Voto nel segno dell’incertezza e del disinteresse
A due settimane dalla votazione federale del 27 settembre, i giochi sono ben lungi dall'essere fatti. Se gli svizzeri avessero votato oggi, dalle urne sarebbe uscito un sì al finanziamento aggiuntivo dell'AI e un no alla rinuncia dell'iniziativa popolare generica. Ma l'indecisione domina e la propensione alla partecipazione scema.
Nel secondo sondaggio effettuato dall’istituto gfs.bern per conto della SRG SSR ideé suisse, i cui risultati sono stati pubblicati oggi, il progetto di aumentare temporaneamente l’IVA per risanare l’Assicurazione invalidità (AI) è approvato dal 50% degli intervistati intenzionati a votare e bocciato dal 32%, mentre il 18% non ha ancora un’opinione in merito.
Rispetto al primo sondaggio, condotto quattro settimane prima, non si sono registrati capovolgimenti di situazione. Tuttavia, Pur mantenendosi in vantaggio, i sostenitori hanno ceduto terreno agli avversari. Infatti, la quota degli oppositori è cresciuta di 5 punti percentuali, quella dei fautori ne ha perso 1 e quella degli indecisi si è ridotta di 4.
Diverso l’andamento per il secondo oggetto, ossia l’abolizione del diritto all’iniziativa popolare. Sostenuta da tutti i partiti, questa proposta è ora rifiutata dal 32% dagli intervistati intenzionati a votare e accettata dal 29%. Il campo degli oppositori è diminuito di 8 punti percentuali, mentre quello dei fautori è cresciuto di 10. A prevalere sono però ancora gli indecisi, che, con un tasso del 39% (-2 punti) rimangono a un livello da primato.
Formulare pronostici in queste condizioni è impossibile, ha affermato il responsabile di gfs.bern Claude Longchamp in una conferenza stampa a Berna. A questo punto l’unica certezza è… l’incertezza.
Elementi mai riscontrati prima d’ora
Non solo la proporzione di chi non ha ancora un’opinione è senza precedenti, ma quella di coloro che affermano di essere sicuri di come voteranno il 27 settembre è bassa per entrambi gli oggetti. Per il finanziamento dell’AI sono il 35% tra i favorevoli e il 19% tra i contrari, mentre per la rinuncia all’iniziativa generica sono il 18% fra gli oppositori e il 16% fra i sostenitori.
“L’esperienza acquisita in undici anni di indagini di questo tipo insegna che al momento del voto sono possibili cambiamenti di campo fra coloro che nel sondaggio si dicono ‘piuttosto’ contrari o a favore”, ha spiegato l’esperto.
Oltre al record d’indecisione, spicca un’altra caratteristica atipica: la quota di coloro che sono intenzionati a votare è scesa dal 41% al 34%. Solitamente, invece, si assiste all’evoluzione inversa, vale a dire che con l’avvicinarsi alla scadenza dello scrutinio aumenta la propensione alla partecipazione, ha osservato Longchamp. Il fenomeno, peraltro, tocca tutti i partiti.
Nell’ombra delle vicende governative
L’esperto di sondaggi imputa questa controtendenza al fatto che l’attenzione dell’opinione pubblica nelle ultime settimane si è focalizzata sul governo. La vicenda libica e l’elezione del successore del ministro Pascal Couchepin hanno relegato in secondo piano la votazione federale del 27 settembre, ha spiegato Longchamp.
Il destino di entrambi gli oggetti può giocarsi negli ultimi dieci giorni di campagna. “Tutto è ancora possibile”. Circa il finanziamento aggiuntivo dell’AI, entrambi i campi hanno argomenti che fanno presa sugli elettori.
Le motivazioni maggiormente citate da coloro che voteranno sì sono tre: la necessità di raccogliere fondi supplementari per risanare l’AI, il pericolo che grava sulle prestazioni dell’AI e il legame fra le sorti dell’AI e quelle dell’AVS. Tre sono pure gli argomenti prevalentemente citati da chi dice che voterà no: c’è ancora un potenziale di risparmio nella lotta agli abusi, un aumento d’imposta in un momento di crisi è sbagliato, l’IVA è un’imposta iniqua perché colpisce particolarmente i redditi bassi.
Per la rinuncia all’iniziativa popolare generica non c’è invece un argomento che fa breccia, ma si tratta di comunicare attivamente, ha indicato lo specialista di indagini demoscopiche. I partiti sono unanimi nel voler abolire questo diritto popolare che non è mai stato applicato, ma nessuno si è finora preoccupato di convincere l’elettorato. Se il governo e il parlamento non vogliono ritrovarsi sconfessati dal popolo, dovranno rimboccarsi le maniche.
Sonia Fenazzi, swissinfo.ch
L’istituto di ricerca gfs.bern, in esclusiva per la SRG SSR idée suisse, ha interrogato fra il 7 e il 12 settembre un campione rappresentativo di 1’203 aventi diritto di voto di tutte le regioni linguistiche della Svizzera.
Di costoro, 641 hanno dichiarato di essere intenzionati a votare il 27 settembre.
I risultati del sondaggio si riferiscono alle risposte date da questi ultimi.
Il margine di errore è del +/- 3,9%.
Il 27 settembre l’elettorato elvetico è chiamato a pronunciarsi su due oggetti: il Decreto federale sul finanziamento aggiuntivo temporaneo dell’assicurazione invalidità (AI) mediante l’aumento delle aliquote dell’imposta sul valore aggiunto (IVA) e il Decreto federale concernente la rinuncia all’introduzione dell’iniziativa popolare generica.
Il primo prevede un lieve rincaro dei tassi dell’IVA negli anni dal 2011 al 2017. Queste entrate supplementari sarebbero destinate a risanare l’AI, il cui indebitamento ha raggiunto quasi 13 miliardi di franchi alla fine del 2008. Se questo piano fosse approvato, parallelamente il fondo di compensazione dell’AI sarebbe separato da quello dell’AVS (assicurazione vecchiaia e superstiti).
Il secondo oggetto riguarda la soppressione di un diritto popolare introdotto nella Costituzione federale nel 2003, ma che si è rivelato inapplicabile nella pratica: l’iniziativa popolare generica.
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