Parigi marcia contro l’antisemitismo, cacciata Le Pen

(Keystone-ATS) Una marea umana, da Place de la Nation, lungo il Boulevard Voltaire, per rendere omaggio a Mireille Knoll, l’anziana signora sopravvissuta alla Shoah e assassinata venerdì scorso nel cuore di Parigi.
Solo l’ultimo di una lunga serie di attacchi antisemiti che segnano regolarmente la cronaca della Francia. “Uccisa perché ebrea”, ha deplorato Emmanuel Macron che a titolo personale, in segno di solidarietà con la famiglia, come ha riferito l’Eliseo, ha partecipato questo pomeriggio ai funerali in forma privata della donna con indosso una kippà, il copricapo ebraico.
Poco più tardi, alle 18.30, migliaia di persone si radunavano in Place de la Nation per partecipare alla Marcia bianca in omaggio alla vittima e per dire basta all’antisemitismo. Presenti tutte le forze politiche, inclusi i leader della sinistra radicale, Jean-Luc Mélenchon, e del Front National, Marine Le Pen, a cui il Crif (Il Consiglio rappresentativo degli ebrei di Francia che ha organizzato l’evento) aveva chiesto di non venire e che sono stati duramente contestati al loro arrivo con bordate di fischi, insulti e grida di disapprovazione. Tanto da essere poi costretti ad uscire dal corteo scortati dalle forze dell’ordine, anche se Le Pen è poi voluta comunque rientrare.
“Sia all’estrema destra sia all’estrema sinistra c’è una forte concentrazione di antisemiti”, aveva avvertito Francis Kalifat, presidente del Crif, chiedendo ai due di rimanere a casa. Mentre Daniel Knoll, uno dei figli della vittima, si era mostrato più aperto, invitando “tutti, senza eccezione”. “Il Crif – aveva aggiunto – fa politica, io invece apro il mio cuore. Chiunque abbia una madre può capirlo”. Per Kalifat, invece, “la sovrarappresentazione di antisemiti, sia all’estrema sinistra sia all’estrema destra, rende questi due partiti infrequentabili”.
Al di là dei veleni politici, la marcia è stata un successo. In testa al corteo anche il ministro dell’Interno, Gérard Collomb, la ministra della Cultura Francoise Nyssen, il leader di En Marche e fedelissimo ministro di Emmnuel Macron, Christophe Castaner, e il filosofo Bernard -Henri Lévy, a cui è seguito un un fiume inarrestabile di persone, uomini e donne di ogni età, tra cui Serge e Beate Klarsfeld, la coppia che ha consacrato la vita a dare la caccia ai nazisti e a lottare contro l’antisemitismo.
“Sono molto triste, sconvolta”, ha detto Mireille, settantenne di origini ebraiche venuta a manifestare insieme alla famiglia. “I miei genitori sono sopravvissuti ad Auschwitz, ma abbiamo perso tutto il resto della famiglia. Sono cresciuta col terrore che tutto ciò potesse ricominciare. Oggi abbiamo nuovamente paura”, ha aggiunto, dicendo di sentirsi “sempre meno sicura in Francia”.
In molti portavano una spilla dell’Uejf (Union des Juifs de France) con la foto della signora uccisa e la scritta “Mireille Knoll non ti dimenticheremo”. “In Francia si assassinano delle nonne perché sono ebree”, deplorava un cartello esposto in piazza, dove tra kippà, tricolori francesi e bandiere israeliane sono stati visti anche alcuni esponenti della comunità musulmana.
Immagini, quelle di oggi Parigi, che con le dovute proporzioni hanno richiamato alla memoria la grande marcia dell’11 gennaio 2015, quando milioni di francesi protestarono in strada dopo l’attacco jihadista a Charlie Hebdo. Anche se l’odio cieco continua a colpire. Questa notte i locali dell’Unione studenti ebrei all’Università parigina della Sorbona sono stati presi di mira e danneggiati da vandali con scritte antisemite e antisioniste.
Mentre continuano le indagini sull’assassinio di Mireille, pugnalata per ben 11 volte e poi data alla fiamme nella sua casa. Il suo vicino di casa, uno dei due indagati, sapeva che era ebrea. L’altro fermato, forse suo complice, l’ha accusato davanti agli inquirenti di aver gridato “Allah Akbar” mentre infieriva sulla vittima. Ma le versioni dei due sospetti sono ancora piene di contraddizioni e incongruenze.