Infrastrutture stradali: misure di protezione non tutte redditizie
(Keystone-ATS) BERNA – La costruzione di opere di protezione delle strade non si rivela sempre redditizia. Secondo uno studio, i costi che dovrebbe sopportare l’industria ticinese in caso di chiusura temporanea della Galleria autostradale dal San Gottardo sarebbero meno elevati degli investimenti destinati a rendere sicuro l’asse al 100%.
Ricercatori dell’Università e della SUP della Svizzera italiana hanno valutato all’11% il rischio che il principale asse nord-sud del paese venga chiuso per due settimane nel corso di un anno, per esempio a causa di un disastro naturale. Per ridurre il rischio a zero, bisognerebbe investire circa 320 milioni di franchi nei prossimi 5 anni.
I costi indiretti per l’industria ticinese dovuti alla chiusura del San Gottardo ammonterebbero solo a 5,1 milioni. Se paragonato a un rischio dell’11% su 50 anni, ciò rappresenta 28 milioni, ossia molto meno degli investimenti necessari a rendere sicuro il tratto stradale.
Il calcolo tuttavia tiene conto soltanto dei costi supplementari per le industrie ticinesi attive nel settore secondario, afferma all’ATS Lorenzo Masiero, dell’Istituto di ricerche economiche dell’Università della Svizzera italiana. I costi diretti di un incidente e le conseguenze economiche su altri settori economici o altre regioni del paese non sono stati considerati.
Lorenzo Masiero motiva questa scelta con la mancanza di dati disponibili e con il fatto che le aziende ticinesi sono le più direttamente toccate da una perturbazione del traffico stradale. Altri studi hanno mostrato che il turismo, ad esempio, ha sofferto poco nel 2006, quando l’autostrada rimase chiusa un mese a causa di frane nel canton Uri.
Per portare a termine il loro studio, nell’ambito del programma nazionale di ricerca 54, i ricercatori ticinesi hanno elaborato un modello informatico che considera le componenti geologiche ed economiche, la qual cosa ha permesso loro di determinare il rapporto costi/vantaggi.
In tal modo, delle otto nuove misure di protezione che permetterebbero di rimediare a potenziali pericoli a sud della galleria, soltanto tre si rivelano paganti. Il rischio di chiusura dell’asse si dimezzerebbe, passando dall’11 al 5%, secondo Lorenzo Masiero. Per gli altri cinque investimenti la redditività risulterebbe negativa.
L’idea di costruire un secondo tunnel autostradale è stata analizzata con lo stesso criterio. Se ne deduce che i costi indiretti che l’industria locale dovrebbe sopportare qualora la galleria dovesse venir chiusa una volta ogni 4 anni a causa di un incidente, sarebbero meno elevati che le spese legate alla perforazione di un secondo tubo.
Sulla base di questo studio, quindi, un secondo tunnel non è giustificabile. L’economista ticinese, comunque, ci tiene a precisare che questi risultati sarebbero diversi se la ricerca venisse ampliata ad altri settori economici e ad altre regioni interessate al transito attraverso il San Gottardo. Un’opinione, quest’ultima, condivisa dall’Ufficio federale delle strade (USTRA) il quale, senza conoscere lo studio ticinese, rileva in maniera generale che la chiusura del principale asse tocca pure le aziende situate a nord del San Gottardo e l’insieme del traffico di transito. A proposito della sicurezza delle strade nazionali, l’USTRA ricorda che un Km su otto è minacciato da pericoli naturali.