“Anche gli svizzeri avranno euro nel borsellino”

Avvento dell'euro, prospettive future e conseguenze sulla Svizzera e sul franco. Intervista a Stéphane Garelli, professore universitario e all'IMD di Losanna.
Professor Garelli, qual è l’importanza storica di questo passaggio all’euro?
“Senza dubbio si tratta di uno degli avvenimenti economici più importanti della storia dell’Europa. La moneta unica permette la creazione di un effettivo mercato unico. Ne è addirittura una condizione essenziale. Ora le aziende, anche quelle all’esterno della zona euro, come ad esempio quelle svizzere, dovranno abituarsi ad operare in moneta comune. I consumatori beneficeranno di maggior trasparenza e, in conseguenza, i prezzi saranno più facilmente paragonabili. La crescita dell’economia europea ne risulterà avantaggiata”.
L’euro rappresenta quindi una svolta nel processo d’integrazione europea?
“Direi di sì. Soprattutto perché è un passo concreto. L’Europa è stata sovente vista come qualcosa di tecnocratico, riservata a politici e ad esperti. La gente comune notava poche conseguenze reali dell’appartenenza all’UE. Oggi l’Europa si fa palpabile ed entra nel loro quotidiano. Il sentimento d’appartenenza all’Unione non potrà che uscirne rafforzato”.
Cosa potrà accadere nel breve periodo destinato alla conversione monetaria?
“Una transizione di quest’ampiezza sarà certamente all’origine di qualche problema comunque risolvibile. Ad esempio, in Francia, il rapporto tra franchi francesi ed euro è, circa, di 1 a 6. La gente, da un giorno all’altro, dovrà abituarsi a modificare la propria scala dei valori. Ciò causerà degli abusi e delle difficoltà soprattutto alle persone anziane. Sono comunque certo che ci si abituerà in fretta e, una volta superati questi inconvenienti temporanei, l’euro farà parte del nuovo paesaggio economico europeo e la gente ne apprezzerà gli enormi vantaggi: più trasparenza, meno perdite di cambio e possibilità di spostarsi nell’intera Europa con un’unica moneta”.
Che fiducia accordare all’euro? Dalla sua nascita come divisa (1.1.99), si è svalutato di circa il 10 % nei confronti del franco svizzero e di più del 20 % nei confronti del dollaro.
“Anche qui si tratta di difficoltà passeggere. In primo luogo, nel corso degli anni ’90 l’economia americana ha beneficiato di una produttività nettamente superiore a quella europea. Questa diversa vitalità economica si rispecchia nell’evoluzione del rapporto dollaro/euro. La seconda ragione riguarda la Banca centrale europea (BCE). Si tratta di un’istituzione che sta ancora vivendo la sua adolescenza. Sta apprendendo il suo ruolo, cercando di dimostrarsi indipendente dalle pressioni politiche e di guadagnare autorevolezza. I mercati finanziari hanno seguito con attenzione questo processo e sono stati quindi molto cauti nel riporre immediatamente la loro fiducia nell’euro”.
Euro e dollaro: quale sarà il loro futuro? Concorrenza o complementarietà?
“Alcuni economisti sognano un giorno nel quale 1 euro = 1 dollaro. A quel punto avremo una moneta mondiale, come nel passato è accaduto con la sterlina inglese o l’oro, ed una conseguente trasparenza globale. Questa ipotesi, in un orizzonte temporale piuttosto lungo, non è completamente assurda. A breve termine invece, le due valute tenderanno ad essere complementari: dollaro diffuso in America del Sud e in Asia; euro in Europa centrale e in Africa; yen marginalizzato. E’ ipotizzabile che il rapporto euro/dollaro tenderà ad essere relativamente stabile”.
Quali saranno le conseguenze della rivoluzione monetaria sull’isola svizzera?
“L’impatto sulle abitudini nazionali sarà considerevole. Come ho già segnalato, le aziende svizzere effettueranno buona parte delle loro transazioni in euro. Per molte di loro, soprattutto le grandi società, l’euro è comunque già una realtà da 3 anni. La differenza è che ora tutti ne saranno toccati: sul mercato appariranno sempre più euro, i turisti europei pagheranno in euro, eccetera. Probabilmente, in Svizzera avremo due monete parallele. Credo che la maggior parte degli svizzeri terrà degli euro nel borsellino così come quasi tutte le aziende elvetiche, anche quelle piccole, disporranno di conti in euro”.
E cosa accadrà al franco svizzero? E’ immaginabile una parità fissa con l’euro per fugare i timori di un apprezzamento eccessivo della valuta nazionale?
“Il grande dilemma concernente il franco svizzero è che i nostri partner industriali si trovano nella zona euro e dunque abbiamo interesse a mantenere una certa stabilità con l’euro per non danneggiare la competitività di chi commercia con l’Europa. D’altra parte, dal punto di vista finanziario, dobbiamo invece mantenere dei contatti con il dollaro, visto che molti dei clienti delle banche svizzere provengono dalla zona $. Se il franco dovesse svalutarsi per mantenere la stabilità con l’euro, la piazza finanziaria svizzera risulterebbe meno attrattiva per gli investitori americani o asiatici. Si tratta quindi di un esercizio d’equilibrista abbastanza delicato per la Banca nazionale svizzera (BNS), da parte della quale mi attendo una politica molto pragmatica. Tuttavia il margine di manovra della BNS, presa tra due giganti come la BCE e la FED americana, tende a ridursi”.
intervista curata da Marzio Pescia

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