e alloggia più frequentemente negli appartamenti di vacanza.
“Il turismo interno è prioritario perché garantisce stabilità”
Esiste però un gran numero di hotel a quattro e cinque stelle che necessitano di clientela anche in settimana e al di fuori delle vacanze scolastiche. È soprattutto per questo che abbiamo bisogno di turiste e turisti stranieri, in particolare da Paesi lontani, anche se questo può talvolta comportare delle sfide culturali.
Tra le vostre campagne promozionali, di quale va più fiera?
Le nostre campagne mondiali con Roger Federer, miglior testimonial della Svizzera, hanno avuto molto successo. Abbiamo messo in evidenza soprattutto i viaggi in treno, per promuovere un turismo sostenibile. Beninteso, numerose altre azioni più limitate e mirate -come quelle con influencer– hanno anche generato rendimenti molto positivi.
>> Lo spot pubblicitario di Svizzera Turismo interpretato dal tennista svizzero Roger Federer e dall’attore statunitense Robert De Niro:
Secondo quali criteri ripartite le risorse finanziarie destinate alle succursali all’estero?
Abbiamo definito quattro livelli: i mercati prioritari (che generano almeno un milione di pernottamenti l’anno), i mercati attivi (oltre 100’000 pernottamenti), quelli in vista (almeno 40’000) e i mercati emergenti, con un potenziale di evoluzione da valutare.
Più importante è il mercato, più numeroso è il personale sul posto e più diversificate sono le nostre attività. I mercati emergenti sono gestiti dalla nostra sede di Zurigo.
Le nostre succursali principali sono negli Stati Uniti/Canada (18 persone), Germania (17), “Grande Cina” (ossia Cina continentale, Hong Kong e Taiwan, con 12 persone) e Regno Unito/Irlanda (11).
Resta il fatto che su 270 dipendenti di Svizzera Turismo, il 52% opera nella sede di Zurigo e non sul territorio. È una proporzione giustificata?
Ne sono convinta, poiché numerosi compiti di sostegno alle nostre attività nel mondo sono svolti in maniera centralizzata. Penso, ad esempio, all’elaborazione del materiale promozionale.
Svizzera Turismo opera per l’insieme del Paese: come ripartite gli sforzi per servire tutte le regioni in modo equo?
Intratteniamo un dialogo costruttivo con i 26 Cantoni, ripartiti in 13 regioni turistiche. Offriamo a tutti un servizio di base finanziato dalla Confederazione ma, in più, ogni regione o gruppo di regioni ha la possibilità di sollecitare delle azioni supplementari mirate, a pagamento, in funzione dei propri bisogni.
Così, la regione del Cervino mostra spesso uno spiccato interesse per i mercati lontani mentre altri preferiscono puntare sulla clientela di certi Paesi europei.
L’importante è coordinare bene le nostre azioni a livello svizzero al fine di ottimizzare il nostro impatto globale. Certe regioni vorrebbero maggiore sostegno, ma penso sia normale volere sempre di più.
A livello personale, l’esperienza di quasi 17 anni in Consiglio nazionale si è rivelata utile per l’attuale ruolo di presidente di Svizzera Turismo?
Certamente. Questa esperienza mi ha permesso di capire nel dettaglio il processo di approvazione del nostro budget, che è finanziato per il 56% dalla Confederazione. Inoltre, conosco molti parlamentari e membri dell’amministrazione federale ancora in carica o in funzione e questo è molto utile.
Revisione di Samuel Jaberg
Traduzione dal francese di Rino Scarcelli
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