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Pane: prezzi sotto pressione al ribasso, il mercato è in fermento

Keystone-SDA

Nel settore del pane è in corso una concorrenza agguerrita, con prezzi che tendono al ribasso: sotto pressione non sono solo le panetterie, bensì anche i produttori industriali.

(Keystone-ATS) Il gruppo svizzero Aryzta, successore di Hiestand e leader mondiale nella produzione di prodotti da forno surgelati, sta tagliando decine dei suoi 7700 posti di lavoro a livello globale. “Purtroppo si tratta di una necessità nel settore”, ha indicato oggi il CEO Urs Jordi in occasione della pubblicazione dei dati trimestrali. L’azienda con sede a Schlieren (ZH) soffre per l’aumento dei costi e per il clima di consumo moderato a livello mondiale.

In Svizzera sta attualmente facendo notizia la chiusura di alcune imprese di lunga data. Nella Svizzera tedesca, ad esempio, la tradizionale panetteria Limmatbeck ha dichiarato fallimento in settembre e ha chiuso i suoi sei negozi. Anche Migros abbasserà le saracinesche del suo stabilimento di pane fresco a Münchenstein (BL) alla fine dell’anno e trasferirà le sue capacità produttive, poiché la domanda è diminuita, mentre aumenta quella di prodotti appena sfornati e riscaldati nei negozi.

La dinamica competitiva si è recentemente inasprita a causa della guerra dei prezzi sul pane standard da 500 grammi. Qualche giorno fa il discount Aldi ha messo in vendita il suo prodotto a 99 centesimi, con grande efficacia pubblicitaria; i grandi distributori hanno seguito l’esempio e annunciato riduzioni di prezzo. Per molte panetterie di paese con costi salariali, energetici e di affitto più elevati, questo livello di prezzo non copre i costi. La loro indignazione è stata quindi grande.

Negli ultimi 20 anni il paese ha subito profondi cambiamenti. Il numero dei membri dell’Associazione svizzera mastri panettieri-confettieri (PCS) si è dimezzato, passando da quasi 3300 nel 2005 a 1700 quest’anno. I relativi punti vendita sono scesi di meno, da 2900 a 2400. Ciò testimonia un processo di consolidamento e di acquisizioni: un numero minore di imprese gestisce un numero maggiore di filiali.

A livello internazionale si osserva un andamento simile: i grandi produttori uniscono le loro capacità, chiudono stabilimenti, razionalizzano le reti o effettuano acquisizioni per sfruttare le economie di scala e distribuire i costi fissi. In Germania, la grande panetteria Leifert ha presentato istanza di fallimento nel corrente mese di ottobre. Sono interessate decine di punti vendita nei supermercati. In Spagna, Bimbo, concorrente di Aryzta, ha annunciato la soppressione di diverse centinaia di posti di lavoro nell’ambito di una ristrutturazione.

Il risultato è un mercato con un numero minore di attori, ma più grandi e organizzati in modo più efficiente. Ai piccoli fornitori si aprono opportunità solo con prodotti di nicchia, basati, tra l’altro, sul lavoro manuale o sul radicamento regionale.

Un recente rapporto di settore pubblicato in estate descrive come principali sfide il persistere dei prezzi elevati dell’energia e delle materie prime, l’aumento dei costi del personale dovuto alla carenza di manodopera qualificata e il margine di manovra limitato sui prezzi. Parallelamente, aumenta la pressione sugli investimenti per forni più efficienti e digitalizzazione. Gli esperti del ramo sono concordi: sopravviveranno coloro che lavorano in modo efficiente, sono innovativi e offrono prodotti di buona qualità.

C’è però chi chiede aiuto. Sono soprattutto i piccoli produttori a sperare in un sostegno da parte della politica e in possibili misure protezionistiche. Una mozione presentata al Consiglio nazionale chiede l’abolizione delle agevolazioni tariffarie doganali per le importazioni di prodotti da forno semilavorati e finiti, al fine di sostenere la produzione di pane indigena. Il Consiglio federale respinge tuttavia questa richiesta: un adeguamento delle preferenze nei confronti dell’UE richiederebbe a suo avviso una rinegoziazione dell’accordo di libero scambio e creerebbe ulteriori rischi e incertezze per l’industria di trasformazione.

“Ci troviamo in un mondo nuovo, che richiede misure coerenti”, ha affermato il numero uno di Aryzta. Il settore è in una fase di consolidamento. “I più forti sopravviveranno”. Nonostante il clima di consumo poco favorevole, Jordi vede comunque il comparto della panificazione come vincitore a lungo termine: il pane – afferma – è economico, efficiente ed ecologico rispetto ad altre fonti di calorie come carne, latte o frutta.

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