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Giovani cuori agitati dalla guerra

I giovani manifestano contro la guerra: mossi da un ideale o da un'ideologia politica? Keystone

Apatici, disinteressati a quanto li circonda, egoisti: scendendo in piazza per protestare contro la guerra in Iraq, i giovani sfatano questo mito.

Una voglia di mobilitazione che sulle ali dei movimenti no global raggiunge anche la Svizzera.

Svizzera, 20 marzo 2003: 40’000 giovani lasciano i banchi di scuola, si riversano per le strade e manifestano contro la guerra in Iraq. Non è la prima volta, non è un caso isolato. Si erano già mobilitati per il Forum economico di Davos, avevano già chiesto a gran voce la pace durante le manifestazioni del 15 febbraio.

In quell’occasione più di un terzo dei manifestanti, vale a dire almeno 15’000 persone, aveva meno di 25 anni. Questo è quanto emerso da uno studio dell’Istituto di scienze politiche dell’Università di Zurigo.

La gioventù svizzera, così spesso accusata di essere un po’ sonnecchiante e fondamentalmente indifferente all’impegno politico, sembra essersi svegliata. Qualcuno dice che è dai tempi del Vietnam che non si vedeva più una cosa simile.

Myriam, una studentessa di Losanna, è scesa in piazza giovedì per la prima volta. «Non avevo mai manifestato prima, ma questa volta ho deciso di impegnarmi in prima persona per denunciare l’atteggiamento di Bush, anche se so che questo non fermerà la guerra».

Non è un fuoco di paglia

Per Michelle Beyeler, politologa dell’Università di Zurigo, le manifestazioni contro la guerra nascono da una presa di coscienza politica e sono quindi destinate a durare nel tempo. «Il 66% delle persone sotto i 25 anni che erano presenti a Berna il 15 febbraio, si dichiara molto interessato alla politica ed aveva già partecipato ad altre dimostrazioni».

A swissinfo la politologa dice di essere convinta che non si tratta solo di un fenomeno di propaganda. «Certo, i giovani si lasciano mobilitare dalle organizzazioni pacifiste presenti nelle diverse città svizzere, ma non solo».

Ci sono anche il passaparola, lo scambio intenso di sms o di posta elettronica, la voglia di esserci, di discutere di quanto sta succedendo con il proprio compagno di banco. «È un movimento spontaneo, animato da una coscienza politica», commenta la Beyeler.

Spontaneità, mobilitazione e politica

Nico Lutz, del Gruppo per una Svizzera senza esercito, preferisce parlare di un’accresciuta disponibilità a manifestare piuttosto che di un aumento del grado di politicizzazione dei giovani.

L’impegno dei giovani non è superficiale, ha anche dei contenuti politici, ma non ha nulla a che vedere con la classica struttura a partiti del nostro mondo politico. «I giovani si mobilitano per grandi cause come l’ecologia e la pace. Per loro è importante essere liberi di scegliere per quale causa battersi. A Losanna c’erano anche persone attive politicamente, ma non erano le sole», ha dichiarato in un’intervista Stéphane Montangero, presidente della Federazione svizzera delle associazioni giovanili.

Gli fa eco il pacifista Lutz, intervistato da swissinfo: «Non si tratta di un movimento strutturato ed organizzato, anche se si orienta verso dei contenuti politici». E al coro si aggiunge Cyril Myzrhai, portavoce dei Giovani socialisti: «Questa mobilitazione supera decisamente i movimenti politici tradizionali, supera la stretta cerchia di chi s’interessa veramente di politica. È una presa di coscienza di massa».

Fusioni

L’impegno pacifista dei giovani è sincero, questo aldilà dell’aspetto di festa assunto a tratti dalle manifestazioni. «Certo, è più piacevole ritrovarsi per dire no alla guerra che seguire certe lezioni, ma questo lato gioioso non toglie che stando insieme i giovani siano riusciti a far passare un messaggio forte», ha fatto notare Montangero.

«L’unione fa la forza», questa sembra essere una volta di più la morale della favola. Un’unione che, come afferma Lutz, «sta portando alla fusione del movimento antiglobalizzazione con il movimento pacifista».

Se questa tesi dovesse rivelarsi fondata, in Svizzera il 2003 potrebbe passare alla storia come l’anno delle dimostrazioni. Per il primo giugno si attende infatti la visita del presidente americano Bush. Senza contare il vertice G8 che si terrà all’inizio dello stesso mese a Evian.

swissinfo

20.3.2003: più di 40’000 studenti scendono in piazza per protestare contro l’inizio della guerra in Iraq
Tra di loro molti ragazzini poco più che decenni
15.2.2003: a Berna 40’000 persone manifestano per la pace
15’000 sono giovani sotto i 25 anni

Uno studio empirico, condotto dal sociologo zurighese Hans Geser, dimostra come in Svizzera i partiti stiano sempre più invecchiando. Pochi i giovani che decidono di impegnarsi in politica, soprattutto tra le fila Pdc, verdi e socialiste.

Le manifestazioni contro la guerra in Iraq, o contro la globalizzazione al Forum di Davos, dimostrano però che c’è una capacità e una volontà di mobilitazione giovanile, soprattutto quando si tratta di combattere per le cosiddette «grandi cause».

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