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Respinta la denuncia delle vittime dell’apartheid

Le vittime dell'apartheid possono ricorrere contro la decisione del tribunale americano Keystone Archive

La giustizia americana ha respinto la denuncia delle vittime dell'apartheid contro banche e imprese accusate di aver sostenuto l'ex regime sudafricano.

L’UBS e il Credit Suisse Group, coinvolti nell’inchiesta, hanno espresso la loro soddisfazione per il verdetto a loro favorevole.

La querela era stata inoltrata davanti alla giustizia americana contro una trentina di società internazionali, accusate di avere violato l’embargo contro l’Africa del Sud durante il periodo dell’apartheid.

Martedi, il giudice John Sprizzo ha però respinto la denuncia per mancanza di prove.

Decine di migliaia di vittime

Le vittime avevano agito in giustizia in virtù dell’Alien Tort Claims Act. Questa legge consente alle vittime di gravi violazioni dei diritti umani di chiedere il risarcimento dei danni davanti ai tribunali americani, non importa quale sia la loro nazionalità o dove siano stati commessi i crimini.

«Benché sia chiaro che le azioni commesse durante il regime dell’apartheid erano ripugnanti e che la decisione delle società citate di fare affari con questo regime sia moralmente sospetta è dovere della corte applicare la legge e non far rispettare un ideale morale», ha spiegato il magistrato.

Una vecchia conoscenza

Promotore delle denunce era stato l’avvocato americano Ed Fagan, a nome di migliaia di asserite vittime del regime sudafricano di segregazione razziale.

Fagan, resosi celebre con le denunce collettive contro le banche svizzere nella vicenda dei fondi ebraici in giacenza, ha definito “discriminatoria” la decisione del giudice statunitense.

«Constato con tristezza che il tribunale ha rifiutato di riconoscere che i diritti degli Africani devono potere essere esaminati dalla giustizia come lo furono quelli delle vittime dell’olocausto», ha affermato l’avvocato.

Banche e multinazionali soddisfatte

Le società elvetiche coinvolte nell’inchiesta si dichiarano soddisfatte della decisione del tribunale statunitense.

«Questo verdetto non fa che confermare la nostra posizione. L’UBS ha da sempre considerato le accuse infondate. Gli investitori stranieri non possono essere considerati responsabili delle azioni delle autorità che governavano il paese durante l’apartheid», afferma Monika Dunant, portavoce dell’UBS.

Opinione condivisa dal Credit Suisse Group, secondo le affermazioni del suo portavoce Andrés Luther.

Le ONG sostengono l’eventuale ricorso

Le organizzazioni non governative (ONG) elvetiche che avevano sostenuto le vittime esprimono il loro disappunto per l’esito dell’inchiesta.

La coordinatrice della Campagna d’annullazione dei debiti nell’Africa australe, Barbara Müller, tiene comunque a sottolineare che le vittime che volessero inoltrare ricorso contro la decisione americana potranno contare sul sostegno dell’organizzazione.

swissinfo e agenzie

La lista delle multinazionali sotto accusa comprende giganti bancari come gli americani Citigroup e JP Morgan Chase, la Deutsche Bank tedesca, il Credit Lyonnais francese e gli svizzeri Credit Suisse e UBS.

Anche numerosi gruppi industriali come IBM, DaimlerChrysler, ExxonMobil e le imprese elvetiche Nestlé, Novartis, Unaxis, Sulzer, Holcim e Ems Chemie sono state messe sotto inchiesta.

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