“La BNS potrebbe senza problemi versare soldi a cantoni e a Berna”
(Keystone-ATS) La Banca nazionale svizzera (BNS) potrebbe tranquillamente versare contributi a cantoni e alla Confederazione, ma al contrario sceglie in maniera autonoma di potenziare sempre di più le sue riserve.
È la critica mossa del gruppo di economisti noto con il nome di SNB-Observatory (osservatorio della BNS), che chiede al consiglio di banca (l’organo di vigilanza dove sono fra l’altro presenti anche politici e sindacalisti) di intervenire.
In una dettagliata presa di posizione pubblicata oggi gli esperti ricordano che in base alle cifre provvisorie diffuse il 9 gennaio l’istituto guidato da Thoms Jordan ha subito nel 2023 una perdita di 2,8 miliardi di franchi. Come nel 2023, nonostante il disavanzo complessivo la banca ha deciso di assegnare un importo positivo agli accantonamenti per riserve monetarie di 10,5 miliardi, che salgono così a 113,0 miliardi. In parallelo la riserva per future ripartizioni agli enti pubblici diventa ancora più negativa, passando da -39,5 a -52,8 miliardi.
“La mancata distribuzione ai Cantoni e alla Confederazione non è il risultato necessario della situazione finanziaria della BNS”, sostengono gli specialisti. “Con un accantonamento per le riserve monetarie di 113 miliardi l’istituto può senza problemi permettersi i 6 miliardi che ha distribuito negli anni precedenti. Anno dopo anno, la BNS sceglie invece di riempire questo paniere a spese delle riserve di distribuzione”.
“I cantoni e la confederazione hanno ragione a lamentarsi di una politica di accantonamento arbitraria, in base alla quale gli accantonamenti in questione vengono aumentati del 10% ogni anno senza alcuna giustificazione”, insiste l’SNB-Observatory. A suo avviso ciò priva gli enti pubblici “della parte di patrimonio che spetta loro di diritto e che appartiene al popolo”.
Il consiglio di banca – cioè l’organo che esercita la vigilanza e il controllo sulla conduzione degli affari della BNS, in cui siede anche il consigliere di stato ticinese Christian Vitta – “sarebbe in grado di modificare questa prassi, poiché fa parte del suo mandato approvare la politica degli accantonamenti proposta dalla direzione generale”, sottolineano gli esperti.
Dell’osservatorio fanno parte Yvan Lengwiler, professore all’Università di Basilea, ex consulente della BNS ed ex membro della Finma, l’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari, il professore emerito ginevrino Charles Wyplosz, nonché Stefan Gerlach, capoeconomista della banca privata EFG (quella che sette anni or sono ha rilevato la luganese BSI) ed ex vicegovernatore della banca centrale irlandese.