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Duecentomila disoccupati in Svizzera nel 2010

Keystone

L'economia svizzera attraverserà una fase di recessione più forte del previsto. Nel 2010 il tasso di disoccupazione potrebbe superare il 5%, stando alla Segreteria di Stato dell'economia (SECO).

“In seguito al forte tracollo congiunturale che ha colpito ogni angolo del pianeta, dallo scorso dicembre 2008 le previsioni economiche si sono alquanto offuscate anche per la Svizzera”, scrive martedì la SECO.

Il prodotto interno lordo dovrebbe registrare quest’anno una diminuzione del 2,2%, quasi il triplo rispetto a quanto previsto in dicembre. Per la SECO la fase critica dovrebbe venir superata verso la fine dell’anno – “a condizione che si verifichi una graduale stabilizzazione dei mercati finanziari internazionali e della congiuntura mondiale” – e nel 2010 dovrebbe delinearsi una lenta ripresa.

La situazione sul mercato del lavoro, già fortemente degradatasi negli ultimi mesi, peggiorerà sensibilmente: l’anno prossimo il tasso di disoccupazione dovrebbe raggiungere il 5,2%, secondo gli esperti della SECO. Il numero di disoccupati – 132’402 a fine febbraio, ossia il 3,3% della popolazione attiva – potrebbe superare nel 2010 la soglia dei 200’000. Per ritrovare una simile cifra bisogna risalire al 1997.

Giovanni Ferro Luzzi, professore di economia politica e collaboratore dell’Osservatorio universitario dell’impiego dell’Università di Ginevra, non è sorpreso dalla rapida degradazione della situazione.

swissinfo: Nel 2010 la disoccupazione potrebbe raggiungere il 5,2%, quasi l’1% in più di quanto era stato pronosticato tre mesi fa. C’era da aspettarselo?

Giovanni Ferro Luzzi: Sì, certamente. L’economia è ormai entrata in recessione e la disoccupazione segue sempre l’evoluzione congiunturale, seppur con un certo ritardo.

Le imprese in un primo tempo cercano di limitare al massimo i licenziamenti, da un lato poiché vogliono conservare la loro manodopera, spesso composta da lavoratori con una certa formazione, dall’altro perché la rotazione costa. Vista la situazione congiunturale, molte aziende non potranno però fare altro che tagliare nel personale.

swissinfo: Ci sono dei settori che se la caveranno meglio? L’edilizia, almeno per il momento, non sembra subire grandi contraccolpi; per ciò che concerne il commercio al dettaglio, Il ‘discounter’ tedesco Lidl apre in questi giorni diversi negozi.

G. F. L.: Tutto ciò che concerne i beni di prima necessità – e quindi l’alloggio e l’alimentazione – è generalmente meno toccato.

Forse, in periodi di crisi economica la gente ci pensa due volte prima di comperare una casa. Attualmente, però, la situazione è un po’ ambigua, poiché i tassi ipotecari sono estremamente bassi.

swissinfo: Molte aziende ricorrono alla disoccupazione parziale, che ha il vantaggio di fungere un po’ da calmiere. Pensa che questo sistema potrà limitare i danni ancora per molto tempo?

G. F. L.: La disoccupazione parziale è sicuramente lo strumento ideale per risolvere problemi temporanei, legati alla congiuntura. A mio avviso dovrebbe essere sviluppato ancor di più. Non torna a vantaggio solo degli impiegati, ma anche dei datori di lavoro, i quali non devono preoccuparsi di ritrovare personale che già conosce l’azienda.

Se invece una ditta ha problemi di ordine strutturale è uno strumento inefficace, poiché nulla assicura che le attività riprenderanno a un ritmo normale.

swissinfo: Negli ultimi mesi la disoccupazione è aumentata in modo sensibile soprattutto tra i giovani. È un dato preoccupante oppure in fin dei conti queste persone riescono a reinserirsi abbastanza velocemente nel mercato del lavoro?

G. F. L.: I giovani sono naturalmente i primi ad essere colpiti, semplicemente perché non riescono a trovare un lavoro una volta finiti gli studi.

Ciò che si osserva è che in questi casi i giovani prolungano la durata della formazione. È chiaro che una volta usciti dalla scuola non hanno un’esperienza lavorativa, ma per lo meno hanno potuto impiegare il periodo di disoccupazione in modo utile.

Per chi ha 50 anni tornare sui banchi di scuola è invece molto più difficile.

swissinfo: I sindacati auspicano corsi d’aggiornamento per le persone che si trovano in disoccupazione parziale. Ritiene sia un provvedimento sensato?

G. F. L.: Per persone che si trovano in disoccupazione parziale a causa della situazione congiunturale non è per forza una necessità, poiché non devono riconvertirsi professionalmente.

Detto ciò non si tratta sicuramente di una perdita di tempo. È sempre positivo migliorare le competenze nel proprio ramo.

swissinfo: In molti paesi europei la crisi ha avuto finora ripercussioni molto più devastanti rispetto a quanto successo in Svizzera. In Spagna, ad esempio, solo in gennaio sono stati registrati 200’000 disoccupati in più. Come mai in Svizzera in generale le crisi arrivano più tardi e non si traducono in tassi di disoccupazione a due cifre?

G. F. L.: Forse l’economia svizzera ha resistito meglio grazie all’ottimismo delle imprese. Probabilmente non si pensava che la degradazione potesse essere così forte come negli altri paesi.

Per quanto concerne il mercato del lavoro, quello svizzero è più flessibile. In Francia, Spagna o Germania, le aziende quando devono licenziare lo fanno con largo anticipo, poiché si tratta di procedure molto costose e pesanti. In Svizzera, invece, una ditta non ha bisogno di sviluppare in anticipo delle strategie di licenziamento.

Più in generale, la disoccupazione è generalmente meno elevata in Svizzera per un insieme di fattori, non da ultimo per il sistema di formazione professionale. L’apprendistato, ad esempio, permette un’integrazione più facile sul mercato del lavoro.

swissinfo, intervista di Daniele Mariani

Alla luce delle nuove previsioni presentate martedì, l’Unione sindacale svizzera, il sindacato Travail.Suisse e il Partito socialista hanno chiesto al governo di varare al più presto un terzo programma di rilancio congiunturale.

Inoltre i due sindacati auspicano un prolungamento, da 18 a 24 mesi, della durata massima del lavoro ridotto e l’introduzione di misure di formazione professionale per chi si trova in disoccupazione parziale.

La ministra dell’economia Doris Leuthard ha dal canto suo indicato che un terzo pacchetto di misure anticrisi è in preparazione. La decisione di lanciare o meno un nuovo programma di rilancio non sarà però presa prima di giugno.

A fine febbraio, la Spagna contava 3,48 milioni di disoccupati, ossia un tasso superiore al 14%. Stando alle previsioni, nel 2010 il tasso di disoccupazione potrebbe avvicinarsi al 20%.

In Germania la percentuale di senza lavoro si è attestata all’8,5% (3,5 milioni di persone, lo 0,2% in più rispetto a gennaio).

Negli Stati Uniti, in febbraio sono andati persi 651’000 posti di lavoro. Il tasso di disoccupazione è salito all’8,1% (12,5 milioni di persone), il più alto degli ultimi 25 anni.

In Italia il tasso di disoccupazione dovrebbe passare dal 6,7% nel 2008 all’8,2% nel 2009. Solo tra gennaio e febbraio 370’561 lavoratori hanno presentato una domanda di indennità di disoccupazione, quasi il 50% in più rispetto allo stesso periodo del 2008.

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