
Diario di bordo in due megabyte dalle Svalbard

Due megabyte era il limite di dati che i nostri blogger potevano inviare quotidianamente dall'Antartide durante la loro spedizione di ricerca sulle microplastiche. La trasmissione di dati è limitata anche per altre tre dottorande che hanno trascorso l'estate a studiare l'inverdimento dell'Artico sulle isole Svalbard, in Norvegia. Si tratta di un fenomeno causato dal riscaldamento globale e legato alla chimica, allo spessore e all'età del suolo.
L’Artico si sta riscaldando fino a quattro volteCollegamento esterno più velocemente della media globale. Le temperature estive superiori a 20°C non sono più un’eccezione. Ciò ha gravi conseguenze per gli ecosistemi in cui vivono animali e piante altamente specializzati. Alle Svalbard ci sono orsi polari, volpi, renne, uccelli nidificanti e centinaia di specie di muschi e licheni.

L’aumento delle temperature sta trasformando questo ecosistema. Alcune regioni delle Svalbard presentano già una vegetazione più rigogliosa a causa dell’aumento della biomassa vegetale autoctona e dell’invasione della tundra da parte di piante originarie delle medie latitudini. Questo fenomeno è chiamato “rinverdimento dell’Artico”.
Alle Svalbard e in altre zone dell’Alto Artico si sono già diffuse specie vegetali non autoctone, soprattutto nei terreni arricchiti di nutrienti in prossimità degli insediamenti umani. Col tempo, la composizione delle comunità vegetali e microbiche dell’Artico potrebbe cambiare profondamente e le specie non autoctone potrebbero prendere il posto delle specie locali tipiche della tundra.
Quest’estate, tre dottorande del Politecnico federale di ZurigoCollegamento esterno sono state alle Svalbard per studiare i processi ecologici alla base dell’inverdimento dell’Artico e le sue conseguenze sui cicli dei nutrienti, le piante e i microorganismi. Lena Bakker, Sigrid Trier Kjaer e Jana Rüthers vogliono capire meglio come i già fragili ecosistemi artici potrebbero cambiare in futuro.

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Traduzione dall’inglese di Luigi Jorio

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