
Alexander e il suo battesimo della bandiera

Tuffo nel mondo degli sbandieratori svizzeri. Il Fahnenschwingen, come la lotta svizzera, lo jodel e il corno delle Alpi, appartiene alle tradizioni viventi della Confederazione. Incontro con Alexander, ragazzo di quindici anni dell'Emmental, appassionato di motori e affascinato dall'arte di sventolare la bandiera.
Alexander si è appartato in un angolo insieme al padre. È visibilmente nervoso. Si muove a scatti, lo sguardo fisso verso il soffitto. Manca ormai poco alla sua entrata in scena. Finalmente lo speaker annuncia il suo turno e mette fine alla sua ansiosa attesa.
Sono le 17:36. Alexander si carica l’asta della bandiera sulla spalla e marcia verso l’area riservata all’esibizione: un tappeto blu con al centro due cerchi concentrici. Il volto non lascia trasparire alcuna agitazione, ma dentro di sé vive una tempesta di emozioni. Impugna l’asta con la mano destra, mentre la sinistra è appoggiata sul fianco. In sottofondo, si sentono le note di uno jodel. Dietro di lui campeggia il dipinto di un bucolico paesaggio montano.
Un’ultima occhiata alla posizione dei piedi, perfettamente centrati nel cerchio più piccolo, e poi inizia la sua presentazione. Le prime evoluzioni sono facili e gli riescono alla perfezione. La bandiera ondeggia nell’aria e passa da una mano all’altra. Ma poi, durante un lancio, qualcosa va storto: la bandiera gli sfugge e finisce a terra. Un istante che sembra durare un’eternità. Alexander la raccoglie e, senza tradire alcuna reazione, riprende il suo sbandieramento.
In tre minuti deve presentare 12 movimentiCollegamento esterno, usando alternativamente la mano sinistra e la destra: Beinwelle, hoher Überschlag, Kopfwelle, Beinumschwung, offener Überwurf ecc. Il “Gut” pronunciato dal capogiuria sancisce la fine del tempo a sua disposizione. Per alcuni secondi, Alexander resta immobile, con la bandiera sospesa orizzontalmente accanto a sé. Poi l’appoggia sulla spalla destra e, a grandi falcate, abbandona la scena. Il pubblico applaude e lui accenna un sorriso. Seguono le strette di mano, le pacche sulle spalle. Il suo commento è laconico: “Poteva andare peggio”.
Durata e modalità
– Ogni esibizione dura 3 minuti, individualmente o in duetto.
L’esibizione inizia e si conclude quando il capogiuria esclama “Gut”.
– Tutti i movimenti devono essere eseguiti sia con la destra che con la sinistra.
Spazio e movimenti
– Lo sbandieratore si muove all’interno di due cerchi. Cerchio interno: 60 cm di diametro; cerchio esterno: 150 cm di diametro.
– Non è permesso uscire dal cerchio, né alzare i talloni o compiere passi in avanti (penalità).
– La bandiera non deve toccare né il corpo né il suolo e deve rimanere sempre aperta e in movimento.
– La mano che non è usata deve restare appoggiata sul fianco in posizione di riposo.
– Vanno mostrati almeno due “Hochschwünge” (lanci alti), scelti tra i 49 movimenti regolamentariCollegamento esterno.
Caratteristiche della bandiera
– Dimensioni standard: 120 x 120 cm.
– Dimensioni della bandiera per le ragazze e i ragazzi: 80 x 80 cm oppure 100 x 100 cm.
– Deve essere una bandiera cantonale o svizzera.
Giuria e valutazione
– La giuria è composta da tre membri, tra cui un Obmann (capogiuria).
I giurati osservano diversi aspetti: tecnica del movimento e precisione, posizione nel cerchio, passi, equilibrio, corretta esecuzione dei lanci e uso delle due mani, difficoltà dell’esercizio, altezza dei lanci, padronanza tecnica.
Alla fine si assegnano punteggi da 0 a 30.
Per la prima volta protagonista
Siamo a St. Stephan, un villaggio a pochi chilometri dalla più nota Lenk, località turistica nell’Obersimmenthal, dove nel 2025 si è tenuta la festa dello Jodel del Canton BernaCollegamento esterno, un appuntamento che ha riunito cantanti di jodel, suonatori e suonatrici del corno delle Alpi, sbandieratori e sbandieratrici provenienti da tutta la Svizzera.
Per Alexander è stato il giorno del debutto. In passato, insieme alla mamma Heidi, al papà Manuel e alla sorella Nicole, ha già assistito a innumerevoli eventi simili, sempre come spettatore. “Ho iniziato a esercitarmi un anno fa in vista di questo appuntamento”, racconta il quindicenne durante il viaggio verso St. Stephan. Lunghe ore passate a imparare movimenti, gesti, prese.

