The Swiss voice in the world since 1935

A scuola di rituali

Il battesimo è fra i rituali che segnano le tappe importanti della vita Keystone

I rituali fanno parte della vita quotidiana ed influenzano la visione di sé e il rapporto con gli altri.

La «Fachschule für Rituale» di San Gallo, è un istituto che offre una formazione triennale su queste pratiche sempre più in voga.

Nei corsi proposti dall’istituto si imparano a conoscere i rituali, esperienze importanti che quotidianamente o in occasioni speciali accompagnano la vita di ognuno di noi.

Un’offerta apparentemente anodina, ma che in realtà si rifà a una cultura da sempre presente – in diverse forme – nella nostra società.

Valorizzare i propri gesti

«Il rituale è un comportamento a cui una persona attribuisce un significato particolarmente importante», spiega la teologa Susanne Meier, docente presso l’istituto sangallese.

Il bisogno di dare un senso alla propria vita è una costante degli esseri umani. Ognuno cerca di riuscirvi seguendo la propria via, ad esempio ricorrendo a pratiche cui attribuire un valore particolare.

La nostra vita è costellata da rituali ai quali, coscientemente o meno, siamo legati e a cui difficilmente potremmo rinunciare. Se per alcuni, ad esempio, preparare un pasto è un semplice bisogno, un atto necessario che si delegherebbe volentieri a terzi, per altri può diventare un atto quasi sacrale.

«Mettersi ai fornelli diventa un rituale quando la preparazione stessa è un piacere dettato dall’idea di fare del bene a sé e ai propri commensali, offrendo loro un piatto preparato con cura», spiega Susanne Meier.

Una pratica sempre esistita

I rituali esistono da sempre. In passato era però soprattutto la Chiesa a determinarli. Allontanandosi dalla vita religiosa e spirituale, la gente ha in parte perso il senso della ritualità tradizionale, nella quale si riconosce sempre meno.

Eppure, negli ultimi decenni si sta assistendo a una riscoperta di antichi riti e alla nascita di nuovi. Secondo la signora Meier, «anche oggi che la Chiesa non ha più il ruolo di una volta, la gente ha sempre lo stesso bisogno di risposte e le cerca attraverso nuove vie. I rituali «personalizzati» sono una di queste».

Ciò significa che queste pratiche riempiono una funzione essenziale nella vita di ognuno di noi, indipendentemente da una loro possibile connotazione religiosa.

Un corso per sé e per gli altri

La presa di coscienza dell’importanza della ritualità nella vita delle persone ha fatto nascere l’idea di creare una scuola specializzata in queste pratiche.

Una formazione di tre anni durante la quale teologi, psicoterapeuti, filosofi e musicologi insegnano a riconoscere i propri rituali ma anche ad accompagnare gli altri nelle esperienze importanti della propria esistenza.

Molte delle persone che si iscrivono al corso lavorano a contatto della gente e desiderano utilizzare in ambito professionale le conoscenze acquisite sui rituali. Ma la tipologia dei partecipanti è alquanto variata.

«Fra i nostri studenti si annoverano psicologi, pediatri, insegnanti, ma anche architetti e persone interessate a migliorare il proprio stile di vita grazie all’utilizzo dei rituali», spiega la professoressa.

Ricerca di un’identità

Alcuni dei rituali sono quotidiani (pausa-caffè, preghiera mattutina…), altri saltuari, altri ancora unici e hanno lo scopo di segnare le tappe fondamentali dell’esistenza (festa di addio al celibato, matrimonio…).

Pur essendo comportamenti legati a sensazioni e bisogni molto personali, i riti possono anche essere condivisi da più persone. Ma tutti, individuali o collettivi, perseguono lo stesso scopo: l’affermazione della propria identità e del proprio ruolo nella società.

«Si ha infatti l’impressione di «vivere la propria vita», perché elevare un gesto al ruolo di rituale equivale a prendere una decisione consapevole, a costruire la propria identità secondo le esigenze personali», sottolinea Susanne Meier.

I gesti ed alcune espressioni uniformate proprie di determinati gruppi di giovani sono emblematici di questo bisogno di affermazione. La professoressa spiega infatti che «per i giovani, i rituali di gruppo sono importanti per sentirsi integrati fra coloro con i quali si identificano».

Posizionarsi nel tempo e nello spazio

Per Jacques Hainard, professore di etnologia presso l’Università di Neuchâtel, più che una ricerca della propria identità, il rito è un modo di posizionarsi nello spazio e nel tempo.

Di conseguenza, la simbologia e la visibilità sono, secondo l’etnografo, aspetti fondamentali del rito che, per essere tale, dev’essere reso pubblico.

«Nell’epoca della globalizzazione, gli individui hanno bisogno di ritrovare se stessi e di farsi riconoscere dagli altri. Il rito è un modo per segnare il tempo e per far sapere agli altri che si è cambiati o che si è raggiunto un determinato status sociale. Il ragazzo che si pavoneggia con il primo motorino mostra così di essere entrato in un’altra categoria di adolescenti», afferma Hainard.

Uno dei tanti esempi a dimostrazione del fatto che l’uomo è un animale sociale che esiste anche attraverso gli altri.

swissinfo, Anna Passera

Presso la «Fachschule für Rituale» di San Gallo si insegnano a conoscere i rituali attraverso corsi teorici e seminari pratici su temi specifici (rituali musicali, simbologia, conoscenza delle forze interne…).
Le lezioni sono impartite da esperti in materie quali la filosofia, la psicologia, la teologia o la musicologia.
La formazione, di un totale di 390 ore, si svolge sull’arco di tre anni.

I riti sono pratiche che segnano momenti importanti della vita. La loro simbologia è spesso legata ai quattro elementi da cui ha avuto origine l’universo: acqua, aria, terra e fuoco.

Da tempo immemorabile, ad esempio, i contadini d’ogni parte d’Europa accendono dei falò in determinati periodi dell’anno – soprattutto in autunno ed in primavera – per propiziare un’annata di buoni raccolti e scacciare i guai e le avversità della trascorsa stagione agricola, spesso simboleggiati da maschere e fantocci da bruciare.

Uno smartphone mostra l’app SWIplus con le notizie per gli svizzeri all’estero. Accanto, un banner rosso con il testo: ‘Rimani connesso con la Svizzera’ e un invito a scaricare l’app.

Articoli più popolari

I più discussi

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.

Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR