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Buono per l’ambiente e quindi per l’economia

Per Bruno Oberle anche l'economia svizzera necessita di una buona qualità del territorio swissinfo.ch

Utile per l'uomo e per la natura, ma anche per l'economia: questo l'obbiettivo che Bruno Oberle vuole raggiungere con il nuovo Ufficio federale dell'ambiente.

In un’intervista a swissinfo, il responsabile della politica ambientale ricorda che una gestione corretta delle risorse naturali figura anche nell’interesse dell’economia.

Sorto a inizio gennaio, il nuovo Ufficio federale dell’ambiente (UFAM) vuole promuovere in Svizzera la qualità della vita e un ambiente sano. Ma anche buone condizioni quadro in campo economico.

Per il direttore Bruno Oberle, che ha presentato pochi giorni fa i suoi obbiettivi alla stampa, la politica ambientale rimane al centro degli interessi e delle preoccupazioni degli svizzeri.

swissinfo: Lei si è fissato l’obbiettivo di avvicinare maggiormente la politica ambientale a quella economica. Non sono in gioco interessi troppo contrastanti?

Bruno Oberle: Dipende chiaramente da cosa si intende per economia. Per me l’economia non sono soltanto le aziende private: siamo tutti noi, i produttori, i consumatori, i lavoratori, i pensionati.

Sono convinto che non esistono contraddizioni di fondo tra ambiente ed economia. La politica ambientale mira alla gestione corretta e alla salvaguardia durevole delle risorse naturali, ossia proprio uno dei fattori principali di produzione di cui ha bisogno l’economia.

swissinfo: Però, mentre la politica ambientale persegue obbiettivi di lunga durata, gli ambienti economici ragionano sovente con una logica a corto termine.

B.O.: Tra protezione dell’ambiente e alcuni settori economici possono esservi chiaramente dei contrasti puntuali, che vanno risolti con il dialogo, con un compromesso, nell’interesse del paese.

Pensiamo al progetto d’introdurre filtri contro le emissioni di polveri fini. Misure, come questa, possono provocare spese supplementari per determinate aziende, ma permettono a tutti noi di risparmiare miliardi di franchi sui costi della salute, sui premi delle casse malati. Queste risorse finanziarie disponibili possono servire a incrementare i consumi, favorendo la crescita economica.

swissinfo: I dirigenti economici svizzeri le sembrano sensibili alle questioni ambientali?

B.O.: Sì, soprattutto le grandi aziende attive anche all’estero, che generalmente dispongono di maggiori mezzi e quindi di maggiori capacità di riflettere a più lunga scadenza. A frenare gli interventi ambientali sono piuttosto le aziende più focalizzate su un mercato locale e più confrontate a problemi di costi di produzione.

Globalmente si può comunque dire che le aziende svizzere si sono adeguate piuttosto rapidamente alle nuove esigenze ambientali. Non va dimenticato che l’economia svizzera necessita di una buona qualità del territorio per il suo sviluppo. Ad esempio per i turisti che vengono da noi, ma anche per la gente che vi lavora.

La nostra economia si basa sul valore aggiunto e sulla ricerca scientifica. Richiede quindi una manodopera molto qualificata: persone che generalmente pongono esigenze piuttosto elevate anche per quanto concerne la qualità dell’ambiente in cui vogliono vivere con la loro famiglia. Non scelgono di certo la Svizzera per vivere in una pattumiera.

swissinfo: Ancora oggi la collettività è però chiamata ad assumersi costi ambientali per 20 miliardi di franchi provocati soprattutto da aziende private, come i terreni contaminati da vecchie discariche di materiale.

B.O.: Sì, sono costi inaccettabili non solo dal profilo ambientale, ma anche da quello economico.

Chi provoca danni ambientali, deve assumersi i costi, non può scaricarli sugli altri. Altrimenti si distorcono i prezzi e le regole stesse dell’economia di mercato. Bisogna quindi introdurre dei correttivi.

swissinfo: Nel 1990, il 70% della popolazione considerava ancora l’ambiente come uno dei problemi principali in Svizzera. Da allora questa quota è scesa gradualmente, fino al 9% nel 2005. Come spiega questa evoluzione?

B.O.: Fondamentalmente, può essere interpretata come un complimento per la politica ambientale messa in atto finora. Molti problemi, che preoccupavano i cittadini 10 o 20 anni fa, sono stati risolti o alleviati.

Ad esempio nel campo della protezione delle acque: oggi si può fare il bagno ovunque, mentre quarant’anni fa era meglio non mettere un dito in molti corsi d’acqua. Un tempo sorgevano discariche di rifiuti in ogni angolo del paese. Oggi i rifiuti vengono riciclati e smaltiti con tecniche moderne. Enormi progressi sono stati compiuti anche per migliorare la qualità dell’aria e ridurre le piogge acide.

L’ambiente non è però sparito dagli interessi e dalle preoccupazioni della gente. Ad esempio, se si domanda “di quali problemi soffriranno maggiormente le prossime generazioni”, la risposta più frequente rimane l’ambiente, davanti alla disoccupazione e ad altre questioni sociali.

swissinfo: E di quali problemi ambientali soffriranno le generazioni future?

B.O.: Tra i problemi maggiori vi è sicuramente quello dei cambiamenti climatici provocati da fattori umani, che rischiano di innescare tutta una serie di catastrofi naturali.

Le regioni più sensibili a questi cambiamenti sono le isole e le zone costiere, che rischiano di venir sommerse. Poi le zone artiche, dove le temperature cambiano più rapidamente. Il terzo ambiente più sensibile sono le zone montagnose. La Svizzera deve quindi attendersi conseguenze molto forti e ha un grande interesse a convincere la comunità internazionale ad intervenire rapidamente.

Vi sono poi diversi elementi che rappresentano delle incognite, ad esempio i nano-materiali o le trasformazioni genetiche. Vi sono sostanze chimiche che vengono immesse nell’acqua in piccolissime quantità, ma che possono provocare malformazioni genetiche e mutamenti sessuali su piante e animali. E, forse, anche sull’uomo.

swissinfo: Lei è l’unico quadro superiore di lingua materna italiana nell’amministrazione federale. Come valuta l’assenza di altri rappresentanti delle regioni italofone svizzere?

B.O.: Evidentemente sarebbe bello di avere più diversità culturale nell’amministrazione federale. Il fatto di avere persone con radici diverse può permettere di capire meglio le varie anime culturali del paese. Si sviluppano in tal modo altre sensibilità, che possono rivelarsi utili per proporre soluzioni accettabili da tutti.

swissinfo, intervista a cura di Armando Mombelli

Nato a San Gallo nel 1955, Bruno Oberle è cresciuto a Locarno.
Dopo aver conseguito un dottorato in scienze tecniche al Politecnico federale di Zurigo, dal 1980 è stato attivo nel settore della gestione e della protezione dell’ambiente, al servizio di aziende private e amministrazioni pubbliche.
Vicedirettore dal 1999 dell’Ufficio federale dell’ambiente, delle foreste e del paesaggio, dall’ottobre del 2005 ne ha assunto la direzione, subentrando a Philippe Roch.
Bruno Oberle rappresenta attualmente l’unico quadro superiore dell’amministrazione federale di lingua materna italiana.

Il nuovo Ufficio federale dell’ambiente (UFAM), sorto il 1° gennaio 2006, è nato dalla fusione tra dell’Ufficio federale dell’ambiente, delle foreste e del paesaggio e varie sezioni dell’Ufficio federale delle acque e della geologia.

Tra gli obbiettivi dell’UFAM vi sono la conservazione e l’utilizzazione sostenibile delle risorse naturali, l’eliminazione dei danni ambientali, la protezione delle persone dall’inquinamento e dalle catastrofi naturali.

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