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Giubileo dei giovani: una giornata con i pellegrini della Svizzera

In questi giorni, Roma è la capitale mondiale della gioventù Keystone

Suona alle 7 del mattino all'alba la sveglia nell'Istituto di formazione professionale di Trastevere, trasformata in casa dei giovani pellegrini della Svizzera italiana per questa giornata mondiale della gioventù.

Questo contenuto è stato pubblicato il 17 agosto 2000

Sacchi a pelo, acqua fredda e tanto spirito di adattamento per 250 ragazzi che hanno voluto rispondere all'invito del Papa. I problemi non mancano. L'organizzazione funziona, anche se l'ondata degli arrivi, più di un milione dopo due giorni, sta mettendo a dura prova la città.

Giorni di festa e di lavoro intenso. Il gruppo si sposta nella parrocchia di San Benedetto al Gasometro. Uno dei 160 luoghi dove si svolge la giornata del Giubileo dei giovani. Danze, canti. Ma anche riflessione, domande, dialogo con un vescovo. La domanda risponde alla sollecitazione del Papa. Perché siete venuti a Roma, a cercare chi e che cosa?

Prevale l'emozione di sentirsi insieme a tanti altri giovani, tante lingue, tante esperienze. Ma fortissima emerge la forza dell'immagine di Giovanni Paolo II. Un Papa che della sua sofferenza e della sua malattia ha saputo fare una forza di testimonianza, che ha piantato un'enorme presa nei giovani, diventando un simbolo credibile e comprensibile.

E il Papa ha cercato questo entusiasmo, a rischio anche di urtare i più diffidenti che hanno coniato il termine di cattolicesimo alla chitarra, di un'esagerata concessione all'emotività di massa a discapito delle esigenze spirituali e intime della fede.

Solo dai giovani, ritiene Karol Woitila, può venire quella spinta di vigore e di fiducia, per la Chiesa del terzo Millennio, sulla quale il Giubileo romano vuole aprire la soglia. "Non abbiate paura, aprite, anzi spalancate i vostri cuori al Cristo": con questo invito, Giovanni Paolo II ha dato il suo benvenuto a Roma alle sue truppe di pace.

E l'invito è riuscito ad attecchire. Roma per gli svizzeri, ma anche per i ragazzi provenienti dagli altri 160 paesi rappresentati, è una impressionante risposta di vitalità e di fiducia, in questo Giubileo che ha in Karol Woitila il grande e incontrastato simbolo e punto di riferimento.

Gianni Gaggini, Roma

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