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Democrazia diretta in Svizzera

Italia: primarie Partito democratico, quasi 3 milioni i votanti

(Keystone-ATS) ROMA – Il vincitore si conoscerà a notte fonda, ma alle 20 il Partito democratico italiano (Pd) ha già vinto la prima sfida: quasi 3 milioni di elettori hanno votato per il segretario (l’ultima stima è di Paolo Gentiloni), una cifra superiore alle aspettative e che sfiora il successo che nel 2007 incoronò Walter Veltroni primo leader del Pd.
Una partecipazione che, se rende ancora più imprevedibile l’esito, consente ai democratici di gioire per “la prova di forza” riuscita verso il governo e per dimostrare che il partito c’é nonostante le debolezze dell’opposizione e brutti incidenti come il caso Marrazzo.
Le code ai gazebo, a Milano come a Palermo, colgono di sorpresa, già di primo mattino, i tre candidati e lo stato maggiore del partito. Certo, la chiamata alle armi “in difesa della democrazia” si era ripetuta negli ultimi appelli dei big, ma l’affaire Marrazzo, esploso proprio alla vigilia delle primarie, aveva depresso ieri aspettative e speranze. Ed invece i quasi 900mila votanti alle 11.30 cacciano i timori e già alle 17.30 il Pd raggiunge l’asticella dei 2 milioni, fissata come soglia per cantare vittoria.
Nessuno aveva scommesso che si potessero equiparare le cifre del passato, i 4,3 milioni che nel 2005 si misero in fila per incoronare Romano Prodi candidato premier dell’Unione e nemmeno i 3,5 milioni che nel 2007 scelsero Walter Veltroni come primo leader del Pd.
La partecipazione entusiasma Dario Franceschini, Pier Luigi Bersani e Ignazio Marino. Il segretario aspetta le 16 per votare a piazza del Popolo a Roma. Prima fa un blitz ad effetto a Castellamare di Stabia, luogo tristemente simbolo del Pd dopo l’uccisione del consigliere Gino Tommasino e la scoperta nei giorni scorsi che uno dei sicari era iscritto al partito. E che oggi, con la gente in fila ai gazebo, diventa metafora che per il Pd, spiegano i dirigenti locali, “é ora di uscire dal tunnel”.
Franceschini gioisce per “la grande festa della democrazia” ma anche per l’endorsement in zona Cesarini di Nanni Moretti mentre, a Piacenza, Bersani vota al fianco della moglie e delle due figlie. “Le primarie hanno risvegliato la nostra gente”, sostiene il candidato uscito vincente dai congressi dei circoli e che ora spera nell’incoronamento degli elettori. La scaramanzia non gli impedisce di annunciare che, in caso di vittoria, la prima questione di cui si occuperà è il lavoro degli italiani. E che, in caso di sconfitta, darà “piena collaborazione” al vincitore.
Trae coraggio dalla partecipazione anche l’unico outsider in corsa, Ignazio Marino. Il senatore-chirurgo vota nello stesso seggio di Veltroni, a Roma, e l’entusiasmo per i grandi numeri tradisce la speranza di un suo exploit. “Alle 11 e mezza – gioisce – ha votato il 20% in più delle precedenti primarie e questo dato conferma la richiesta degli italiani di un profondo cambiamento”.
Una prova di fiducia che questa volta i dirigenti del Pd assicurano che onoreranno, appoggiando chiunque tra i tre sfidanti uscirà vincitore dalle primarie, ed evitando la faida interna che travolse Veltroni.

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