Operatori scettici sull’obbligo di registrazione
Gli operatori di telecomunicazioni hanno espresso i loro scetticismo nei confronti del provvedimento deciso dal Parlamento.
Secondo Swisscom e Sunrise, questa misura non serve a nulla nella lotta contro il terrorismo.
Sunrise rileva il problema della veridicità dei dati raccolti al momento della vendita. «Le carte prepagate sono distribuite nei negozi. Si può facilmente presentare un passaporto falso», osserva il portavoce della società Mathieu Janin.
Pur lottando attivamente contro il terrorismo, gli Stati Uniti non hanno adottato un regolamento simile, aggiunge il portavoce di Sunrise. «Ciò dimostra che questo tipo di misura è inefficace».
Sunrise, afferma Janin, sostiene la volontà delle autorità elvetiche di lottare contro il terrorismo. Ma la misura penalizzerà i clienti: i rivenditori aumenteranno i prezzi per compensare il lavoro supplementare.
Dati rapidamente superati
Sulla stessa lunghezza d’onda Swisscom: i dati raccolti saranno velocemente superati e quindi inutilizzabili. Chi trasloca, ad esempio, non informa l’edicola dove ha acquistato la carta telefonica, afferma il portavoce Sepp Huber.
Peraltro numerose questioni devono ancora essere chiarite prima dell’entrata in vigore della modifica della legge. Per esempio, cosa succederà con i clienti già in possesso di una carta prepagata, s’interroga il portavoce di Swisscom.
Laconica invece la reazione di Orange: «Aspettiamo le istruzioni sulle modalità di raccolta delle informazioni sui clienti. Una volta informati, agiremo il più rapidamente possibile», ha dichiarato la portavoce Marie-Claude Debons.
Modalità di registrazione ancora da definire
Secondo l’Ufficio federale della comunicazione (Ufcom), non è ancora stato stabilito definitivamente come dovranno essere registrati i dati inerenti agli acquirenti di schede prepagate. Probabilmente si procederà analogamente a quanto si fa attualmente alla vendita di un abbonamento di telefonia mobile nei negozi specializzati, ha indicato il portavoce dell’Ufcom Bernhard Bürki.
Per il preposto federale alla protezione dei dati, Hanspeter Thür, la Svizzera subisce pressioni in seguito agli attentati dell’11 settembre 2001 negli Stati Uniti. Occorre tuttavia mantenere una certa misura nelle decisioni che riguardano la sfera privata della personalità, sottolinea Mister Dati.
swissinfo e agenzie
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