Spazio di Schengen: cadono le frontiere tra est ed ovest
Momento storico per l'Europa: con l'allargamento ad est dell'area di Schengen, il 21 dicembre 2007, viene definitivamente seppellita la "cortina di ferro" che aveva diviso il Continente durante la Guerra fredda.
L’apertura delle frontiere tra la Svizzera e l’Unione europea rischia invece di venir differita oltre la data prevista del 1° novembre 2008: il trattato tra Berna e Bruxelles non è stato ancora ratificato da tre membri dell’UE.
Oltre 60 anni dopo la Conferenza di Yalta viene seppellito uno degli ultimi brandelli della “cortina di ferro” che aveva contrapposto l’Europa e diviso il pianeta fino alla caduta del Muro di Berlino nel 1989.
Lo Spazio di Schengen, al quale hanno aderito finora 15 paesi, viene allargato a 9 dei 10 Stati entrati nel 2004 nell’Unione europea (UE): Repubblica ceca, Slovacchia, Ungheria, Polonia, Estonia, Lettonia, Lituania, Slovenia e Malta.
Le frontiere terrestri cadono dal 21 dicembre 2007, mentre i controlli dei passaporti agli aeroporti saranno aboliti soltanto dal 30 marzo 2008. Gran Bretagna e Irlanda, così come i nuovi aderenti Cipro, Bulgaria e Romania, rimangono tuttora fuori dall’area di Schengen. Svizzera e Liechtenstein, che non sono membri dell’UE, intendono aprire le loro frontiere tra un anno.
Il nuovo allargamento è il maggiore da quando fu firmato l’accordo per la fine dei controlli alle frontiere e la libera circolazione nel 1985 a Schengen, un paesino di 1.500 anime in Lussemburgo.
Un evento storico e unico
“Da oggi le persone possono viaggiare liberamente e senza intoppi in 24 paesi della zona Schengen: dal Portogallo alla Polonia, dalla Grecia alla Finlandia”, ha commentato il presidente della Commissione dell’UE, José Manuel Durao Barroso, secondo il quale cade così un altro “ostacolo alla pace, alla libertà e all’unità dell’Europa”.
Con questo allargamento, che concerne direttamente circa 80 milioni di persone, salgono a 400 milioni le persone che risiedono nell’area di Schengen. Le nuove frontiere dell’Unione europea toccano Bielorussia e Ucraina (confinanti della Polonia), Romania (Ungheria), Croazia (Slovenia) e addirittura la Russia sul Baltico.
L’apertura delle frontiere ha sollevato anche non poche paure. Secondo diversi sondaggi, numerosi cittadini della vecchia Europa temono un peggioramento del quadro della sicurezza, un’esplosione della criminalità dall’est e una migrazione incontrollata di rom all’interno dell’UE.
Svizzera in attesa
Per la Svizzera sarà piuttosto difficile aderire al sistema d’informazione dello spazio di Schengen dal 1° novembre 2008, come previsto finora. Già adesso si registra un ritardo sulla tabella di marcia: da mesi sia Berna che la commissione UE fanno pressione sugli Stati membri, affinché ratifichino l’accordo con la Svizzera. Mancano ancora le ratifiche di Grecia, Repubblica ceca e Belgio.
Recentemente il vicedirettore dell’Ufficio federale di giustizia Luzius Mader ha dichiarato che si sta pensando a un differimento del termine. Stando al Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP) la mancata ratifica non permette di collegare la banca dati svizzera (RIPOL) a quella di Schengen (SIS).
Inoltre in giugno andrà perduto un altro mese, perché i test dovranno essere sospesi durate l’EURO 2008.
Trattative sul fondo per le frontiere esterne
Intanto, giovedì l’UE ha comunicato di aver adottato un mandato negoziale per dare avvio alle trattative sulla partecipazione svizzera al fondo per le frontiere esterne dello spazio di Schengen.
Per i 27 è chiaro che gli Stati non membri dell’UE – Norvegia, Islanda, Liechtenstein e Svizzera – dovranno partecipare al finanziamento del fondo. Nel rapporto 2006 sull’Europa, il governo svizzero ha stimato il suo contributo a 13 milioni di franchi l’anno.
La creazione del fondo è stata proposta dalla Commissione europea l’anno scorso per sostenere finanziariamente gli Stati più sollecitati per i controlli alle frontiere esterne dello spazio di Schengen.
swissinfo e agenzie
Il trattato di Schengen è stato sottoscritto nel 1985 nell’omonima cittadina del Lussemburgo dai rappresentanti di Francia, Germania e Benelux.
Gli accordi, che concernono i settori di giustizia e polizia, hanno fornito il quadro legale per la progressiva abolizione dei controlli delle persone lungo le frontiere interne dell’UE.
Per garantire la sicurezza dopo l’apertura delle frontiere, il trattato di Schengen prevede un potenziamento dei controlli alle frontiere esterne dei paesi membri, una migliore collaborazione transfrontaliera tra gli organi di polizia e il coordinamento tra gli Stati della lotta alla criminalità organizzata.
Adottati finora da 15 paesi europei, gli accordi vengono estesi dal 21 dicembre 2007 a 9 dei 10 Stati che hanno aderito all’UE nel 2004: Polonia, Repubblica ceca, Ungheria, Slovacchia, Slovenia, Estonia, Lettonia, Lituania e Malta.
La Svizzera ha ratificato il trattato di Schengen il 16 ottobre 2004.
La proposta di adesione della Svizzera allo Spazio di Schengen, combattuta da un referendum, è stata approvata dal popolo svizzero il 5 giugno 2005 (54,6% i voti favorevoli).
Secondo l’agenda prevista, la Confederazione dovrebbe aderire il 1° novembre all’area di Schengen. L’adesione rischia però di venir posticipata in seguito a questioni tecniche e ai ritardi nella procedura di ratifica da parte di alcuni membri dell’EU.
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