Durante il concorso, ogni partecipante può esibirsi da solo o in coppia davanti a una giuria di tre membri. Il Fahnenschwinger, lo sbandieratore, indossa l’abito tradizionale e deve presentare una sequenza di figure.
La giuria valuta la precisione, la varietà, la velocità, la posizione, la fluidità dei movimenti, la padronanza tecnica, in particolare nei lanci alti e nel recupero della bandiera al volo. “Serve concentrazione, coordinazione e buon senso dell’equilibrio”, spiega Manuel, il padre di Alexander. “Siamo una piccola famiglia e lo stare insieme conta più del risultato”.
Le ricerche più recenti smentiscono la teoria, ancora diffusa in Svizzera, secondo cui lo sbandieramento avrebbe origini dal periodo in cui i soldati svizzeri prestavano servizio mercenario per le potenze straniere europee. Esistono invece documenti storici che attestano come, già prima del ritorno dei mercenari (tra il XVI e il XVIII secolo), i pastori dell’Urnerland praticassero lo sbandieramento con bandiere in seta pesante con manico corto.
Con lo sviluppo del turismo tra l’Ottocento e il Novecento, le tradizioni popolari svizzere ricevettero nuovo slancio. Nel 1910, Oskar Friedrich Schmalz fondò a Berna l’Associazione svizzera di jodel (SJV), che dal 1922 incluse anche gli sbandieratori alpini della Svizzera centrale, accanto agli jodler e ai suonatori del corno delle Alpi.
(Fonte: Fahnenschwinger-Vereinigung der NordwestscheizCollegamento esterno)
Il mondo di Alexander
Alexander vive a Heimisbach, nel cuore dell’Emmental. La casa e la stalla si trovano in cima a una collina da cui si gode una splendida vista. “Il calcio e l’hockey non mi interessano”, racconta. “Mi piace invece sventolare la bandiera, anche se i miei compagni di classe lo considerano solo una perdita di tempo.
Invece, per me significa tradizione e Heimat“. Con il papà, che da oltre trent’anni coltiva questa passione, si reca ogni venerdì sera nella palestra di paese, dove si allena con l’amico Yannick e altri sbandieratori adulti. “Eseguire le singole figure è relativamente semplice. La vera difficoltà consiste nel riuscire a unirle in modo armonioso, usando sia la mano destra che quella sinistra”.
Il mondo di Alexander è fatto di motori, libri e tre capre nane. Tra un anno concluderà la scuola dell’obbligo e ad attenderlo ci sarà il mondo del lavoro. “Voglio diventare meccanico di macchine agricole”, racconta. Nel doposcuola e durante l’estate aiuta la famiglia in stalla o nella fienagione. Lo fa più per senso del dovere che per passione.
Preferisce perdersi tra le pagine di un libro, accudire le sue caprette o aggiustare il motorino con cui va a scuola o scorrazza nelle colline intorno a Sumiswald. “Vorrei truccarlo, ma i miei genitori non mi lasciano”, racconta, aggiungendo che al momento non se ne intende ancora molto di motori, ma che ne saprà di più dopo l’apprendistato. Per ora, si limita a ingrassare i mezzi di trasporto agricoli d’epoca Schilter del padre.

Torniamo a St. Stephan. Dopo l’esibizione, Alexander può finalmente godersi l’uscita familiare. Durante la festa dello jodel si sente a casa.
È circondato da sbandieratori e sbandieratrici, cantati di jodel, suonatori e suonatrici del corno delle Alpi, tutti in abito tradizionale. Seduto su una catasta di legna, con il cellulare in mano, si smarrisce per qualche minuto nel labirinto del web. Poi ripone lo smartphone nella tasca dei pantaloni e ritorna al suo mondo. La bandiera svizzera arrotolata al suo fianco e uno jodel in sottofondo.
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