La Svizzera migliora nella classifica globale sul clima, ma i progressi sono lenti
La Svizzera è salita di sette posizioni in un'importante classifica internazionale sulla performance climatica. Tuttavia, secondo analisti e analiste, il Paese non sta ancora riducendo abbastanza rapidamente le emissioni domestiche.
L’ultimo Climate Change Performance Index (CCPICollegamento esterno), pubblicato martedì, colloca la Svizzera al 26° posto su 63 Paesi valutati. Il miglioramento rispetto al 33° rango l’anno scorso è dovuto principalmente alla nuova legislazione sul clima e agli obiettivi aggiornati di riduzione delle emissioni.
Tuttavia, il rapporto CCPI evidenzia anche la forte dipendenza della Svizzera dai crediti di carbonio internazionali e i progressi troppo lenti nella riduzione delle emissioni in settori come trasporti, aviazione, finanza e agricoltura.
I risultati sono stati pubblicati mentre i leader mondiali sono riuniti a Belém, in Brasile, per la seconda settimana del vertice sul clima COP30.
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Progressi globali “troppo lenti”
In sintesi, il rapporto dipinge quello che gli autori e le autrici definiscono un “quadro ambivalente” dell’azione climatica globale, dieci anni dopo l’Accordo di ParigiCollegamento esterno.
Le emissioni pro capite globali sono in diminuzione e le energie rinnovabili si stanno diffondendo massicciamente, con oltre 100 Paesi che puntano a raggiungere un bilancio netto delle emissioni pari a zero (neutralità climatica). Il ritmo resta però insufficiente per raggiungere l’obiettivo di Parigi di limitare il riscaldamento a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali.
Gli Stati Uniti – attualmente il Paese che genera più gas serra dopo la Cina – non hanno inviato alcuna delegazione ufficiale alla COP30, mentre diverse grandi aziende produttrici di petrolio continuano a puntare sui combustibili fossili, osserva il rapporto.
Danimarca, Regno Unito e Marocco occupano le posizioni dalla quarta alla sesta nell’indice di quest’anno. Come in passato, i primi tre posti non sono assegnati perché nessun Paese è considerato pienamente compatibile con la traiettoria di 1,5°C. Stati Uniti, Iran e Arabia Saudita si trovano in fondo alla classifica.
Svizzera: performance climatica di livello medio
Pur avendo guadagnato posizioni, la Svizzera resta lontana dai livelli di sei anni fa, quando figurava al nono posto. Oggi è considerata un Paese dalla performance climatica “di livello medio”, collocandosi tra Malta e Brasile.
Jan Burck dell’ONG GermanwatchCollegamento esterno, che ha contribuito alla realizzazione del CCPI, spiega a Swissinfo che la perdita di posizioni della Svizzera riflette “le migliori performance di altri Stati, soprattutto in materia di rinnovabili”. La votazione popolare del 2021 che ha respinto una legge sulla protezione del clima ha fatto perdere al Paese diversi posti in classifica, aggiunge.
Nuovi obiettivi, ma richieste di azioni più incisive
La Svizzera punta a dimezzare le sue emissioni entro il 2030Collegamento esterno e a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. In gennaio, il Governo ha comunicato obiettivi intermedi: entro il 2035 dovrebbe ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 65% rispetto ai livelli del 1990.
Questi nuovi Contributi determinati a livello nazionale (NDC) aggiornati, insieme al nuovo quadro legislativo – tra cui la revisione della Legge sul CO₂, la Legge sul clima e innovazione e la Legge sull’approvvigionamento elettrico – hanno contribuito al miglioramento della posizione della Svizzera quest’anno.
La Confederazione potrebbe “aumentare ulteriormente le sue ambizioni”, sostengono gli esperti e le esperte del CCPI, osservando che la Finlandia vuole raggiungere la neutralità carbonica già entro il 2035 e l’Islanda entro il 2040.
Il rapporto deplora inoltre il fatto che la Svizzera non abbia chiarito quanto del suo obiettivo 2030 sarà raggiunto a livello nazionale piuttosto che tramite le compensazioni delle emissioni all’estero.
