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Il ghiaccio sintetico che dalla Svizzera ha conquistato il mondo

uomo seduto su un muretto
Viktor Meier ha avuto l'idea di creare Glice dopo aver visto un documentario della BBC che presentava dei pannelli di ghiaccio sintentico inventati dall'ingegnere ed ex giocatore di hockey spagnolo Toni Vera. Keystone / Franca Pedrazzetti

Fondata nel 2012, l’azienda lucernese Glice esporta i suoi pannelli di ghiaccio sintetico ai quattro angoli della Terra. Viktor Meier, fondatore e direttore, ha saputo scommettere con successo su due fattori di vendita impareggiabili: il portafoglio e la protezione dell’ambiente. L’abbiamo incontrato virtualmente.

Il successo strabiliante non ha intaccato l’atteggiamento rilassato che generalmente contraddistingue i direttori di start-up: a causa della pandemia l’intervista con Viktor Meier si tiene virtualmente, in un clima amichevole rotto da fragorose risate.

E dire che Viktor Meier è a capo di un’azienda con oltre 40 dipendenti e una cifra d’affari annua di poco inferiore ai 10 milioni di franchi. A otto anni dalla fondazione, Glice occupa la posizione di leader mondiale nell’ideazione e produzione di piste di ghiaccio sintetico: ne ha già vendute più di 2000 in oltre 80 Paesi.

L’azienda svizzera ha vissuto il suo massimo momento di gloria lo scorso anno grazie all’inaugurazione della più grande pista di ghiaccio al mondo, costruita a Città del Messico. Con una superficie di 4000 m2, vale a dire più o meno l’equivalente di un campo di calcio, sostituisce la vecchia pista di ghiaccio naturale che veniva installata ogni inverno nel centro della capitale messicana.

uomo in calzette su una pista di ghiaccio
Viktor Meier nel 2019 durante la realizzazione della pista di pattinaggio più grande al mondo a Città del Messico. Glice

“L’evento ci ha proiettato sotto i riflettori della stampa internazionale, con articoli comparsi sul New York TimesCollegamento esterno e servizi trasmessi dalle maggiori emittenti televisive nordamericane. Ormai non siamo più la piccola impresa di Lucerna, abbiamo conquistato una credibilità e una notorietà di caratura mondiale”, si compiace il poliglotta Viktor Meier in un francese quasi perfetto, retaggio degli studi presso l’Istituto universitario di studi internazionali di Ginevra.

Ghiaccio ‘verde’

Molte altre città del mondo hanno seguito l’esempio di Città del Messico e osato spingersi oltre, decidendo di puntare sul ghiaccio sintetico per poter offrire alla propria popolazione la possibilità di pattinare o giocare a disco su ghiaccio con la coscienza ambientale tranquilla.

“Ormai non siamo più la piccola impresa di Lucerna, abbiamo conquistato una credibilità e una notorietà di caratura mondiale.”

Viktor Meier, Glice

Si stima in effetti che per una pista di ghiaccio convenzionale di dimensione olimpica (60 x 30 m) occorra la stessa quantità di acqua ed energia elettrica consumata da 1800 economie domestiche in Svizzera. Le piste di Glice, al contrario, sono certificate sostenibili quasi al 100%: consumano soltanto energia cosiddetta grigia, vale a dire quella necessaria per produrre, trasportare ed eliminare i pannelli sintetici.

“Se paragonate alle piste convenzionali di ghiaccio naturale, due mesi e mezzi dopo la messa in funzione le nostre sono già neutre dal profilo delle emissioni di carbonio”, afferma Viktor Meier. Per migliorare la sua immagine ecologica e compensare interamente le emissioni di CO2 l’impresa lucernese ha deciso di mettere a dimora un albero per ogni pannello fabbricato.

Da Macao al Canada

Non è quindi un caso se le piste di Glice sono apprezzate nei Paesi tropicali come Macao, la Tanzania, gli Emirati arabi uniti, la Colombia o il Peru. D’altra parte, hanno molto successo anche nelle regioni che vantano una lunga tradizione negli sport praticati sul ghiaccio. “Realizziamo la maggior cifra d’affari in Paesi come gli Stati Uniti, il Canada, la Svezia, la Repubblica Ceca o la Germania”, sottolinea Viktor Meier.

Anche se la pandemia da Coronavirus ha smorzato leggermente l’interesse delle autorità locali per i prodotti di Glice è anche vero che ha aperto nuovi sbocchi assolutamente inattesi. “Numerosi discatori specialmente in America del Nord hanno installato delle piccole piste di ghiaccio sintetico nel giardino di casa per continuare ad allenarsi nonostante il lockdown”, sorride l’imprenditore lucernese.

Convincere pattinatori e giocatori di hockey dell’emisfero nord ad abbandonare le sensazioni uniche del ghiaccio naturale per passare a una superficie sintetica equivale quasi a voler vendere ghiaccio agli esquimesi.

Costi di gestione inferiori

Oltre alla protezione dell’ambiente, un altro fattore fa solitamente breccia presso i responsabili delle autorità locali o degli investitori privati (zoo, casinò, alberghi, aziende, ecc.) avvicinati dall’ottantina di rivenditori concessionari di Glice nel mondo: il portafoglio.

“I nostri pannelli sintetici si montano e smontano con la stessa facilità di un armadio dell’Ikea.”

Viktor Meier, Glice

Va detto che l’investimento iniziale non è certo di poco conto – per una pista di grandezza olimpionica bisogna calcolare 450’000 franchi – ma in seguito i costi di gestione sono praticamente nulli. “I nostri pannelli sintetici si montano e smontano con la stessa facilità di un armadio dell’Ikea. Hanno una durata di vita di 20 – 30 anni e non richiedono praticamente nessuna manutenzione”, prosegue Viktor Meier.

L’intero processo di ricerca e sviluppo si svolge in Svizzera, ma la produzione è stata scorporata in Germania, presso un’azienda specializzata nella compattazione della plastica. Sulla composizione esatta dei pannelli – un misto di polimeri, silicone e altri additivi – viene mantenuto il massimo riserbo. Nel corso degli anni la ricetta è peraltro stata modificata varie volte.

“Rispetto al ghiaccio naturale chi pattina subisce un rallentamento dell’1 – 2%. Anche se all’inizio la sensazione è un po’ anomala, dopo 10 – 15 minuti di allenamento il cervello vi si abitua. Diversi club professionistici di hockey utilizzano già i nostri pannelli nei loro centri di allenamento”, si compiace Viktor Meier.

>> Il Davos, tra gli storici club di hockey su ghiaccio in Svizzera, si allena sui pannelli di ghiaccio sintetico di Glice:

Test presso Toyota

Il ghiaccio sintetico di Glice funziona secondo lo stesso principio del ghiaccio naturale: l’attrito della lama del pattino produce calore che per una frazione di secondo fonde la plastica, provocando un effetto simile a quello dell’aquaplaning.

Il suo impiego non si limita più alla pratica ricreativa o professionale degli sport su ghiaccio. “Uno studio di ingegneria svizzero per esempio ha recentemente utilizzato i nostri pannelli per far scivolare gli elementi di un ponte in acciaio che era stato smontato all’interno di una riserva naturale”, afferma Viktor Meier.

Dal canto suo Toyota, la società automobilistica giapponese, sta testando i pannelli di Glice per spostare rapidamente il materiale nelle hall di produzione. Solo per fare un esempio delle numerose idee brillanti che sgorgano dalle menti degli ingegneri della ‘piccola’ società lucernese.

Traduzione dal francese: Lorena Mombelli

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