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Il dossier Dada di André Breton svelato a Zurigo

Il dossier di Breton contribuisce a gettare nuova luce sul movimento dadaista. Kunsthaus Zurich

Al Kunsthaus vanno in mostra le provocazioni dadaiste, collezionate da colui che fu una figura di spicco del movimento prima di diventare capofila del surrealismo.

Al centro dell’esposizione un originalissimo album realizzato da André Breton tra il 1916 e il 1924 scoperto recentemente e acquistato dalla Società zurighese di Belle Arti nel 2003.

Appartenuta a Breton e acquistata dal museo zurighese in un’asta, la raccolta di documenti e testimonianze viene considerata di particolare interesse per la genesi del dadaismo e del surrealismo, i due movimenti artistici internazionali più significativi del XX° secolo che hanno influenzato numerose correnti artistiche contemporanee.

Comune intendimento di questi due movimenti era quello di sottoporre ad una critica corrosiva tutti i valori, anche quelli artistici, fino a negare validità all’arte stessa.

Tale atteggiamento era in gran parte determinato dalla rivolta ideale e morale contro gli orrori della guerra e alla società che l’aveva prodotta.

Un diario sui generis

Punto di partenza dell’esposizione zurighese è una sorta di album nel quale André Breton, figura di spicco del movimento dadaista a Parigi e più tardi capofila del surrealismo, ha incollato dal 1916 al 1924 articoli e documenti originali legati alle azioni dadaiste.

Questo dossier, che può essere considerato una sorta di meta-collage dadaista, offre una cronaca quasi completa delle provocazioni Dada.

Dai primi entusiasmi di Breton per le azioni dadaiste di Tristan Tzara a Zurigo e della prima fase d’agitazione dadaista a Parigi orchestrata da Tzara con il sostegno di Picabia e Breton, al secondo slancio del movimento dadaista parigino iniziato su impulso di Breton, fino alla rottura che segue tra Breton e Tzara.

Tra il materiale raccolto dal celebre poeta e critico francese si trovano articoli di giornali e riviste parigine, fotografie, dépliant, manifesti, lettere e un’innumerevole quantità di documenti anche rari sul protodadaismo parigino.

Strategia di un movimento

Prima della messa all’asta della successione di André Breton, gli specialisti sapevano che il profeta del «lâchez tout!» era un grande collezionista di tutto ciò che riguardava la sua persona.

Fino ai giorni nostri, però, l’uso strategico che Breton ha fatto della stampa e in generale dei mass media era poco conosciuto o almeno difficile da documentare.

La scoperta di questo album conferma per Breton quello che era già conosciuto per Hugo Ball, Walter Serner e Tristan Tzara e cioè che un’azione dadaista riuscita nasce dalla fusione tra provocazione e reazione.

Anche per Breton l’atto artistico non è né riuscito né completo se non suscita una risposta critica e un commento scandalistico della stampa non lo definisce una provocazione. Le reazioni della stampa alle azioni dadaiste fanno dunque parte integrante di quest’azione.

Ma i dadaisti non si sono accontentati di far commentare le loro attività; spesso hanno manipolato i mass media tanto che alcuni avvenimenti leggendari del movimento avevano luogo solo nella stampa.

Breton: tra dadaismo e surrealismo

Questo album permette di far luce anche su una questione che – come spiega Tobia Bezzola curatore della mostra -, «è sempre stata oggetto di grandi discussioni e dibattiti in Francia».

Spesso si è ritenuto Breton responsabile della fine del dadaismo o lo si è accusato di essersi appropriato della teoria dadaista per rinominarla surrealismo.

«Ma nell’album di Breton – aggiunge Bezzola – si vede passo per passo che le idee teoriche del surrealismo, dell’estetica surrealista, erano presenti prima che Tzara arrivasse a Parigi. «

Già nel 1919 Breton pubblica «Mont-de-Piété», un volume di versi dadaisti e subito dopo esce «Les champs magnétique», il primo testo di scrittura automatica, Inoltre nel diario viene ampiamente confermato l’interesse di Breton per Freud e la psicanalisi.

«Con il dadaismo – continua Bezzola – Breton trova un modo di organizzare un movimento: è questo che impara da Tzara. Breton sta per sviluppare una teoria estetica ma lui non sa ancora come farne un movimento, ‘une révolution surréaliste’».

Dall’attivismo dadaista Breton impara a strutturare e organizzare quell’avventura surrealista che ha influenzato l’arte del XX° secolo.

swissinfo, da Zurigo Paola Beltrame

1896 André Breton nasce a Tinchebray, Orne
1916 Tristan Tzara, Hugo Ball, Marcel Janco e Jean Arp fondano a Zurigo il movimento dadaista e danno vita al Cabaret Voltaire, il primo e più importante centro di diffusione del dadaismo
1920 Tzara, con il sostegno di Picabia e Breton, orchestra la prima fase d’agitazione dadaista a Parigi
1921 rottura tra Breton e Tzara
1924 Breton fonda con Soupault, Aragon ed Éluard il movimento surrealista
1966 André Breton muore a Parigi
2003 viene messa all’asta la successione di Breton. Il Kunsthaus di Zurigo si aggiudica il dossier di Breton per – soli – 35mila franchi perché probabilmente tutti erano convinti che si trattasse di un semplice libro

La mostra «André Breton – Dossier Dada» al Kunsthaus di Zurigo rimarrà aperta fino al 19 febbraio.

Al centro dell’allestimento vi è un album, acquistato dal Kunsthaus due anni fa quando venne messo all’asta il lascito di André Breton. In questa sorta di diario Breton ha incollato, dal 1916 al 1924, articoli e documenti originali legati alle azioni dadaiste, materiali di cui in gran parte non si conosceva l’esistenza.

Il dossier Dada conferma che il dadaismo è il primo movimento artistico a riconoscere che l’artista deve saper utilizzare efficacemente la stampa e farne parte integrante della sua opera.

Anche al Centre Pompidou di Parigi è in corso fino al 9 gennaio una mostra Dada: è la prima grande esposizione organizzata in Francia dopo quella presentata al Musée National d’Art Moderne nel 1966. Questa mostra sarà poi presentata anche a Washington e a New York.

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