Legge asilo: imperfetta, ma meglio ora non si può fare, OSAR per sì

(Keystone-ATS) La riveduta legge sull’asilo che sarà proposta agli svizzeri il 5 giugno non è perfetta, ma offre un miglioramento globale ai richiedenti: è il giudizio dell’Organizzazione svizzera di aiuto ai rifugiati (OSAR), che raccomanda dunque di votare “sì”.
I rappresentanti delle sei organizzazioni aderenti all’OSAR – cinque enti assistenziali tra cui Caritas Svizzera e la sezione elvetica di Amnesty International – insieme all’associazione Operation Libero hanno sottolineato oggi a Berna l’importanza della procedura accelerata: “la decisione d’asilo è resa entro pochi mesi, e non, come finora, spesso dopo anni”, ha affermato in una conferenza stampa Miriam Behrens, nuova segretaria generale dell’OSAR.
Una velocità che va a suo avviso a vantaggio di tutti: da un canto i richiedenti autorizzati a rimanere si integrano prima nella società e nell’economia, dall’altro quelli che devono lasciare la Svizzera ne capiscono meglio i motivi.
Per Laura Zimmermann di Operation Libero, un movimento di giovani accademici nato dopo l’accettazione popolare dell’iniziativa UDC sull’immigrazione di massa il 9 febbraio 2014, il cambiamento deve intervenire al più presto. La revisione è un compromesso, ma “nessun progetto migliore è possibile in un prossimo futuro”, ha dichiarato. Bisogna votare “sì” – ha aggiunto – per far avanzare la politica d’asilo invece di bloccarla.
Grazie a una protezione giuridica gratuita, i richiedenti saranno meglio consigliati e accompagnati, ha rilevato Andreas Kressler, direttore dell’Aiuto delle Chiese evangeliche della Svizzera (ACES). Ciò consentirà – ha detto Manon Schick, segretaria generale di Amnesty Svizzera – di “minimizzare fortemente il rischio che persone sottoposte a torture siano oggetto di una decisione d’asilo negativa e che debbano lottare per anni per i loro diritti, come è purtroppo il caso attualmente”.
Christophe Schwaab, presidente del Soccorso Operaio Svizzero (SOS, organizzazione che rappresenta l’OSAR in Ticino), ha evidenziato il forte miglioramento della protezione delle persone più vulnerabili: “le vittime di traumi, le famiglie e i bambini sono accompagnati sin dall’inizio della nuova procedura da persone di fiducia e ricevono immediatamente l’aiuto necessario”.
Il fatto di ottenere rapidamente protezione favorisce una integrazione rapida, ha sostenuto Marianne Hochuli, membro della direzione di Caritas. Grazie alla durata ridotta della procedura – ha rilevato – l’assegnazione dei rifugiati ai cantoni e l’aiuto alla loro integrazione possono avvenire prima. “Da cinque a sette anni dopo l’arrivo in Svizzera, la Confederazione non versa più contributi globali ai cantoni”. Ne deriva – secondo Marianne Hochuli – “un interesse abbastanza generale a una integrazione precoce”.