Il rientro dei turisti da Sharm el-Sheik

Dopo le bombe, domenica sono tornati in Svizzera circa 300 turisti provenienti da Sharm el-Sheik. Un terzo di quelli che passavano le vacanze in Sinai.
Gli attacchi terroristici di sabato hanno fatto almeno 88 morti e circa 150 feriti, nessun svizzero tra di loro. La maggior parte dei turisti elvetici ha però deciso di proseguire la vacanza in Sinai.
293 turisti svizzeri, dei circa mille che si trovavano nella località balneare egiziana, sono tornati a casa, interrompendo le vacanze. Un volo speciale organizzato dalle agenzie di viaggio elvetiche è atterrato a Zurigo-Kloten poco dopo le 8 di domenica mattina.
I morti dei sanguinosi attentati di sabato sono per lo più egiziani, oltre 50, e sette gli stranieri, fra cui due italiani, di Catania. Ma vi sono ancora diversi dispersi. Una trentina di cadaveri non sono ancora stati identificati. La violenza delle esplosioni ha fatto sì che in molti casi siano rimasti solo frammenti di corpi.
I feriti sono almeno 150, alcune decine dei quali in condizioni gravi. Tra gli stranieri colpiti ci sono cittadini italiani, turchi, britannici, ucraini, cechi, olandesi, tedeschi, spagnoli e israeliani. Miracolosamente scampati gli svizzeri, come hanno confermato fonti governative e tour operator.
Molti continuano la vacanza
Dei turisti ritornati in Svizzera si sono occupati già a bordo dell’aereo due psicologi: all’aeroporto poi li attendeva un gruppo di assistenti. Un secondo volo speciale previsto per domenica è però stato annullato, dato che l’aereo atterrato a Kloten non era completo.
«Ora sto meglio». «Finalmente a casa». Appena arrivati a Zurigo, gli scampati agli attentati di Sharm el Sheik hanno abbracciato i propri cari. Alcuni non hanno voluto parlare ai numerosi giornalisti accorsi all’aeroporto. Altri invece avevano voglia di scaricare nel racconto i ricordi traumatici: di corse nel buio, caos per le strade, scene di panico, urla dei feriti, odore di gas e carne bruciata.
Altri avevano solo sentito le esplosioni dalla camera del loro albergo, e si sono resi conto di cosa era successo solamente il mattino dopo. Ora sono semplicemente felici di essere di nuovo al sicuro.
La maggior parte dei circa mille vacanzieri svizzeri ha però deciso di restare nella località balneare. Stanno bene e vogliono continuare le ferie al mare. Ad ogni modo, il Dipartimento degli affari esteri elvetico, come hanno fatto anche i ministeri degli esteri di altri paesi europei, sconsiglia d’intraprendere viaggi nella zona del Sinai.
La sequenza della violenza
La cronologia degli attentati: sabato tre esplosioni hanno scosso Sharm el-Sheik, affollata di turisti, poco dopo l’una del mattino. La prima autobomba è saltata in aria all’ingresso della città vecchia, vicino al Suk affollato di egiziani, per lo più negozianti e autisti, che si rilassavano nella calda serata del weekend musulmano.
La deflagrazione è stata sentita a dieci chilometri di distanza, i vetri delle botteghe del suk, di un albergo distante decine di metri sono andati tutti in frantumi.
Quasi contemporaneamente, nel centro della città nuova, a Naama bay, un kamikaze lanciava a tutta velocità la sua vettura carica di esplosivo contro l’ingresso dell’albergo Ghazala Gardens, distruggendo interamente la facciata, facendo semicrollare il tetto.
Poco più in là, sulla via commerciale, di negozi di souvenir, caffè e ristoranti italiani, francesi, cinesi o russi, veniva fatta saltare a distanza una bomba nascosta in uno zaino.
Al Qaeda
Un sedicente gruppo di al Qaeda – le brigate di Abdullah al Azzam del Levante e dell’Egitto – ha rivendicato su un sito Internet gli attentati «per punire dei maltrattamenti inflitti ai musulmani e il regime degli infedeli in Egitto».
Il ministro dell’Interno Habib Adly ha detto che è difficile indicare connessioni con gruppi islamici, ma ci sono molte similitudini con gli attentati di Taba, che nell’ottobre scorso hanno fatto 34 morti. La tecnica è la stessa, l’esplosivo anche.
L’attentato, condannato da tutta la comunità internazionale, è avvenuto nel giorno dell’anniversario del colpo di Stato di Gamal Abdel Nasser contro il re Faruk nel 1952 e quello in cui Hosni Mubarak avrebbe dovuto annunciare la sua candidatura alle elezioni presidenziali per il quinto mandato.
In un discorso televisivo il presidente egiziano ha detto che «l’attentato rafforzerà ancora di più la nostra determinazione a combattere il terrorismo, ad assediarlo ed estirparlo».
swissinfo e agenzie
Hotline delle agenzie di viaggio svizzere:
044 183 39 99
Hotline del DFAE:
031 324 98 08
L’attentato di sabato è stato rivendicato dalle “brigate del martire Abdallah Azzam”.
Èil più grave in una località turistica egiziana, dopo quello di Luxor del 17 novembre 1997, quando estremisti islamici spararono a sangue freddo contro un gruppo di turisti, uccidendone 62, di cui 36 svizzeri.
Per qualche anno dopo la tragedia di Luxor, l’Egitto, come destinazione di vacanza, era stato evitato dai turisti svizzeri, ma era ritornato ad essere una meta prediletta.
Uno degli ultimi gravi attentati all’autobomba era avvenuto il 7 ottobre 2004 contro l’hotel Hilton e in due spiagge di Taba, al confine con Israele.
Aveva provocato 34 morti e 157 feriti. Era stato rivendicato dallo stesso gruppo che si assume ora la paternità dell’attentato di Sharm el-Sheik.

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