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Nuova Zelanda: nave, pompaggio petrolio procede a fatica

(Keystone-ATS) Le squadre di salvataggio lavorano notte e giorno per pompare petrolio dai serbatoi della portacontainer incagliata dal 5 ottobre in una barriera corallina della Nuova Zelanda, che ha già disperso in mare centinaia di tonnellate di carburante pesante, inquinando le spiagge della turistica Bay of Plenty, famosa per la sua fauna marina. Dopo interruzioni e ritardi causati dal maltempo, gli operatori hanno finora faticosamente estratto 22 tonnellate di petrolio, reso denso “come marmellata” dalle basse temperature, delle circa 1300 tonnellate rimaste nei serbatoi.

È una corsa contro il tempo, in un’operazione lenta e pericolosa: un portavoce della compagnia di salvataggio Svitzer ha avvertito di prepararsi al peggio, poichè lo scafo di 236 metri, già fratturato in più parti, rischia di spaccarsi e scaricare in mare tutto il carburante. La nave è inclinata di 22 gradi e sono caduti in mare 88 dei 1368 container a bordo.

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Le macchie nere si sono riversate lungo 60 km della costa e quasi 1300 uccelli, molti di specie rare come i pinguini blu, sono rimasti uccisi nel peggior disastro marittimo ambientale nella storia del Paese. Ha fatto progressi in compenso la pulizia delle spiagge e gli organizzatori si dicono stupefatti della risposta della comunità, con circa 5500 volontari che hanno firmato per aiutare, mentre le aziende locali li sostengono con alloggio, equipaggiamento e cibo.

Il comandante e il secondo ufficiale sono stati arrestati e incriminati secondo la legge che copre attività pericolosa in mare, e rischiano fino a 12 mesi di carcere e una multa pari a 5700 euro. Secondo il ministro dell’Ambiente Nick Smith, all’origine del naufragio potrebbe esserci stato un errore del comandante, che pressato per arrivare a destinazione avrebbe accelerato prendendo una scorciatoia e andando a finire sulla barriera corallina, chiaramente marcata nelle mappe.

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