Spagna: bruciò violentatore figlia, carcere sospeso
(Keystone-ATS) Carcere sospeso per una donna spagnola che uccise il violentatore della figlia tredicenne, bruciandolo dopo che questi, rimesso in libertà, l’aveva incontrata chiedendole notizie della ragazza. Il giudice di Alicante ha infatti sospeso l’arresto, previsto per oggi, di Maria del Carmen Garcia Espinosa, in attesa che il Governo si pronunci sulla richiesta di grazia.
Maria fu condannata in primo grado a nove anni e mezzo di carcere, pena poi ridotta a cinque e mezzo dalla Corte suprema. Una prima richiesta non ha avuto esito positivo, nonostante i pareri favorevoli dell’accusa e del giudice di merito. L’avvocato della donna, Joaquín Galant, ha presentato una seconda petizione di indulto e si attende il parere del ministero della Giustizia.
La vicenda, che si trascina da 15 anni, sta provocando sconcerto perché – sottolinea la stampa spagnola – in passato la clemenza è stata concessa a un pirata della strada difeso da uno studio legale in cui lavorava il figlio di un ministro, e al banchiere Alfredo Saez (per quest’ultimo l’indulto è stato annullato a febbraio dal tribunale supremo).
Il violentatore, Antonio Cosme, nel 1998 fu condannato a nove anni di carcere, ma nel 2005 tornò libero. Nel frattempo madre e figlia avevano ricevuto minacce di morte. Un giorno l’uomo incontrò Maria per le strade del loro paese, Benejúzar, e le chiese ironicamente notizie della figlia. Scossa, umiliata e impaurita, più tardi Maria raggiunse l’uomo in un bar e dopo avergli versato addosso della benzina lo incendiò. Cosme morì alcuni giorni dopo.
“Non sono un’assassina – sostiene la donna -. Se la giustizia avesse impedito a quell’uomo di avvicinarmi o di uscire dal carcere tutto questo non sarebbe successo”.