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L’ombra del parto cesareo

Le conseguenze di un cesareo sono troppo spesso sottovalutate. Keystone

In Svizzera un bambino su tre viene al mondo con taglio cesareo. Un'operazione che ha cambiato la storia dell'ostetricia, ma che viene sempre più spesso banalizzata, sottovalutando i rischi per mamma e bambino.

Un piccolo taglio nel basso ventre e il gioco è fatto: quel bambino che fino a poche ore prima rischiava di morire, è sano e salvo tra le braccia della madre. E questo grazie al parto cesareo, un’operazione che nell’ultimo secolo ha contribuito in modo rilevante ad abbassare la mortalità e le malattie materne conseguenti al parto.

Quella che può essere definita una rivoluzione nel campo dell’ostetricia, oggi è diventata una prassi comune in molti ospedali e non viene più riservata soltanto ai casi di necessità. In Svizzera, dal 1998 al 2007 la proporzione di bambini venuti al mondo in sala operatoria è passata dal 22 al 32%, con differenze sensibili secondo i cantoni. Un aumento generalizzato che non può non suscitare qualche perplessità.

Tra paura e interesse

«Esistono due tipi di cesarei: quelli programmati – o elettivi – e quelli d’urgenza», spiega Monir Islam, direttore del Dipartimento per una gravidanza più sicura dell’Organizzazione mondiale della sanità. «Un cesareo può essere programmato quando si conoscono anticipatamente condizioni materne o fetali che renderebbero il parto impossibile o comunque pericoloso».

La scelta di un parto cesareo non è però sempre legata a ragioni mediche. «A volte sono le stesse madri a preferirlo, perché sono convinte che sia meno traumatico e doloroso». Una credenza che non è però suffragata dai fatti, puntualizza Monir Islam. Dopo un cesareo, le madri hanno il doppio rischio di essere ricoverate per trombosi o infezione rispetto a un parto naturale. D’altra parte, «se questa operazione permette di evitare la rottura del perineo e l’abbassamento degli organi, può però provocare forti dolori al basso ventre, che rendono difficile l’allattamento».

In molti paesi, la nascita di un bambino viene programmata anche per ragioni socio-culturali: «In India o in Cina le famiglie credono che sia di buon o cattivo auspicio che un bebè venga al mondo in determinate date e cercano quindi di pianificare al meglio il loro futuro».

L’aumento dei cesarei è legato però anche alle speculazioni di alcune cliniche e degli stessi medici, ricorda Monir Islam. «Queste operazioni sono programmabili, più brevi rispetto a un travaglio naturale e permettono di ridurre il lavoro di notte e durante il fine settimana. Sono quindi chiaramente più redditizi per gli ospedali privati». Senza contare che questo tipo di intervento viene spesso praticato per evitare rischi di denunce in caso di complicazioni di un parto naturale.

Un rischio di mortalità superiore

Ma il cesareo è davvero più sicuro per il bambino? Monir Islam non ha dubbi, «in presenza di disturbi già conosciuti, è sicuramente un’ancora di salvezza, ma non è comunque un intervento privo di rischi».

Uno studio realizzato a Ginevra mostra come i bambini nati da un parto cesareo – d’urgenza o elettivo – siano esposti a un rischio di mortalità 5,7 volte superiore (0,57 contro lo 0,1‰) rispetto a quelli venuti al mondo “naturalmente”. «Una differenza che si riduce notevolmente se il parto è provocato tra la 38a e la 40a settimana di gestazione», spiega Michel Berner che assieme ad altri ricercatori ha analizzato oltre 56’000 nascite tra il 1982 e il 2004 nel cantone.

La mortalità è comunque soltanto l’apice del problema: secondo Michel Berner, i bambini nati da un parto cesareo sono più spesso tenuti in incubatrice o trasferiti in un reparto esterno di neurologia. I bebè sono inoltre confrontati a un rischio 1,8 volte più alto di incorrere in problemi respiratori e spesso sono più soggetti ad allergie.

Migliorare l’informazione

Preoccupata per l’evoluzione dei parti cesarei, la Federazione svizzera delle levatrici ha invitato Confederazione, cantoni e casse malattia a vigilare maggiormente sugli ospedali e sui medici e a rafforzare lo statuto delle ostetriche. Il Consiglio degli Stati (Camera alta) ha inoltre trasmesso al governo federale il postulato della socialista Liliane Maury Pasquier, che lo incarica di studiare le cause e gli effetti di questo aumento e di ridurre le conseguenze negative sulla madre e il bambino, così come sul sistema sanitario.

«È necessario informare in modo più adeguato il corpo medico e le famiglie, in modo che la scelta di un parto cesareo sia davvero ponderata», spiega la senatrice e ostetrica Liliane Maury Pasquier. «Diversi studi dimostrano inoltre che i parti guidati da una levatrice si concludono più raramente con un’operazione, proprio perché queste professioniste seguono le madri durante tutto il periodo della gravidanza, aiutandole anche a superare le paure legate al parto».

Liliane Maury Pasquier invita però a non demonizzare questo tipo di operazione, nonostente l’evoluzione degli ultimi anni e i rischi ad essa legati. «Non bisogna dimenticare che nel corso dei secoli, il parto cesareo ha permesso di salvare molte vite umane e di evitare il sopraggiungere di un handicap per i bebè. Nessuno ne chiede l’abolizione, ma soltanto una migliore ponderazione dei rischi e dei benefici».

I dati rilevati dall’Ufficio federale di statistica nel 2007 mostrano delle disparità significative tra i cantoni.

In cima alla classifica c’è Zurigo, con il 39,98% dei cesarei, seguito da Soletta (36,93%) e da Basilea campagna (36,10%).

In Ticino la proporzione di cesarei è del 34,04% e nei Grigioni del 33,14%.

Chiudono la lista Obwaldo, con il 21,88%, e il canton Giura con il 18,98%.

I parti cesarei tra il 2000 e il 2008, secondo i dati dell’OMS.

Brasile: 41,3%
Italia: 37,4%
Portogallo: 34%
Stati Uniti: 30,2%
Svizzera: 28,9%
Germania: 27,8%
Spagna: 25%
Francia: 18,8%

Molti storici attribuisco il termine taglio cesareo alla nascita di Giulio Cesare che secondo la leggenda sarebbe nato proprio in questo modo.

Una legge emanata tra il 715 ed il 672 a.C. sotto l’imperatore Numa Pompilio e denominata lex caesarea prescriveva però già l’estrazione addominale del feto in tutte le donne gravide che morivano a fine parto.

Il primo cesareo documentato su una donna vivente, che morì però alcuni giorni dopo, risale al 1610.

È solo nel 1794, in Virginia che per la prima volta una donna riesce a sopravvivere all’intervento.

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