Questi gruppi della popolazione sono svantaggiati dal punto di vista della salute
Essere colpiti dalla povertà, avere un basso livello di istruzione, essere trans o omosessuali: le persone appartenenti a questi gruppi della popolazione sono fortemente svantaggiate in termini di salute. Ma anche altri gruppi sperimentano svantaggi sanitari. Lo mostra il nuovo rapporto di Obsan, realizzato su incarico dell’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP).
Alma, Tobias e Kim hanno dolori al petto e difficoltà respiratorie a causa di una miocardite. Tutti e tre dovrebbero avere accesso a cure mediche di pari qualità. Ma probabilmente non sarà così. È quanto emerge dal nuovo rapporto di Obsan sulle disuguaglianze sanitarie in Svizzera.
Il risultato dell’UFSP
La disuguaglianza sanitaria in Svizzera è chiaramente riconoscibile. Numerosi gruppi della popolazione sono svantaggiati nel promuovere, mantenere o ripristinare la propria salute. Ciò significa che Alma e Kim hanno minori probabilità di ricevere lo stesso trattamento di qualità rispetto a Tobias.
Ricchi o poveri
Alma, che lavora nel commercio al dettaglio, ha meno soldi rispetto a Tobias, impiegato in una compagnia assicurativa. Questo influisce sulla sua salute.
Laila Burla, autrice del rapporto, scrive: “Le persone in difficoltà finanziarie o con un livello di istruzione più basso ottengono risultati peggiori in tutti gli indicatori di salute, hanno un carico di malattia più elevato e un accesso ridotto alle cure mediche”.
Un dato impressionante: sono stati analizzati 30 indicatori di salute, tra cui diabete, salute dentale e cancro. Un esempio: le persone colpite dalla povertà e quelle con basso livello di istruzione soffrono di depressione quattro volte più spesso.
Trans o lesbiche
Nel caso di Kim, la causa della disparità non è la mancanza di denaro, ma l’identità di genere. Kim è non binaria, Alma e Tobias sono cis (l’identità di genere corrisponde al sesso assegnato alla nascita).
Le persone trans e non binarie hanno una salute mentale nettamente peggiore rispetto alle persone cis. Lo stesso vale per le persone gay, lesbiche e bisessuali rispetto a quelle eterosessuali. Tra gli adolescenti questa differenza è ancora più evidente.
Altre caratteristiche
Anche altri gruppi della popolazione sperimentano svantaggi in termini di salute, come le persone rifugiate, chi vive da solo, le adolescenti o le persone disoccupate.
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La conclusione del rapporto
“Il rapporto mostra chiaramente che determinati gruppi, in particolare le persone con uno status socioeconomico più basso, ottengono risultati peggiori in quasi tutti gli indicatori di salute”, afferma la sociologa Laila Burla.
E aggiunge: “È importante sottolineare che la salute non dipende solo dalla responsabilità individuale, ma soprattutto dalle condizioni di vita, che nella nostra società sono distribuite in modo diseguale”. Le differenze tra i gruppi sembrano aumentare rispetto agli anni precedenti.
Cosa si può fare?
Secondo Burla: “Ridurre le disuguaglianze sociali e migliorare l’accesso alle cure mediche”. Per identificare i gruppi più vulnerabili servono però più dati.
Ma trattare tutti allo stesso modo non sarebbe la soluzione. Garantire pari opportunità in ambito sanitario significa riconoscere che persone diverse hanno bisogno di sostegni diversi.
Affinché tutte e tutti, comprese Alma, Tobias e Kim, indipendentemente dalle loro finanze, dal livello di istruzione o dall’identità di genere, abbiano lo stesso buon accesso ai servizi sanitari.
Ci sono due limitazioni importanti nello studio. Primo: i risultati non consentono di stabilire la causalità, ossia cosa sia causa e cosa sia effetto. Come dice Burla: “È ‘la povertà rende malati’ o ‘la malattia rende poveri’?”.
Secondo: le caratteristiche si sovrappongono. Nel rapporto, per ragioni legate ai dati, è stato possibile analizzare solo singole caratteristiche.
Spesso, però, la combinazione di più fattori porta a uno svantaggio maggiore rispetto alla semplice somma delle singole caratteristiche. Burla spiega questa intersezionalità con un esempio: “I risultati sul consumo cronico e rischioso di alcol non mostrano differenze in base al livello di istruzione. Ma se si aggiunge il genere, si vede che tra le donne esiste un effetto legato all’istruzione: le donne con titolo terziario hanno circa il doppio di probabilità di consumare alcol in modo cronico e rischioso rispetto alle donne senza formazione post-obbligatoria. Negli uomini questa differenza non si osserva”.
Ciò significa che la combinazione di istruzione elevata e genere femminile è associata a un consumo rischioso di alcol.
L’autrice del rapporto sottolinea: “Un approccio intersezionale potrebbe identificare i gruppi più vulnerabili e quindi i target per interventi mirati”. Ma per questo servono ulteriori studi e set di dati più ampi.
Tradotto con il supporto dell’IA/Zz
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