Il CCPI classifica i Paesi in base alla loro performance nell’ambito della protezione del clima. L’indice viene pubblicato annualmente dalle ONG Germanwatch, New Climate Institute e Climate Action Network. Considera 63 Paesi e l’Unione Europea, che insieme sono responsabili di oltre il 90% delle emissioni globali di gas serra.
L’indice si basa su quattro indicatori chiave: emissioni di gas serra, energie rinnovabili, uso dell’energia e politiche climatiche, con il contributo di 450 esperti ed esperte nel mondo.
“Si potrebbero ottenere maggiori riduzioni implementando regolamentazioni efficaci in tutti i settori, soprattutto trasporti, agricoltura e finanza. La Svizzera deve anche procedere all’eliminazione graduale dei combustibili fossili”, secondo il rapporto.
In una dichiarazione pubblicata martedì, Greenpeace Svizzera critica l’attuale strategia climatica del Governo. “Potremmo e dovremmo usare l’energia in modo più intelligente e vietare petrolio e gas naturale nelle nostre case e auto”, afferma l’esperto climatico Georg Klingler, che auspica anche misure per limitare il ruolo della piazza finanziaria elvetica nel finanziamento di attività ad alte emissioni.
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Problemi di attuazione
La Legge sul CO₂ è entrata in vigore all’inizio del 2025. Prevede incentivi finanziari, investimenti in progetti di mitigazione climatica, sviluppo di tecnologie di cattura del CO2 e la possibilità di compensare le emissioni all’estero. Tuttavia, secondo le voci critiche, la legge è stata attuata in modo insufficiente e mancano misure aggiuntive.
Klingler sostiene che la nuova legislazione rischia di “ritardare ulteriormente la decarbonizzazione” in Svizzera e che il Governo dovrebbe “ripensare il suo approccio complessivo” alla protezione del clima.
La Legge sull’approvvigionamento elettricoCollegamento esterno, che mira a sviluppare ulteriormente le energie rinnovabili nazionali – solare, eolica e idroelettrica – e ridurre la dipendenza dalle importazioni, è stata generalmente accolta positivamente dagli analisti e le analiste del CCPI. Avvertono però che regolamentazioni deboli stanno rallentando l’abbandono progressivo dei combustibili fossili.
Jan Burck di Germanwatch afferma che la Svizzera potrebbe accelerare la transizione verso una società con meno o zero emissioni rafforzando l’obbligo di installare pannelli solari sui tetti più grandi e su tutti i nuovi edifici, garantendo il diritto a una colonnina di ricarica dei veicoli elettrici per gli inquilini e fissando date precise per eliminare i sistemi di riscaldamento a combustibili fossili e le auto a benzina.
Burck sottolinea anche la necessità di ridurre le barriere persistenti alle autorizzazioni per l’energia eolica e mette in guardia contro gli investimenti in centrali nucleari o a gas.
Obiettivo 2030 probabilmente mancato
Nonostante le ambizioni, le autorità svizzere riconoscono che il Paese non centrerà l’obiettivo climatico del 2030.
“Non raggiungeremo i nostri obiettivi climatici per il 2030 – e con un margine significativo”, ha dichiarato Reto Burkard, vicedirettore dell’Ufficio federale dell’ambiente, durante una conferenza sulla legge sul clima tenutasi all’inizio di novembre a Berna, senza però fornire cifre.
Nel 2022 il Governo aveva già segnalato in un rapporto sull’ambienteCollegamento esterno che l’obiettivo era a rischio. Non sarebbe la prima volta: la Svizzera ha già mancato di poco il suo obiettivo del 2020, riducendo le emissioni del 19% invece del 20% previsto.
Burkard ha criticato il Parlamento per il probabile mancato raggiungimento del target 2030, affermando che le questioni climatiche attualmente suscitano scarso interesse nella politica elvetica. Ciò che serve, ha detto, non sono più obiettivi. “Quello che mi interessa è un mix di misure socialmente accettabili, che abbia effettivamente un’alta probabilità di essere approvato in Parlamento”, ha detto.
A cura di Marc Philipp Leutenegger/ts
Tradotto con il supporto dell’A/lj
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